Evita oltre il mito

Nata povera aveva bellezza, voce suadente, volontá ferrea e amore assoluto per i diseredati

La sua morte lasciò il mondo incapace di stabilire se era stata una

di Laerte Failli

Nata povera aveva bellezza, voce suadente, volontá ferrea e amore assoluto per i diseredati

Eva Peron

 “La Cenerentola delle Ande,una delle donne più amate e avversate del nostro tempo, ci ha lasciato per sempre, dopo una dolorosa malattia”. Questo il giudizio del Corriere della Sera del 27 luglio 1952 riguardo alla scomparsa (avvenuta il giorno precedente)  di Eva Duarte de Peron, moglie del presidente della Repubblica Argentina Juan Domingo Peron, detta anche affettuosamente Evita.

 “Instancabile, attraverso la sua fondazione per l’assistenza sociale diresse personalmente moderni ospedali, scuole, nidi per bambini, ricoveri per i vecchi, predicando la necessità di una sana vita familiare e dell’insegnamento religioso. Lavorava da dieci e quattordici ore al giorno e si credeva seconda soltanto al marito” prosegue  l’articolo e l’ultima frase smentisce l’impressione quasi agiografica che l’incipit poteva dare. Continua infatti  il pezzo del Corriere  “Coi Peron andò al potere una classe politica nuova e impreparata che commise senza dubbio molti errori.  (…) Allora anche Eva commise i suoi errori ; fatta segno all’ostracismo da parte della società elegante, indusse il marito a ingiusti provvedimenti verso gli antichi oligarchi che avevano votato per i conservatori e avversato i Peron; e avvenne così che i risentimenti di una donna vanitosa ebbero effetti sfavorevoli anche alla Borsa di Parigi. (…) il tempo cancellerà i suoi peccati di ambizione e il popolo argentino ricorderà a lungo, di Evita, la toccante devozione che ebbe per l’uomo a cui aveva legato la sua sorte e il fervore che portò alla causa dei diseredati.  Certo lo sappiamo , tutte le dittature di destra e di sinistra che siano, pretendono di lavorare  in favore del popolo: ma oggi è indubbio che migliaia e forse milioni di ex descamisados  si commuoveranno.”

Un tono, dunque,  nel complesso cauto; del resto, l’anonimo autore dell’articolo è fortemente critico nei confronti della presidenza Peron, che continuerà sino al 1955 e sarà interrotta da un golpe militare. La  accusa era di aver approfittato di una congiuntura economica favorevole, grazie a una speculazione sul grano   “ comperato all’interno a un prezzo politico e rivenduto a caro prezzo ad una Europa affamata” appena uscita dai disastri del secondo conflitto mondiale.

Tutto questo poi entrò in crisi nel 1948, quando la richiesta dei cereali argentini subì una brusca diminuzione. E  se l’articolo non tace le benemerenze dei coniugi Peron nei confronti degli strati più deboli della popolazione (i cosiddetti descamisados, senza – camicia) nondimeno il tono è spesso acido e un po’ sprezzante, oltre che ambiguo: se a un certo punto l’articolista dichiara che “sarebbe probabilmente ingiusto un parallelo tra Peron e quei dittatori di tipo fascista che hanno funestato l’Europa e il mondo”  in chiusura sembra poi non saper bene se classificare il governo del colonnello Peron, peraltro democraticamente eletto a furor di popolo, come dittatura di destra o di sinistra.

In effetti, il cosiddetto “peronismo” come vedremo brevemente non si presta a una facile lettura secondo gli schemi comuni.  Una cosa che si nota subito è che comunque l’articolo non è il semplice resoconto della morte di una first lady. Questo lo si nota ancor più chiaramente da un altro quotidiano italiano, Il Tempo,  in un pezzo della stesso giorno firmato Dante Pariset:

 “Maria Evita Duarte de Peron si è spenta. In piena giovinezza, al culmine di un’attività che aveva sbalordito per il suo fervore, si è spenta la più bella, la più vera presidentessa di tutte le Americhe. Sfuggì un giorno ad Eleonora Roosevelt questa frase: Sì, la signora Peron è bella quanto è brava. Sotto il bel cielo dell’Argentina non vi è più posto che per il rimpianto. Non si può pensare se  non con dolore al vuoto profondo che sì immatura fine ha lasciato in quella nazione a noi amica.  Evita non era unicamente fedeltà assoluta, attaccamento  a un uomo: era affiancamento diuturno della di lui opera, ne era il potenziamento, a tratti la culminazione”.

Aldilà dello stile oggi  un po’ indigeribile, l’articolista del Tempo centra perfettamente la questione: se Peron era il politico, Eva era il mito su cui lo stesso leader si reggeva.  “Maria Eva Duarte de Peron era qualcosa di più della presidentessa d’Argentina, era, lo si può dire, tutta l’America, l’America nella forte femminilità del suo nome.” Iperboli a parte, era proprio così.

Eppure, la “presidentessa d’Argentina” non aveva in realtà nessuna carica ufficiale. Anzi, pochi mesi prima della sua morte c’erano state le elezioni presidenziali.   Eva tentò di ottenere la vicepresidenza nel secondo mandato del marito con l'aiuto del sindacato Confederación General del Trabajo, ma l'opposizione dei militari la portò rinunciare; pronunciò allora le celebri parole davanti alla folla: Renuncio a los honores pero no a la lucha (rinunzio agli onori ma non alla lotta).

Nata nel 1919, Eva aveva avuto una infanzia povera e dura; a sedici anni era fuggita di casa per approdare a Buenos Aires, dove dopo un periodo piuttosto oscuro, riuscì ad avere parti secondarie in alcuni film. Ma il successo, grazie alla sua voce encantadora, (incantatrice) le venne all’inizio degli anni ’40 grazie alla radio.  Nel 1944 conobbe il colonnello Peron, uno dei militari giunti al potere con un golpe l’anno precedente. A differenza degli altri tuttavia Peron che è stato diversi anni in Italia e ha una grande ammirazione per Mussolini ha un programma politico e sociale:  dopo aver assunto nel nuovo regime la responsabilità delle politiche del lavoro,  dà il via una serie di significative misure in difesa dei lavoratori:  tribunali del lavoro,  contratti collettivi , aumenti salariali, indennità di licenziamento, statuti del bracciante agricolo e del giornalista, regolamentazioni delle associazioni professionali, unificazione del sistema di previdenza sociale, pensioni, creazione dell’ospedale per i ferroviari, scuole tecniche per operai etc. Tutto questo favorisce a tal punto le condizioni degli operai e braccianti argentini che a causa della sua popolarità il governo lo fa arrestare nell’ottobre del ’45.

E’ allora che per la prima volta entra in scena Eva Duarte: infiamma le folle, incita dai microfoni della radio i diseredati della capitale, riesce davvero a mobilitare le masse. Molti dei dimostranti sono a torso nudo e di qui l’appellativo, tra ironico e sprezzante, di descamisados . Il governo cade e Peron viene portato in trionfo. Poco giorni dopo, i due si sposano e il 24 febbraio 1946, grazie anche e forse soprattutto all’impegno di Evita, il colonnello vince il suo primo mandato presidenziale.

Cominciano così i sei anni più intensi della carriera di Evita, sempre a fianco del marito e nell’azione a favore delle classi sociali più deboli, tanto che moltissimi argentini non videro il miglioramento della loro condizione di vita come conseguenza dell’azione politica del governo che, tra l’altro, conoscerà anche la corruzione e l’inflazione, ma come un’azione buona di  Evita.

Secondo i principi del “giustizialismo”, il movimento fondato da  Peron, l’economia è strumento del benessere collettivo e perciò deve sottostare al controllo ed alla regolamentazione pubblici pur rimanendo in una condizione di libero mercato. Non è questo il luogo per tentare una valutazione su un movimento che ebbe sicuramente molti lati problematici ma rappresentò comunque un momento importante della vita politica non solo argentina ma sudamericana, sognando addirittura di trovare una “terza via” tra capitalismo e comunismo; quel che è certo è che con la morte di Eva causata da un tumore segnò un durissimo colpo per il popolo argentino che da allora non l’ha mai dimenticata.

Peron, andato in esilio nel 1955, tornò in Argentina nel 1973 e fu rieletto presidente. Stavolta riuscì ad affidare alla nuova moglie, la giovane Isabel, il ruolo di vicepresidente ed essa gli succederà il primo luglio 1974, quando il colonnello sarà stroncato da un infarto. Ma nonostante i suoi richiami ad Eva, Isabel non riuscirà nemmeno lontanamente a uguagliarne il ruolo e  verrà esautorata nel marzo 1976 da un golpe militare.

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