6 agosto 2012, addio

E' morta la scrittrice Chiara Palazzolo

E' stata la più importante e nota autrice di horror, finalista al Premio Strega, la sua trilogia di Mirta-luna stava per essere trasposta in un film

di Simonetta  Bartolini

E' morta la scrittrice Chiara Palazzolo

Chiara Palazzolo in un'immagine recente

" Ieri sera Chiara si è addormentata e stamattina non si è svegliata. Ciao, Anselmo." 

Ho saputo così poche ore fa, con un un sms che mi ha inviato suo marito, che una eccellente scrittrice, una donna stupenda e un'amica impareggiabile, era morta.

Chiara Palazzolo, la più importante e famosa scrittrice horror italiana è morta questa mattina alle 4,30. In questi casi si dice, anzi si allude ad una malattia combattuta che alla fine ha vinto. Nel caso di Chiara vi racconterò anche come è andata, ma solo dopo avervi detto chi era, come era, e perché ci mancherà: non solo ai suoi amici, ma ai suoi lettori, a coloro che l'hanno amata di quell'amore profondo e radicale che ci lega ad uno scrittore che sa ammaliarci, catturarci, avvincerci nelle morbide spire del suo narrare.

Esistono varie categorie di scrittori: dai fabbricanti di best sellers, veri e propri industriali della parola declinata in storie; ai malmostosi, macerati, stitici intellettuali dolenti e introspettivi, raffinati e autoreferenziali, che dispensano le loro pagine con apparente parsimonia, destinandole ad un pubblico di nicchia che li apprezza, li ammira, ma non li ama.

Nel mezzo ci sono, gli scrittori che vendono, quelli in cerca di fortuna, quelli che l'hanno trovata per un caso inatteso e quelli che continuano a cercarla con tutti i mezzi. Ci sono gli scrittori di genere che hanno una cerchia di lettori affezionata più al genere stesso che alla loro interpretazione narrativa.

Poi ci sono gli scrittori come Chiara Palazzolo: eccellente nel genere prescelto (l'horror), perciò idolatrata dai fan che adorano le sue storie, ma capace di andare oltre il genere, e anche in quel caso raccogliere intorno a sé una fitta schiera di estimatori che si affezionano alla sua narrativa, che entrano nella sua scrittura, solo apparentemente semplice, frutto di una elaborata costruzione che -senza macchiare la purezza linguistica, senza mai interrompere  la fluidità del dettato- si contrae in singhiozzi, in sospensioni che modernizzano il linguaggio rendendo anche i momenti descrittivi vere e proprie gallerie di immagini cinematografiche coinvolgenti e fascinose.

Perciò i lettori di Chiara Palazzolo hanno amato e seguito con passione la trilogia di Mirta -Luna (Non mi uccidere, Strappami il cuore, Ti porterò nel sangue), sono rimasti incantati dalla storia di streghe di Nel bosco di Aus, dopo averla scoperta nel 2000 con il suo romanzo di esordio La casa della festa, seguito da I Bambini sono tornati, solo per citare i suoi libri più noti.

Chiara Palazzolo ha scritto romanzi di genere che vanno oltre il genere, mantenendo del genere le qualità migliori: così, se parla di non-morti ,rivisita, reinterpretandolo l'archetipo dei revenants, e non sfiora mai lo stereotipo giovanil-vampiresco tanto in voga, pure allestendo un romanzo che racconta magnificamente il mondo dei giovani attraverso l'anima che ella sa cogliere e porgere al lettore attraverso una lingua elaborata a proposito.

Se parla di streghe è ancora l'archetipo del femminino dalla forza selvaggia che partecipa di angeli e demoni, ma anche la metafora del male.

Ecco, adesso arriviamo a Chiara. Siciliana trapiantata a Roma, della Sicilia aveva mantenuto la schietta generosità, il calore umano, la solare disponibilità.

Ho conosciuto Chiara in occasione della pubblicazione del primo libro della trilogia di Mirta -luna, recensii il romanzo per la rubrica che tenevo su Raidue nel programma Mizar. Me lo avevano segnalato dalla redazione cultura del Tg2, lo avevo letto e avevo trovato una scrittrice, vera, alleluia! Dopo tanti mediocri romanzi finalmente un testo forte che conteneva molto più di quel che appariva.

Dopo pochi giorni dalla messa in onda Chiara mi telefonò per ringraziarmi, e lo fece con una tale garbo, con tanta eleganza e semplicità che mi colpì. Come mi colpì la timidezza che faceva capolino, in certe pause del discorso rapidamente colmate dal un profluvio di parole pronunciate con quel leggero strascico spia della sicilianetà.

Ci risentimmo altre volte, perché Chiara, fedele alla generosità affettiva tutta meridionale, forzava la mia pigrizia telefonica, e mi coinvolgeva in lunghe chiacchierate, anzi conversazioni nel corso delle quali ho imparato di quanta cultura e profonda preparazione fossero tessuti i suoi libri.

La invitai così alla prima puntata di LeggerMente una trasmissione televisiva notturna che conducevo su Rai Futura (ora Rai 5), tutto mi potevo aspettare da una dark lady quale i suoi libri la facevano supporre tranne di trovarmi di fronte una giovane donna dai capelli neri lunghissimi, minuta, timidissima al punto da avere un mancamento giusto pochi minuti prima di andare in onda! Potete immaginare cosa accadde nello studio 4 di Saxa Rubra quella sera nella quale c'erano tre esordienti: la trasmissione, io e Chiara, uno dei quali in quasi deliquio!

Conobbi in quell'occasione anche Anselmo, il marito di Chiara, professione giornalista, vocazione: Chiara. Da allora li ho sempre visti insieme, e insieme li trovai in una stanza del Gemelli (l'ospedale universitario romano) dove mi precipitai un pomeriggio di settembre dopo aver ricevuto una drammatica telefonata di Chiara. Mi diceva che era stata male in estate, che l'avevano ricoverata, e soprattutto mi diceva che aveva paura, una fottutissima paura che stava cercando di dominare, ma non le riusciva, e così mi aveva telefonato. Le chiesi il permesso di farle visita, e nel giro di un'ora ero da lei. Mandammo Anselmo, che le era stato accanto ininterrottamente, a prendere un caffè e a fumare una sigaretta e parlammo della malattia.

Cancro. Lei preferiva chiamarlo tumore, odiava le metafore pietose: malaccio, brutto male, ecc. Così parlammo del suo tumore, quello maledetto che colpisce le donne nella forma più evidente della femminilità, al seno, entrambe terrorizzate. Sua madre era morta di cancro, lei aveva una certezza: non farsi portare via pezzi di corpo per sopravvivere alla meno peggio. Era disposta ad accettare la morte, ma la vita doveva essere come voleva lei, nel pieno della possibilità di essere vissuta.

Chiara non era una di quelle donne famose fra parenti e amici per la forza con cui affrontano le intemperie della vita, Chiara era come me, come tante di noi, impaurita, impreparata, con una storia di malinconia alle spalle che non la candidava ad essere il classico malato che lotta con tutte le forze positive contro la malattia.

Il giorno dopo l'intervento, asportazione del tumore ma solo quello, ovviamente maligno, protocollo di chemioterapia.

Chiara affrontò la terapia con meraviglioso ottimismo, si fece rasare i capelli per non vederli cadere durante la chemio, si comprò una parrucca che, finalmente, diceva la faceva apparire con la testa in ordine, lei che non amava affidarsi a lungo o frequentemente alle mani dei parrucchieri, sopportò la terapia senza patirne effetti collaterali.

Chiara mi raccontava di essersi riappropriata della vita. Di avere  reimparato a goderne, la depressione, la malinconia paralizzante di un tempo erano state sostituite dalla coscienza della vita. Una passeggiata, lo spettacolo di una vallata boscosa, ora le entravano dentro con più forza, con maggiore consapevolezza.

Nacque così il suo ultimo libro Il bosco di Aus.

Già, perché nel frattempo Chiara è stata bene, malattia in remissione, controlli continui, sempre negativi. Sono passati quattro anni.

Lunedì scorso, giusto una settimana fa, squilla il telefono, sul diplay leggo il suo nome e la saluto con un allegro: Chiara, che bello! Poi mezz'ora seduta sullo scalino del marciapiede ad ascoltare ancora una volta il suo terrore.

Era successo tutto in una settimana, il tumore era tornato, ma questa volta era infiltrato anche nel fegato, mi racconta:  rischio il coma epatico, vedo il dottore preoccupato, se fosse solo per il tumore... Ma non posso neppure fare la chemio fino a che il fegato non riprende a funzionare.

Ho ritrovato il tono di quattro anni fa: paura e tentativo di dominarla. Questa volta ero lontana, non potevo precipitarmi da lei.

L'ho chiamata due giorni dopo, non riusciva a parlare squassata dalla tosse, ho capito che stava morendo, le ho chiesto di resistere, di combattere, ma dall'altra parte del telefono mi è arriva la resa.

Ieri sera Chiara si è addormentata, stamattina non si è svegliata.

Addio Chiara, a me mancherà l'amica diventata sorella, al mondo mancherà una eccellente scrittrice e una splendida donna.

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    5 commenti per questo articolo

  • Inserito da valeria il 11/08/2012 10:53:33

    L'ho saputo solo ora. Sono distrutta: l'avevo appena conosciuta, e già persa. Abbiamo perso una delle più grandi scrittrici italiane. Per me la migliore. Arrivederci Chiara...

  • Inserito da eko il 09/08/2012 22:27:10

    Vendo da sempre i suoi libri e li leggo, e l'adoro, l'unica vera scrittrice Horror italiana, l'unica a essere riuscita a tradurre i pensieri in immagini. Mi mancherà. Buon cammino Chiara, che la pace ti sia compagna.

  • Inserito da lo scapigliato il 06/08/2012 19:53:23

    Splendido pezzo per un personaggio magnifico. Quanto tempo passerà ancora prima di debellare quel dannato flagello del tumore?

  • Inserito da Vincenzo il 06/08/2012 15:48:49

    Chiara Palazzolo, siracusana come lo era mio padre e come lo sono io a metà per sangue. Mi dispiace molto, era un giovane talento molto espressivo e immaginario. Mancherà molto alla Cultura italiana, quella vera con la C maiuscola.

  • Inserito da Loredana il 06/08/2012 14:36:38

    Conoscevo la scrittrice solo per aver visto i suoi libri in esposizione, dicendomi che un giorno li avrei letti. Quando lo farò, penso che farò attenzione allo spirito da guerriera che parlerà sotto le sue trame horror. Miglior ritratto di questo articolo non si potrebbe augurare: partecipato, vivo, coinvolgente.

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