Editoriale

La dittatura della gerontocrazia e l'equivoco del largo ai giovani

Si confonde troppo spesso l'età anagrafica con il rinnovamento necessario a cambiare dimenticando che serve solo vera eccellenza

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

a Coldiretti (in realtà l’Assemblea dei Giovani della Coldiretti) lancia l’allarme vecchiaia nella dirigenza italiana. L’età media nella pubblica amministrazione sarebbe di 59 anni, nelle banche “ad” e presidenti contano una media di 67 primavere (come i Vescovi), nell’università l’età media degli ordinari, degli associati e dei ricercatori ormai è simile nelle tre fasce, cioè ancora presso i 60.

Inizia il lamento generazionale: non è un paese per giovani, patiamo la dittatura della gerontocrazia, ecc ecc.

I parte certo è vero, ma solo in parte.

È senz’altro vero che l’Italia patisce di un ricambio generazionale inadeguato. L’anagrafe lo dimostrerebbe, come abbiamo visto dai numeri, in maniera lampante. Eppure il problema ha altri connotati.

La Gerontocrazia. La sua dittatura è inequivocabile, e non sarebbe un dato negativo se i vertici “vecchi” fossero anche “saggi” ovvero rappresentassero quella esperienza, quella conoscenza, quella misura, quell’equilibrio che solo gli anni possono dare.

Il problema è che i nostri gerontocrati non solo sono coloro che ci hanno portato alla rovina per insipienza, malaffare, corruzione, ecc ecc, ma si sono circondati di giovani simili a loro e quindi anagraficamente nuovi, ma “politicamente” vecchi.

I nostri gerontocrati sono coloro che hanno sbarrato la strada alle nuove idee e alla doverosa evoluzione, i nostri gerontocrati non hanno allevato allievi in grado di superarli, ma solo yes-men che non potessero mai arrivare a brillare di luce propria.

La vera grande malattia italiana a tutti i livelli, nel pubblico, ma anche nel privato è la gestione del potere coniugata con una vanità individuale luciferina.

Quanti professori universitari sono stati capaci di mettere al loro posto allievi migliori di loro? Spero di essere contraddetta da una valanga di contestazioni dimostrabili, ma in realtà NESSUNO. E non perché quegli ordinari non abbiano avuto la fortuna o la ventura di imbattersi in allievi bravi e brillanti, ma perché quando anche questo fosse avvenuto, si sono guardati bene dal coltivarli preferendo mandare avanti un utile mediocre che nel presente non potesse far loro ombra e nel futuro li avrebbe sempre fatti rimpiangere.

Nei partiti vale lo stesso principio, i cosiddetti giovani (anagrafici) sono vecchi (politicamente) come quelli che dovrebbero andare a sostituire. Conducono le stesse battaglie nello stesso modo, sembrano non accorgersi che c’è un mondo che cambia.

Però, siccome devono affermare la loro diversità e il rinnovamento portato dal loro essere giovani (anagraficamente) si danno una verniciatura di novità

Adeguano il lessico a quello in voga (il vice-ministro Martone che parla di “sfigati”), assumono atteggiamenti apparentemente anticonformisti (bicicletta, motorino, smart per andare in ufficio), e infine parlano in continuazione dei diritti al futuro per i giovani.

Guardate però i loro comportamenti, guardate le loro storie, fate l’anamnesi della loro carriera. Vedrete che sono identici ai loro “padrini” e si tratta solo di aspettare qualche anno per vedere copie sbiadite e mediocri di quel che già abbiamo vissuto.

Di chi è la colpa? Ovviamente di una classe dirigente che vuole perpetuare se stessa attraverso le nuove generazioni per non perdere potere neppure quando lo avranno lasciato per raggiunti limiti di età. Ma anche dei giovani che pur di “arrivare” accettano il compromesso. E sono tanti, tantissimi, perché conquistare il proprio spazio facendosi largo a suon di eccellenza costa una dannatissima  fatica che quasi nessuno vuole più fare. Significa infatti combattere ogni giorno per dimostrare di essere il migliore, sacrificarsi, sacrificare lo spazio privato, per dedicarsi interamente a quel che ci sta a cuore, studiare per migliorare ogni giorno, subire più sconfitte di quante si crede di poterne sopportare, ma continuare ad andare avanti.

Ma nessuno ha educato i nostri giovani a questo percorso, i gereontocrati rischierebbero di trovarsi di fronte a qualcuno che li eliminerebbe.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Marcuccio il 18/05/2012 17:35:17

    Bravissima Simo, un pezzo veramente bello scritto bene. Che fa riflettere. Grazie!!!!

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