Sindaci d'Italia

Lo stile curiale di Matteo Renzi

Poche idee, buon senso e battute del rottamatore fiorentino

di Steve Remington

Lo stile curiale di Matteo Renzi

Il sindaco di Firenze Matteo Renzi

Non amo particolarmente Lilly Gruber. Anzi, non l’ho mai apprezzata particolarmente, televisivamente parlando ovviamente. Troppa posa, troppa recita, per una messa in scena che non è una commedia breve, peraltro girata sempre sullo stesso copione, ma un piccolo palcoscenico sul quale far salire tutte le sere il proprio ego. L’altra sera, però, quando a Otto e Mezzo ha ospitato Matteo Renzi, sindaco di Firenze a tempo perso in attesa di sbarcare a Roma – ovunque sia possibile – è riuscita ad abbattere il muro della mia diffidenza, tanto da tifare per lei. Sia pur mossa da un evidente astio personale, il suo dalemismo è venuto fuori in tutto il suo splendore, Lillybotox (by Dagospia) è riuscita a incalzare Renzi, sempre  più simile ad un giovane Cardinale prestato alla politica tanto è il suo stile curiale. «Prendo atto che non ha risposto alla mia domanda», ha sibilato almeno tre volte Lilly la rossa, toccando Renzi come un fiorettista sulla pedana.

La Gruber è riuscita a far emergere ciò che il ministro Maurizio Sacconi, a Ballarò, opposto al rottamatore, aveva solo evocato: «Quando hai finito le battute cosa fai?».

Siccome in Rai il fair play è d’obbligo Renzi ha evitato il siluro. Peccato, sarebbe stato un bel confronto. Ecco, Renzi è uno che ha trasformato il ragionamento da bar in argomenti da Talk show televisivo. Il buon senso al potere, insomma, quello che i politici di lungo corso hanno completamente perso.

In questo, ma solo in questo, ha ragione a chiedere la rottamazione dei vecchi arnesi della politica.

Incalzato dalla Gruber il sindaco di Firenze non è riuscito a parare i colpi, si è solo limitato, da vecchio democristiano, a scartare di lato, a virare verso quella parte di mare dove le onde non mandano la barca con la prua verso il cielo. Facendo quello che farebbe un porporato di fronte al giudizio universale. La crisi economica ? «Tagli alla casta e riduzione del deficit pubblico». E l’occupazione? «Meno precariato e più spazio  ai giovani». Patrimoniale? «Certo i patrimoni vanno tassati e sulla casa bisogna rimettere un po’ di gabelle».

Ecco il rosario delle cose dette da tutti. Ma dette bene, in battuta, fanno un altro effetto. Del resto quando la potente Curia fiorentina decise di creare in laboratorio il nuovo Berlusconi della sinistra, tutto casa Chiesa e Tv, scegliendo Renzi, colse il miglior frutto acerbo dell’orto. Battuta pronta, faccina da bravo ragazzo, amico di tutti quando serve e nemico di nessuno, salvo quando si tratta di farsi largo fra la folla.

Un perfetto Garrone uscito dal libro Cuore. E pazienza se a dar manforte al giovine Renzi c’era un Beppe Severgnini acido quanto l’aceto di vino, malmostoso verso tutti, al punto da indisporre anche lo stesso Renzi. Il giovane ha superato anche lui in equilibrismo. Tutto questo, ovviamente, dalla kermesse fiorentina non verrà fuori, ed è un peccato. Perché la politica italiana, più che di prosciutti incartati bene, ha bisogno di idee che camminino su gambe agili, capaci di intercettare un Paese spaesato. Di altri comici, francamente, non ne sentiamo la necessità. Ci basta Maurizio Crozza.

 

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