Intellettuale a chi?

Il letterato deve parlare alla gente, conoscerne il linguaggio...

Coloro che si rinserrano nei boudoir non sono che un gruppo ristretto di persone, un' Élite chiusa

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Il letterato deve parlare alla gente, conoscerne il linguaggio...

L’ argomento che espongo è quello riguardante gli intellettuali.

Molti letterati affermavano che una "magna moltitudo non si 'distingue' e non diventa 'indipendente' senza organizzarsi ".

Proprio la pianificazione, promotrice della presa di coscienza delle maggioranze, la si può ottenere esclusivamente attraverso l’ apporto e l’ azione combinata tra forze contrapposte che si ergono di fronte allo stato di cose attuali.

Ogni uomo infine, all'infuori della sua professione esplica una qualche attività intellettuale, è cioè un "filosofo", un artista, un uomo di gusto, partecipa di una concezione del mondo, ha una consapevole linea di condotta morale, quindi contribuisce a sostenere o a modificare una concezione del mondo, cioè a suscitare nuovi modi di pensare.

L'intellettuale deve quindi parlare alla gente, conoscerne il linguaggio e renderla cosciente della propria forza. L'intellettuale, secondo un mio modesto parere, deve fuoriuscire dalle quattro stanze ammuffite dello studio e porsi tra le persone incitandone gli ideali e facendo prendere loro coscienza della condizione in cui versano.

Virtualmente tutti quelli che possiedono una coscienza critica sono i veri intellettuali, molto di più di coloro che si rinserrano nei boudoir e giungono alla fine per essere solo un gruppo ristretto di persone che si distinguono per cultura, per prestigio, per ricchezza, in altre parole  la cosiddetta "Elitè chiusa" .

Questi secondo me non sono definibili intellettuali, ma oscurantisti piccolo-borghesi che utilizzano l’ erudizione solo per ostentare il loro superficiale egotismo, distogliendosi dai reali problemi della società.

Per me vige una ben precisa visione di chi sia o meno un intellettuale.

Pensiero e Azione sono una mesma sola. Opposizione e preparazione plasmano un perfetta corrispondenza.

Legittimità è equivalente a indocilità (per esempio contro i condoni o le leggi fai da te di Governi di destra e sinistra).

In altre parole, chiosando Salvator Dalì, sono certo che il vero intellettuale sia chi è capace di affermare che: "L'unica differenza tra me un intellettuale è che io non sono un intellettuale".

I letterati da salotto non sono intellettuali, la cultura nonsempre non può essere subordinata alla politica.

Non è sbagliato che certi intellettuali, o pseudo tali, si rinchiudano, ma necessiterebbe incoraggiarli a farlo per spiegare loro che ciò è un errore, perché non produrranno mai qualcosa di utile per la comunità come quelli impegnati sono capaci di fare. La ripartizione tra cultura e politica assicura il tanto inflazionato pluralismo d'idee, l'unica cosa che, pur nei suoi limiti, si salva nel mondo in cui viviamo, quello occidentale.

Insomma, quanto sopra, per chiedere se l'intellettuale deve avere qualche reazione di fronte alla durezza del mondo esterno, o, al contrario, restare sul suo piedistallo o torre d'avorio che sia.

Deve lottare… è quanto penso io!

Un letterato distante dal luogo del dramma, quantificherebbe solamente una mera operazione cerebrale, creando solo una visione onirica. Supporrebbe o il paradiso o l’ inferno; solo novelle, pertanto, con protagonisti effimeri, privo di phatos di chi alligna affrontando la dura  vita di tutti i giorni

 

Ecco, dunque, la mansione dell'intellettuale: conservare, incoraggiare e sostentare l’ interiorità dell'uomo, certi che la sua prosperità conoscitiva non possa essere ribassata né permutata con nessun ricchezza effimera.

Le maniere di pensare possono mutare come pure le mode, ma non è modificabile la Somma Virtù. La vita non è un baratto.

È una vera e propria ingiuria la celebrazione nichilistica di negare in modo assoluto l'esistenza della realtà o di alcuni valori di essa. E’ da cancellare il detto “ Un giorno da Leone”.

 

L'intellettuale deve solo pensare a generare, occupandosi di creare una disuguaglianza riguardo all’ appiattimento e rispetto all’ esistenza gravitata su valori relativi.

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