Editoriale

Postero mio diletto ti stanno scippando il futuro

Riflessioni smagate di un professore ai suoi ragazzi

 

di  

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All’unico e solo campione che abbia avuto il piacere di allenare.

Cari ragazzi,

Da molti anni vi osservo, dietro quella cattedra che è per me solo uno strumento di lavoro. I miei ex alunni lo sanno, non è mai stata una barriera tra noi, anche se questo non mi ha impedito di farvi sudare e – probabilmente – di attirarmi qualcuno dei vostri accidenti. Ma già quando avevo la vostra età o poco più – giovane tra i giovani – pensavo alla giovinezza come una forza che avrebbe potuto e dovuto cambiare un mondo che già allora non mi piaceva troppo.

Ora, vi ho recentemente osservato in quella notte che tra il 30 aprile e il primo maggio il Comune di Firenze ha avuto la bella idea di definire “notte bianca” e che ha trasformato la città in un incrocio tra un pub e una discoteca a cielo aperto (che peraltro si è vendicato annacquando la birra con la pioggia!);  per voi, certo, ma anche per tanti altri poveri disgraziati che forse, stanchi di quel faticoso lavoro che oggi sempre di più diventa una grazia di Dio, avrebbero preferito dormire.

No, state tranquilli; non è una predica. E a che titolo, del resto, se ancora sino a non molti anni fa amavo sciamare con alcuni amici goliardi sino a ore improbabili, svegliando persino i gatti di qualche rispettabile signora?  Senza contare che anche adesso … ma lasciamo correre, siamo in uno spazio pubblico e non posso rischiare  i piatti magari  del servizio buono di casa.

Ma senza certo negarvi quel sacrosanto diritto al divertimento che tutte le generazioni hanno delibato, anche in momenti e circostanze in cui c’era ben poco da divertirsi; senza volervi certo sconsigliare l’esperienza di Dioniso,(nel senso però nietzschiano  dello stato del sogno e dell’ebbrezza) non ho potuto fare a meno di pensare, vedendo quella massa di energia che scorreva per le vie della nostra compassata città,  che questa notte bianca in definitiva era un altro, formidabile esempio di panem et circenses. Un esempio di opulenza,  con negozi aperti e fiumi di birra in tutti gli angoli della nostra città, con musiche, balli e cotillons, semplicemente per impedirvi di vedere quello che vi stanno preparando alle spalle: la “festa” al vostro futuro.

E’ un processo di cui non vi accorgete, a più livelli, in più settori: da una scuola pubblica sempre meno considerata una risorsa e sempre più un inutile carrozzone (e ammettiamo pure che buona parte del corpo docente faccia del suo peggio per legittimare una simile barbarie); un’università che da un lato  si considera una casta e un’oligarchia intangibile, intoccabile e soprattutto del tutto autoreferenziale; dall’altro, università “di massa” che sforna per l’appunto una massa disoccupati dopo averli illusi a suon di triennali, magistrali,  masters e dottorati che in molti, troppi casi dimostrano di non valere la carta su cui sono stampati. E non parliamo poi, del futuro che vi aspetta a livello professionale e lavorativo.

Non sono, ragazzi, cose “d’altri”. Quello di cui vi stanno scippando è il diritto a un progetto di vita quale che sia, a poter essere a vostra volta genitori, a prendere in mano le redini di un paese e di un continente che abbia ancora qualcosa da offrire.  Per la classe dirigente politica e tecnica di oggi siete solo uno slogan buono a riempirsi la bocca quando si tratta di raccattare consensi, ma nelle segrete stanze il vostro peso specifico è pari o inferiore a quello di una mosca che cerchi di turbare l’aplomb del nostro premier attuale.

Ma non c’è solo questo. Quando avevo la vostra età, amavo cantare una canzone che diceva la terra dei padri, la fede immortal/ nessuno saprò cancellar/Il sangue, il lavoro, la civiltà/cantiamo la tradizion.  E invece è proprio questo che stanno cancellando, in nome di un presunto multiculturalismo che è in realtà la morte della civiltà: non solo di quella europea, che comunque è la nostra, ma di qualsiasi civiltà e di  chi voglia  essere non soltanto un qualsiasi bipede che articoli suoni in modo più o meno comprensibile, ma una persona dotata di un’identità;  della quale farsi non una gabbia ma il proprio modo di rapportarsi con il mondo intero, dialogando senza  umiliarsi, senza complessi di inferiorità o di superiorità, ma con la serena e olimpica certezza di chi conosce bene chi furon li  maggior sui.

E oggi che, in nome del più sconcio politically correct, del più perverso buonismo vogliono farvi vergognare di essere cristiani, anche solo di cultura se non di fede, al punto da dirvi che Dante va espunto dalla scuole; che vogliono quasi farvi vergognare di una “normalità” sessuale che se certo non può e non deve discriminare o umiliare nessuno non può nemmeno essere svilita e rinfacciata come una sorta di colpa; che cercano di inculcarvi a forza che non esiste una morale, che tutto è relativo, che la vita umana vale meno di una serata in discoteca e che, purché continuiate a sbronzarvi o peggio, tutto andrà bene perché c’è chi pensa per voi ….

Ragazzi, alzate la testa. Vedendo la fiumana di giovani che allegra e spensierata si aggirava per le strade della mia città, ho fatto per un momento un sogno: che questa marea di ragazzi usasse la forza di Dioniso per riversarsi come una piena d’Arno contro i troppi palazzi che stanno seppellendo il loro e il nostro futuro.

Un sogno, certo, ma  lasciate che vi dica: non permettete a nessuno di scipparvi il vostro avvenire. Ricordate che, se desiderate che anche i vostri figli possano avere  la loro quota di spensieratezza e di divertimento e soprattutto sognare un loro domani, occorre che voi lo prepariate.  Senza rinunciare alla vostra parte di gioia, purché però non diventi incoscienza. E perché, quando anche il vostro destino sarà compiuto, noi, vostri padri, si possa accogliervi con orgoglio a braccia aperte, insieme ai nostri “maggiori”.

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