Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
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Un parco urbano dei nostri giorni con giochi per bambini, sullo sfondo un orrido “casermone”; mentre suonano le note del preludio una bambina, Adina, gioca sull’altalena …
In apparenza non sembra uno sfondo molto incoraggiante, o quantomeno un po’ sconcertante, per l’Elisir d’Amore di Gaetano Donizetti, andato in scena nella Cavea del Maggio Musicale Fiorentino in questi ultimi giorni (l’ultima replica è stata il 14 luglio scorso); ma d’altra parte non sono ormai molti i registi che hanno il coraggio di ambientare il capolavoro donizettiano in un paesino basco del Settecento, con buona pace di Felice Romani e prima di lui di Eugene Scribe.
Tuttavia non è certo questo la sede per riproporre l’usurata e un po’ stantia polemica teatro di regia versus teatro di tradizione; bisogna invece riconoscere che gli ultimi due allestimenti scelti dal Maggio per quest’opera divertono e funzionano. Scanzonato e divertente l’allestimento di Pier Francesco Maestrini che ambientava l’opera nell’America degli anni Settanta, con Adina titolare di un ristorante specializzato in pollo fritto e un Belcore in stile Yankee (2016- 2017). La lettura di Roberto Catalano, al suo debutto al Maggio, vira invece in una direzione ben diversa: non solo nell’ambientazione ma soprattutto nella lettura dei personaggi: Adina e una bambina che ha subito un tradimento da bambina e che di conseguenza rifiuta i sentimenti, trasformandosi in una arida “donna in carriera”. [1] Anche i personaggi del coro sono impiegati e burocrati nei moderni costumi firmati da Ilaria Ariemme, mentre la scena del parco urbano è di Emanuele Sinisi. Se Adina inizialmente si fa gioco dell’amore senza cadere nella “trappola” di Dulcamara, che poi altri non è se l’artista di strada che aveva cercato di consolarla da bambina, Nemorino è il solito ragazzone (qui giardiniere) ingenuo, mentre Belcore e i suoi soldati sono scattanti guardie giurate.
Il regista ha curato molto soprattutto l’impostazione dei personaggi: Adina in particolare è un personaggio dinamico e se gli altri restano più “tradizionali”, Dulcamara assume qui una connotazione tutto sommato più bonaria e Belcore meno da “capitan Fracassa”, pur restando sempre per alcuni aspetti un miles gloriosus. Curati anche i movimenti scenici e tutto l’insieme funziona regalando uno spettacolo divertente e gradevole, senza trascurare quanto di patetico e di sentimentale c’è in quest’opera.
La direzione di Alessandro Bonato si muove in perfetta sintonia con il palcoscenico e offrendo una lettura asciutta e limpida, senza eccessi o sbavature, attenta ai momenti più lirici (bellissimo l’accompagnamento strumentale di Una furtiva lacrima) e nello stesso tempo vivace senza mai trascendere: si apprezzano così dettagli, sfumature, passaggi particolari grazie anche alla eccellente esecuzione dell’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e del coro magistralmente preparato come sempre da Lorenzo Fratini.
Di buon livello anche il casto vocale: la Adina del soprano Lavinia Bini rende perfettamente sul piano scenico il personaggio così come voluto dal regista; molto curato il suo fraseggio, voce fresca e ottimo registro centrale. Il tenore Antonio Mandrillo è un Nemorino di buona presenza scenica, voce chiara e timbro morbido; ottimo il Belcore del baritono coreano Hae Kang, dotato di un bel timbro scuro e di una dizione davvero eccellente. Il baritono Roberto de Candia affronta da par suo il personaggio di Dulcamara, interpretato con verve e spigliatezza ma senza alcun eccesso: dizione impeccabile e vocalità perfetta per il personaggio. Notevole anche la Giannetta di Aloisia de Nardis.
Buon successo di pubblico nel suggestivo scenario della cavea con Firenze sotto le stelle; ma le stelle più apprezzate sono stati senz’altro tutti gli interpreti dell’opera. E sabato 19 luglio alle ore 21 la suggestiva Cavea del Maggio s’illumina per l’ultimo appuntamento della Stagione Estiva 2025: I Carmina Burana di Carl Orff nella versione per soli, due pianoforti, percussioni, coro e Coro di voci bianche. Sul podio, alla guida del Coro del Maggio Musicale Fiorentino e del Coro di voci bianche dell'Accademia del Maggio Musicale Fiorentino il maestro Lorenzo Fratini. Voci soliste della serata Marina Fita Monfort, Antonio Mandrillo e Hae Kang.
La recensione si riferisce alla recita dell’11 luglio.
[1] Per la presentazione dello spettacolo cfr https://www.adhocnews.it/opera-sotto-le-stelle-stasera-al-via-la-stagione-estiva-del-maggio-musicale-fiorentino/