Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Ritorna l’opera al Maggio Musicale Fiorentino: venerdì 15 marzo alle ore 20 nella sala grande del teatro prima recita di Don Pasquale di Gaetano Donizetti. L’opera, diretta dal maestro Daniele Gatti, è proposta con la storica regia di Jonathan Miller, ripresa in questa occasione da Stefania Grazioli. Il ruolo del titolo sarà interpretato da Marco Filippo Romano, mentre Markus Werba sarà il Dottor Malatesta, Sara Blanch Norina, Yijie Shi Ernesto mentre Oronzo D'Urso sarà il notaro. Maestro del coro Lorenzo Fratini.
Un gioiello di vis comica con un tocco di lirismo e malinconia; Don Pasquale è sicuramente, insieme all’Elisir d’Amore, l’opera buffa più celebre e amata di Gaetano Donizetti. Nel periodo 1822 - 1837 Gaetano Donizetti aveva composto molte opere per i teatri napoletani, tra cui grandi successi al San Carlo con Lucia di Lammermoor e Roberto Devereux. Dopo la partenza da Napoli Donizetti approdò, come tutti i maggiori compositori del suo tempo e non solo, a Parigi. Ritiratosi ormai da anni Rossini e scomparso prematuramente Bellini, divenne di fatto l’operista italiano di maggior fama. Tra il 1840 ed il 1843 furono rappresentati con altri titoli di minor successo, La Fille du régiment, Les Martyrs, la Favorite e Don Pasquale, composto a quel che si dice in undici giorni (ma la strumentazione e la revisione richiesero un periodo di tempo più lungo) e rappresentato con grande successo al Theatre Italien di Parigi il 3 gennaio 1843. Il dramma si rifaceva ad un libretto di Angelo Anelli (lo stesso librettista della Italiana in Algeri ) musicato da Stefano Pavesi nel 1810 come Ser Marcantonio. Il librettista del Don Pasquale fu invece Giovanni Ruffini che (a quanto pare, per una furiosa lite con il compositore) si rifiutò di far apparire il proprio nome nel libretto, sul frontespizio del quale appare l'indicazione "Dramma buffo in tre atti di M. A., ovvero Michele Accursi, un altro esule amico sia di Donizetti sia di Ruffini. Ruffini, anche lui in esilio a Parigi per motivi politici, divenne celebre come romanziere e forse considerava quella del librettista una attività non sufficientemente “nobile”; ma il libretto è ben congegnato e a tratti divertente e spiritoso. Caratteristica dell’opera è infatti la mescolanza di lirismo, malinconia e vis comica, che già era stata propria dell’Elisir d’Amore: commedia rustica quest’ultima, quanto invece la prima è cittadina, quasi salottiera. Si tratta dell’ultima incursione nel comico del compositore bergamasco, ma sicuramente felice la linea musicale oscilla dunque fra il comico e l’affettuoso mettendo in risalto il calore con cui il musicista guarda ai suoi personaggi; ed è proprio la profonda simpatia con cui Donizetti plasma i suoi personaggi il fulcro di una azione scenica che trova il suo perfetto corrispettivo nell’espressione musicale.
Ben è scemo di cervello chi s'ammoglia in vecchia età; va a cercar col campanello noie e doglie in quantità. Così la vispa Norina enuncia alla fine dell’opera la “morale della favola”. Ma chi è davvero Don Pasquale, un esempio di Senes libidinosus di marca plautina, o maschera grottesca di sapore pirandelliano? Il protagonista dell’omonima opera buffa di Gaetano Donizetti, oscilla in fondo tra questi due poli; se non si può definirlo solo un Pantalone della commedia dell’arte in ritardo, farne addirittura un personaggio altamente problematico può essere però eccessivo: è un carattere tipicamente donizettiano, che affianca al riso – o al sorriso – anche un po’ di pensosa malinconia.
Il Don Pasquale, in scena per la settima volta nel corso delle stagioni del Maggio, viene dunque proposto per la terza occasione nell’ormai storica regia firmata da Jonathan Miller nel settembre 2001, da subito accolta con grande calore dal pubblico e dalla critica; un allestimento portato inoltre con altrettanto successo a Milano, al Teatro alla Scala, alla Royal Albert Hall di Londra e all’Opera di Bilbao. Il grande regista londinese ambienta la vicenda nella casa di Don Pasquale, che è sì una dimora borghese settecentesca, ma pensata scenicamente come una grande casa delle bambole su tre piani, con ogni ambiente di essa curato e ben definito, dalla cucina al soggiorno fino alle camere da letto, mentre costumi e trucco rimarcano il carattere brioso dell’opera di Donizetti.
“È un’opera in cui decisamente ne vedremo delle belle” ha sottolineato Stefania Grazioli, parlando dell’allestimento da lei ripreso di Jonathan Miller “Il Don Pasquale è la terza e ultima opera buffa di Gaetano Donizetti, che sappiamo essere stata una persona dotata di grande senso dell’umorismo; la vicenda – per quanto piena di momenti buffi e situazioni divertenti – non ha una comicità fine a sé stessa, bensì più profonda, con momenti anche malinconici. Il libretto è di altissimo livello, sia perché perfettamente connesso con la partitura sia perché riesce a bilanciare, proprio attraverso l’alternanza fra momenti divertenti e situazioni dal retrogusto più amaro. La regia di Miller, che fa capire in modo cristallino la sua grande sapienza teatrale, è ricca di gag davvero splendide ed è un grande onore e piacere riprendere questo allestimento, potendo contribuire con il lavoro svolto insieme al maestro Daniele Gatti e a tutto lo splendido cast di questa produzione”.
E per il direttore principale del Maggio si tratta in effetti di una prima assoluta, come lui stesso ha dichiarato: “Ho colto al volo l’opportunità di affrontare per la prima volta il Don Pasquale, non avendola mai diretta ho avuto l’occasione di studiarla e di scoprirla e di ‘entrare’ così nel mondo del belcanto italiano, che nel corso della mia carriera ho toccato solo poche volte. Mi piace vedere quest’opera come un omaggio di Donizetti al teatro rossiniano buffo – mantenendo naturalmente l’impronta romantica tipica donizettiana – evidenziato da questo passaggio continuo tra un gesto affettivo di ricordo e uno sguardo sereno al genio di Rossini che scrive questo tipo di opere nei primi anni del XIX secolo: lo sentiamo in alcuni procedimenti armonici e l’uso di alcuni stereotipi tipici dell’opera buffa, con la sola differenza del recitativo, che in questo caso non è secco ma accompagnato. Inoltre ho la fortuna di avere un cast davvero eccellente ed è un grande piacere affrontare così per la prima volta questo titolo”.
Cinque le recite complessive: il 15, il 19 e il 23 marzo alle ore 20 e il 17 e 24 marzo alle ore 15:30. La rappresentazione del 23 vedrà in scena i talenti dell’Accademia del Maggio: le parti di Norina, del Dottor Malatesta e di Ernesto saranno infatti interpretate rispettivamente da Nikoletta Hertsak, Matteo Mancini e Lorenzo Martelli. In questo allestimento del Maggio Musicale Fiorentino le scene e i costumi e le luci sono rispettivamente curati – come nell’edizione del 2001 e del 2011 – da Isabella Bywater e Jvan Morandi con le luci realizzate in questa occasione da Emanuele Agliati.
L’argomento dell’opera è la gaia congiura che viene attuata ai danni di Don Pasquale, vecchio e ricco scapolo, il quale, per far dispetto al nipote Ernesto che vorrebbe sposare Norina, decide improvvisamente di sposarsi. Affida il compito di trovargli la moglie all’amico dottor Malatesta, il quale gli propone la sorella Sofronia, dal carattere particolarmente dolce e remissivo. Ma sotto le vesti di Sofronia si nasconde la stessa Norina, che prende parte all’intrigo per giocare un tiro al vecchio ed accelerare i tempi del suo vero matrimonio con Ernesto. Il contratto nuziale viene firmato, Sofronia si insedia in casa di Pasquale, e subito rivela un ben diverso carattere: autoritaria ed aggressiva, respinge l’attempato marito, acquista carrozze e cavalli ed elegge Ernesto suo personale cavalier servente. Don Pasquale è al colmo della disperazione, la sua vita è un inferno, quando un giorno, complici i due giovani, trova un messaggio con il quale uno sconosciuto ammiratore chiede a Sofronia un appuntamento. Il vecchio si fa guardingo, e così scopre la moglie con Ernesto, che però riconosce solo in un secondo momento, quando il dottor Malatesta lo convince a dare il consenso al matrimonio del nipote Ernesto con la scaltra Norina; Don Pasquale capisce all’improvviso l’inganno, dapprima infuriato per la beffa subita si mostra poi felicissimo per lo scampato pericolo e concede il perdono ai due innamorati.[1]
La locandina:
DON PASQUALE
di Gaetano Donizetti
—
Dramma buffo in tre atti
Libretto di M. A. (Michele Accursi),
Giovanni Ruffini e Gaetano Donizetti da Angelo Anelli
Edizione Edwin F. Kalmus & Co., Inc., Roca Baton, Florida
—
Direttore Daniele Gatti
Regia Jonathan Miller ripresa da Stefania Grazioli
Scene e
costumi Isabella
Bywater
Luci Jvan Morandi
Realizzate
da Emanuele
Agliati
—
Don Pasquale Marco Filippo Romano
Dottor Malatesta Markus Werba/Matteo Mancini (23)
Ernesto Yijie Shi/Lorenzo Martelli (23)
Norina Sara Blanch/Nikoletta Hertsak (23)
Un notaro Oronzo D’Urso
Tre voci soliste Valeriia Matrosova, Massimiliano Esposito, Carlo Cigni
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
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In lingua
originale
Con sopratitoli in italiano e inglese a cura di Prescott Studio, Firenze
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