Maggio Musicale Fiorentino

CARMEN, il capolavoro di Bizet torna a sedurre al Maggio Musicale

Buon successo dell'opera riproposta nella regia di Leo Muscato e con la direzione appassionata di Sesto Quatrini

di Domenico Del Nero

CARMEN, il capolavoro di Bizet torna a sedurre al Maggio Musicale

Potrebbe sembrare superflua una recensione della Carmen con la regia di Leo Muscato ripresa in questi giorni al teatro del Maggio Musicale Fiorentino,  che è già stata più volte commentata; ma dato che si tratta di una nuova ripresa (la terza) con un cast in buona parte diverso e interessante, è più che opportuno segnalarla perché vale la pena di vederla e soprattutto di ascoltarla. (la recensione si riferisce allo spettacolo del 18 ottobre, col secondo cast)

Sulla regia del resto non c’è molto da aggiungere e si si può solo rimandare a quanto a suo tempo scritto. [1] Si può solo dire che anche con la migliore buona volontà continua a non convincere, soprattutto (ma non solo) in quel finale in cui l’unica che doveva morire (Carmen) resta viva, mentre i due che dovevano sopravvivere, Don Josè ed Escamillo (quest’ultimo poi glorioso e trionfante) muoiono.

Ma se molto difficilmente Bizet avrebbe gradito un simile pasticcio, probabilmente apprezzerebbe l’edizione che il teatro del Maggio Musicale sta rappresentando in questi giorni in contemporanea al Cortez di Spontini, con uno sforzo considerevole per il coro e l’orchestra. Per quanto riguarda Carmen non si può dire che risentano della fatica, tutt’altro; merito probabilmente anche del bravissimo maestro del coro Lorenzo Fratini e del direttore d’orchestra, il giovane Sesto Quatrini, direttore artistico del teatro dell’Opera Nazionale Lituana di Vilnius, che esordisce al Maggio per la prima volta:  “Sono felice e soddisfatto del lavoro fatto con l’Orchestra, il Coro del Maggio e con il cast di questa Carmen – spiega Sesto Quatrini -. Quello al Maggio è un debutto che sogno fin da quando ero bambino, per me è motivo di particolare orgoglio essere a Firenze e condurre un’orchestra eccezionale come questa. Il pubblico che verrà ad assistere allo spettacolo avrà modo di ascoltare l’edizione completa, dalla prima all’ultima nota, del capolavoro di Bizet del 1875. Carmen è un’opera di fuoco e sangue, vibrante dall’inizio alla fine, che sottopone il direttore d’orchestra ad una sfida grandissima, quella di tenere alta la tensione drammatica durante tutto l’arco dell’opera. La mia lettura del capolavoro di Bizet è una lettura a tinte forti, con una grande differenziazione tra i temi dell’amore e le tinte più noir della partitura”.

Lettura a tinte forti, appassionata e intensa davvero quella del maestro, abile nel far risaltare gli splendidi colori di una partitura che anche e forse soprattutto dalla magia orchestrale sprigiona il suo fascino. L’opera  prende vita nella sua conturbante vitalità ma anche nei cupi presagi di morte, con una perfetta scansione dei tempi e delle atmosfere. Una sola piccola osservazione; a volte il golfo mistico, forse preso da ….eccesso d’entusiasmo, sembra andare un po’ per conto suo, senza tenere sufficiente conto del palcoscenico. Ma sono solo momenti e piccole sbavature di una lettura nel complesso di grande fascino e interesse. Samuele Simoncini, tenore senese con al suo attivo ruoli importanti e impegnativi come la parte di protagonista nell’Andrea Chenier, è stato un Don Josè dalla notevole vocalità, dotato di un discreto volume , ma anche capace di accensioni liriche come nell’aria del fiore; sul piano scenico però non è stato sempre convincente, comunque apprezzato e applaudito. Eccellente l’Escamillo  del basso Fabrizio Beggi, sia per vocalità che per presenza scenica; affronta la canzone del toreador con grande slancio e con un bel timbro ruvido e potente. Per quanto riguarda invece Carmen, la mezzosoprano russa Karina Demurova,è sicuramente bravissima sulla scena, dando vita a un personaggio conturbante e sensuale, ma anche indomito e coraggioso; vocalmente però è apparsa un po’ troppo “cauta” soprattutto nella prima parte dello spettacolo, compresa (purtroppo) la splendida aria dell’Habanera. Il volume della voce non è forse particolarmente notevole, ma la Demurova è dotata comunque di un bel timbro e di una buona coloratura e anche sul piano vocale il livello dell’interpretazione è stato in crescendo e apprezzato dal pubblico.  Convincente anche Federica Vitali nel ruolo della “brava ragazza Michaela”, delicata e dolce anche nel timbro vocale, e più che soddisfacenti le parti minori.

Ultime repliche, decisamente da vedere, il 22 e il 25 ottobre ore 20,00



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