Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Gelosia all’opera, in versione rusticana e digitale. Il settembre al Maggio Musicale apre il sipario oggi venerdì 13 con un dittico di grande interesse: un’opera contemporanea dal titolo Noi, due, quattro… su llibretto di Elisa Fuksas – che cura anche la regia – musicata da Riccardo Panfili, e i classici Pagliacci di Ruggero Leoncavallo. Un settembre ricco di appuntamenti sia operistici che sinfonici, che dimostra se mai ce ne fosse bisogno la vitalità di un teatro che nonostante certi pasticci della politica rimane il fiore all’occhiello di Firenze e una eccellenza europea.
La gelosia e le sue conseguenze è il fil rouge che unisce le due opere: la prima, novità assoluta commissionata proprio dal Maggio , si ispira a un episodio realmente accaduto tra le paludi di internet: è una storia di amore e tradimento ai tempi dei social, di cui è protagonista una coppia sposata che cede, “come antidoto alla noia della relazione”, alla curiosità di iscriversi ad un sito di incontri. I due cominciano parallelamente una relazione online che prende due pieghe nettamente differenti: la moglie Eva incontra di persona il suo amante, un uomo in carne ed ossa, mentre suo marito Niccolò si innamora perdutamente di una donna che scopre essere solamente virtuale. Trattandosi di un’opera contemporanea in prima assoluta, non è possibile dire altro: sarà una vera e propria sorpresa. Riccardo Panfili (Terni 1979) è un prestigioso compositore contemporaneo vincitore di vari premi, tra cui il Primo Premio Assoluto al Concorso Internazionale di Composizione “A Camillo Togni” nel 2011; nello stesso anno è stato scelto da Hans Werner Henze come suo assistente musicale. Ha già presentato al Maggio Musicale un suo lavoro in prima assoluta, Abitare la battaglia (dicembre 2017), diretta da Fabio Luisi.
Una tradizione, originata dallo stesso compositore vuole che anche i Pagliacci siano ispirati a una vicenda reale, un caso di cronaca criminale di cui fu giudice proprio il padre di Ruggero Leoncavallo, regio magistrato: ma la cosa è stata messa in discussione. Siano o meno ispirati a una vicenda reale, è certo che I Pagliacci hanno nettamente il sapore dello “squarcio di vita”, come recita il prologo stesso dell’opera, o dei “fatti diversi”, come li chiama Giovanni Verga; anche se certo non mancano modelli e precedenti letterari, non c’è dubbio che sia il Mascagni di Cavalleria che i Pagliacci ricavarono i loro soggetti dalla letteratura italiana meridionale e dalla sua caratterizzazione “cronachistica”.
Leoncavallo, considerato uno dei più importanti compositori della cd “giovane scuola verista”, rappresentò i Pagliacci nel 1892, due anni dopo che il trionfo di Cavalleria Rusticana aveva aperto, o almeno così sembrava, una nuova strada per la fase post verdiana del melodramma italiano. Leoncavallo, come Arrigo Boito, era autore dei propri libretti e anche per i Pagliacci poeta e musicista si identificarono nella stessa persona. Il compositore, nato nel 1857, aveva cercato la propria strada tra soggetti storici o romantici (a cui tornò, ma senza molta fortuna, dopo il successo dell’opera maggiore); il trionfo fu immediato e l’opera venne abbinata a Cavalleria in un dittico di sicura presa e grande successo.
Nell’impianto drammaturgico dei Pagliacci , al di là dell’ispirazione “verista”, si può vedere una sorta di anticipo pirandelliano nel contrasto persona/personaggio, che emerge soprattutto nel protagonista Canio, lacerato dal contrasto tra la sua umanità ferita e la parte che è costretto a rappresentare; finché il contrasto esploderà in modo violento e drammatico proprio sulla scena. Notevole comunque anche la scena di “teatro nel teatro” presente nel secondo atto, con la frivola commedia dell’arte con le maschere a cui si sovrappone progressivamente la tragedia proprio per opera di Canio. Musicalmente parlando, sul piano vocale la “scuola verista” impiega il canto strofico ma soprattutto la declamazione, puntando a una passionalità a volte sin troppo esasperata. Non c’è dubbio che anche l’opera di Leoncavallo risenta di questa impostazione (a volte sin troppo), mentre sul piano strumentale Leoncavallo tende a un eclettismo che da Verdi arriva a Chabrier, oltre che a Wagner, ad esempio nel finale del duetto Silvio – Nedda di ascendenza (pare) addirittura tristaniana. Unna mescolanza che non ha giovato molto alla reputazione dell’opera presso la critica, tanto che il povero Leoncavallo, nonostante i tentativi di ricupero di alcune sue partiture successive ai Pagliacci, si è visto non solo inchiodato inesorabilmente a un solo titolo, ma anche messa sovente in discussione la validità artistica di quest’ultimo.
Sia come sia, e malgrado alcune indubbie cadute di gusto come l’arrivo della carretta dei Pagliacci subito dopo il prologo, l’opera è indubbiamente ben costruita da un punto di vista drammaturgico, con momenti di grande fascino e bellezza e molto amata dal pubblico. Ottima senz’altro la scelta del Maggio di abbinarla con un’opera contemporanea a soggetto affine.
Per Noi due quattro la regia è dunque di Elisa Fuksas, gli interpreti principali sono Paolo Antognetti e Federica Giansanti, sul podio il maestro Valerio Galli che dirigerà anche i Pagliacci; orchestra e coro del Maggio Musicale Fiorentino. Per l’opera di Leoncavallo gli interpreti principali sono Valeria Sepe, Angelo Villari, Devid Cecconi; si tratta di un nuovo allestimento del Maggio Musicale Fiorentino in coproduzione col Teatro Carlo Felice di Genova, per la regia dei siciliani Luigi di Gangi e Ugo Giacomazzi (che nella scorsa stagione avevano già curato l’allestimento di Cavalleria Rusticana). Repliche successive 20 e 25 settembre ore 20; 22 settembre ore 15:30.
E dopo questo originale dittico, parte il 14 quello che è ormai uno dei capisaldi del repertorio del Maggio: sabato 14 settembre alle 20 torna sul palcoscenico del Maggio La traviata di Giuseppe Verdi con la regia di Francesco Micheli (altre recite sabato 21 settembre alle 15:30 e martedì 24 alle 20). Sul podio il maestro Sebastiano Rolli a dirigere l'Orchestra del Maggio. Interpreti principali: Jessica Nuccio e Matteo Desole.
Le trame delle opere
NOI DUE,
QUATTRO…
Noi, un sito di dating
online per coppie sposate.
Noi, un gioco di
coppia tra moglie e marito.
Noi, il futuro
dell’Io.
In una stanza d’albergo, nello spazio dello schermo di un computer, si consuma
l’amore ideale tra un giovane uomo politico e la donna dei suoi sogni. Dopo un viaggio
negli abissi della seduzione e del tradimento, il protagonista capirà però che
lei non è quella che davvero credeva… e che nel frattempo la sua amatissima
moglie lo sta tradendo… Cosa fare?
Una riflessione sulla sostanza dell’Amore messa a nudo dalla virtualità del
nostro tempo.
Pagliacci
ATTO I. Canio raccomanda alla gente del
paese di non mancare allo spettacolo che avrà luogo alla sera; invitato a bere
con i contadini, li segue benché urtato da una goffa galanteria del gobbo Tonio
verso Nedda, sua moglie, di cui è assai geloso . Nedda è preoccupata, perché si
è innamorata di Silvio, un giovane del paese: Canio l’ha raccolta bambina, ma
lei è stanca della vita girovaga e sogna il grande amore. Ricompare Tonio e
Nedda, infastidita dalla sua rozza corte, lo scaccia con disprezzo; per
vendicarsi, Tonio va a cercare Canio, ben sapendo che Silvio verrà a cercare
Nedda; e infatti i due amanti vengono sorpresi proprio mentre si salutano con
promessa di amore eterno e progetto di fuga. Silvio riesce a fuggire senza che
Canio abbia potuto vederlo: la lite furibonda fra Canio e Nedda viene comunque
troncata, perché bisogna cominciare lo spettacolo: 'La gente paga e rider vuole
qua'.
ATTO II. La gente accorre nel teatrino: c’è anche Silvio, che quella sera
stessa deve fuggire con Nedda e iniziare con lei una nuova vita. Comincia la
recita, in cui Nedda fa la parte di Colombina, Canio il suo sposo Pagliaccio,
Tonio lo scemo Taddeo; questi tenta di sedurre Colombina ed è al corrente d’una
sua tresca con Arlecchino (Peppe). Mentre Colombina e Arlecchino banchettano di
gusto e progettano di fuggire insieme, arriva Canio-Pagliaccio e Arlecchino scappa.
Canio però aggredisce Nedda con una passione che va ben oltre lo spettacolo ed vuole
ad ogni costo da lei il nome dell’amante; Nedda tenta di continuare la commedia,
poi replica con orgoglio, provocando la reazione rabbiosa di Canio, che la
ferisce a morte. Silvio si slancia sul palco e Canio pugnala anche lui: poi si
volge sconvolto al pubblico dichiarando : 'La commedia è finita!'
Artisti
Pagliacci
Maestro concertatore e direttore
Valerio Galli
Regia
Luigi Di Gangi, Ugo Giacomazzi
Scene
Federica Parolini
Costumi
Agnese Rabatti
Luci
Luigi Biondi riprese da Vincenzo Apicella
Nedda
Valeria Sepe
Canio
Angelo Villari
Tonio
Devid Cecconi
Beppe
Matteo Mezzaro
Silvio
Leon Kim
Un contandino
Vito Luciano Roberti
Un altro contadino
Leonardo Melani
Orchestra, Coro e Coro
delle voci bianche del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo
Fratini
Noi, due, quattro...
Regia e libretto
Elisa Fuksas
Scene
Saverio Santoliquido
Costumi
Angela Giulia Toso
Luci
Valerio Tiberi
Niccolò
Paolo Antognetti
Eva
Federica Giansanti
Lucio
Solista del Coro delle voci bianche del Maggio Musicale Fiorentino
Maria
Costanza Fontana
Mattia
Giacomo Dominici
Voci bianche
Solista del Coro delle voci bianche del Maggio Musicale Fiorentino
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
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