Teatro della Toscana

Una misura ben dosata. La commedia di Shakespeare sulle ambiguità del potere conquista il pubblico della Pergola.

Firenze: Misura per Misura con la regia di Paolo Valerio e Massimo Venturiello come protagonista.

di Domenico Del Nero

Una misura ben dosata. La commedia di Shakespeare sulle ambiguità del potere conquista il pubblico della Pergola.

Potere, sesso e ipocrisia bacchettona. Sembra la maleodorante miscela di qualche vicenda politica dei nostri giorni, invece è una commedia di Shakespeare. Non forse una delle più note e rappresentate, ma non per questa meno ricca di inquietante fascino. E’proprio questo testo che il regista Paolo Valerio e il protagonista Massimo Venturiello hanno portato al successo al Teatro della Pergola: una coproduzione Teatro stabile di Verona, Teatro della Toscana ed Estate Teatrale Veronese, che ha già raccolto numerosi consensi su altri palcoscenici prima di entusiasmare il pubblico fiorentino.

Spettacolo dal forte impatto e dall’impianto vivace, Misura per Misura comincia con un simpatico tocco metateatrale: gli attori salgono sul palcoscenico direttamente dalla platea, salutando e in qualche caso persino dando la mano agli spettatori. Le scene di Antonio Panzuto sono minimali; dei pannelli su cui compare una scritta a indicare il luogo che rappresentano (palazzo ducale etc.); i costumi, di Luigi Perego, sono piuttosto scabri ed atemporali, ma la cosa non guasta perché sono coerenti con una impostazione che vuole proprio sottolineare la (purtroppo) eterna attualità del testo del bardo di Stratford: una prospettiva cupa sottolineata anche dall’efficace gioco di luci di Nevio Cavina. Vivaci e ben coordinati i movimenti scenici curati da Monica Codena, che danno l’impressione di un caos apparente di cui però la mano sapiente del duca regge saldamente le fila. Sicuramente efficace e suggestiva, da questo punto di vista, l’idea del protagonista che dietro lo schermo di un computer attraverso un sistema di telecamere controlla quando accade.[1]

“La macchinazione e il travestimento sono i semplici inganni del testo, per raccontare il Sacro e il Rozzo del teatro elisabettiano, che diventano quelli del mondo di oggi, continuamente confusi e sovrapposti”, dichiara il regista Paolo Valerio che prosegue “ La crisi dell’ordine sociale è assolutamente contemporanea e gli attori contribuiscono alla storia portando la loro verità, all’interno di questo contest0 (…) il potere che cambia l’animo umano è il tema portante di questo spettacolo.”

Non c’è dubbio che l’aspetto “contemporaneo” del testo sia stato ampiamente evocato e sottolineato, ma a differenza di quanto avviene talvolta (anzi spesso) in analoghi contesti l’attualizzazione non è né fastidiosa né stridente, tutt’altro. Merito anche della bella traduzione di Masolino D’Amico, personaggio di spicco el mondo letterario e tetrale, ma anche di uno spettacolo diretto con mano ferma e sicura, che riesce a rendere comprensibile e avvincente un testo sicuramente difficile e anche “urticante”: il finale ad esempio, con il vicario Angelo che dopo essersi comportato da tiranno viene perdonato dal duca non manca di sconcertare e anche di lasciare un po’ di amaro in bocca; ma se la “misura” deve essere quella del Vangelo, allora si tratta di una conclusione comprensibile. Anche se si può escludere un po’ di amara di ironia: tutti felici e contenti, anche chi non se lo merita.

Decisamente buono il cast, a partire dal protagonista Massimo Venturiello nelle vesti del duca di Vienna (e del frate che il sovrano impersona per la sua finzione): una recitazione asciutta e misurata, non priva però di slanci emotivi; caratteristiche di un personaggio che cerca se stesso e di conciliare la saggezza e l’umanità con la giustizia, regale senza ostentazione anche quando indossa panni frateschi, portati tra l’altro non senza bonaria e …latinesca ironia. Simone Toni è il fedifrago tiranno Angelo; personaggio ben caratterizzato da una apparentemente casta frigidità che nasconde invece una sensualità repressa e un desiderio di potere. Personaggio freddo e decisamente odioso, perfetto contraltare al duca di Venturiello. Da segnalare poi la spassosa interpretazione di Alessandro Baldinotti che ha dato vita ai due personaggi “buffi” di Lucio e Madama Strafatta; molto validi anche i personaggi femminili Isabella (Camilla Diana) Giulietta (Federica Pizzutilo) e soprattutto la Mariana di Federica Castellini, personaggio anche questo in definitiva poco “simpatico” di cui viene abilmente messa in risalto la freddezza e la rigidità, anche se alla fine diventa un po’ vittima anche lei, costretta a u matrimonio decisamente non previsto, anche se regale. E in generale, un plauso anche a tutte le altre parti, che il pubblico ha giustamente ritenuto di elargire senza …troppa misura. Spettacolo decisamente da vedere e meditare. Prossime repliche fino a domenica 9 (ore 20,45, domenica 15,45.)



[1] Per la presentazione dello spettacolo cfr http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=9102&categoria=1&sezione=8&rubrica=8

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