I libri di Totalità

Rassegna di novità librarie: luglio-agosto 2018

di Mario  Bozzi Sentieri

Rassegna di novità librarie: luglio-agosto 2018

Marco Valle, Suez. Il canale, l’Egitto e l’Italia. Da Venezia a Cavour, da Mussolini a Mattei, (Historica Edizioni, pagg. 332, Euro 22,00)

 

Suez è un saggio che esce in vista dei 150 anni che il Canale di Suez compirà nel 2019. Un libro corposo e dettagliato che racconta in ogni suo particolare e sfaccettatura una vicenda che ha visto coinvolti gli interessi politici ed economi europei e mondiali. L’opera si snoda puntuale e particolareggiata, esponendo, dapprima, la situazione geopolitica che ha sviluppato e accresciuto l’interesse per l’area mediorientale della penisola del Sinai e la gamma di opportunità e scenari che sarebbero scaturiti dalla realizzazione di un collegamento tra il Mediterraneo e l’Oceano Indiano. Nel XX secolo, come ai tempi di Colombo, l’accesso diretto dell’Europa all’Asia si carica d’implicazioni economiche e politiche che si estendono all’Africa, geograficamente diretta interessata, ma anche al “Nuovo Continente”.

La decisione della creazione del fantomatico trait d’union e la sua realizzazione, viene seguita chirurgicamente dall’autore alternando, a beneficio del lettore, visione analitica e sintetica di quel ginepraio che è stato la vicenda del canale di Suez, un nodo Gordiano che iniziato proprio con il suo tagliarsi. Tanti, troppi interessi attorno all’incisione di un’esigua, arida lingua di terra. Un secolo e mezzo di studi, considerazioni, progetti, lavoro, traffici, ma anche intrighi politici, complotti, interessi economici, speculazioni, guerre e rivoluzioni, che ha visto coinvolti personaggi tra i più influenti del panorama politico dell’epoca.

La grande opera fu, al “tempo dell’imperialismo”, sigillo e garanzia del potere anglo-francese sul Levante e sul Mediterraneo. Per l’Egitto, espropriato e umiliato, il Canale divenne il simbolo del proprio riscatto, una lunga battaglia vinta da Nasser nel 1956 e consolidata dai suoi successori. Per l’Italia, “minore tra le potenze maggiori”, l’idrovia fu cruccio, ambizione, obiettivo ed infine, grazie ad Enrico Mattei, occasione d’incontro. Suez, quindi, come cartina tornasole per interpretare la grande partita a scacchi che si è svolta nel mediterraneo, capire l’Egitto di oggi, comprendere slanci, velleità e potenzialità del “sistema Italia”.

MONDO

Kelly M. Greenhill, Armi di migrazione di massa. Deportazione, coercizione e politica estera (Leg, pagg. 482, Euro 20,00)

 

Il problema dei rifugiati e della loro accoglienza, per le democrazie che si dichiarano depositarie dei principi umanitari e dovrebbero aprire le porte a chi fugge da guerre e povertà, nasconde in realtà tante ambiguità. I governi europei devono fare i conti con i cittadini che temono, in prospettiva, l’abbassamento del loro tenore di vita, di una diminuzione del benessere a causa dei nuovi ‘arrivati’. I timori sono accresciuti dal momento che forze ostili ai governi nazionali e gruppi finanziari eversivi si servono di queste masse in fuga, li utilizzano come armi di ricatto o strumenti di pressione, per ottenere vantaggi politici, economici e militari. La questione migratoria riappare periodicamente, sebbene con forme diverse; l’autrice ha descritto alcuni casi degli ultimi decenni in cui i gruppi umani sono stati usati per creare imbarazzo nelle nazioni occidentali: l’esodo dei cubani verso la Florida, favorito da Fidel Castro per svelare l’ipocrisia statunitense; la fuga degli albanesi dal Kosovo, cacciati da Milosevic per far pressione sulle potenze più esposte della Nato; i profughi di Haiti; l’emigrazione di nordcoreani verso la Cina. Questo testo è particolarmente utile, in un periodo in cui le migrazioni sono diventate un tema fondamentale per la sopravvivenza dell’Europa e per i partiti sovranisti. Tensioni e preoccupazioni sono aumentate dall’ipotesi che un nemico dell’occidente come l’Isis,sia sospettato di usare queste masse per infiltrare i suoi terroristi nelle società avversarie.

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Aleksandr Dugin, Putin contro Putin (AGA, pagg. 392, Euro 22,00)

La riflessione metapolitica di Aleksandr Dugin esprime una critica radicale alla nostra epoca, al mondialismo e ai ‘valori’ predominanti, inadeguati ad un mondo multipolare. Dopo anni di devastante decadenza morale e politica, Putin ha messo la Russia in condizione di opporsi al sistema ‘demoplutocratico’ del nuovo ordine mondiale. Lo stesso presidente russo, che inizialmente sembrava accettare per pragmatismo la logica liberale, ha affrontato il potere statunitense ponendosi su un piano di parità, non da vassallo, mantenendo spirito critico, indipendenza politica e determinazione alla resistenza, fondati su un rinnovato nazionalismo. In nome della Santa Madre Russia Putin è intervenuto in Siria, appoggiando Bashar al-Assad; ha favorito il ritorno alla patria della Crimea, biasimando l’intrusione occidentale in Ucraina, che attraverso Stati-fantoccio stava tentando di accerchiare Mosca. Oggi, per gli europei, Vladimir Putin è un modello, forse l’unico punto di riferimento in grado di contrastare il mondialismo e gli schemi legalistico-democratici. Del presidente russo, Dugin apprezza soprattutto il recupero della memoria storica e dell’identità culturale e religiosa russa; ne riconosce lo sforzo e la visione geopolitica, che passa attraverso il miglioramento dei rapporti con la Cina e dall’intervento nella crisi coreana. Nella sua analisi, il tradizionalista russo muove anche una critica allo ‘zar Vladimir’: quella di essersi circondato da oligarchi predatori e scandalosamente disinteressati all’Idea Russa.

SOVRANISMO

Anthony David Stephen Smith, La Nazione: Storia di un’idea (Rubbettino, pagg. LIV-123, Euro 12,00) 

Qual è la natura e l'origine storica delle nazioni? Le nazioni (e il nazionalismo) sono un fenomeno recente o antico? In un mondo dominato dall'economia transnazionale e dalla cultura globale di massa c'è ancora posto per le appartenenze e le identità nazionali? Nel corso degli ultimi trent'anni, intorno a queste domande si è sviluppato un intenso dibattito scientifico, che ha visto contrapporsi diverse scuole di pensiero: dai "modernisti" ai "perennisti", dai "primordialialisti" ai fautori dell'"etnosimbolismo". Il libro di Anthony D. Smith, uno dei principali protagonisti di questo dibattito, costituisce una rassegna critica, sintetica ma puntuale, delle diverse posizioni in campo. Al tempo stesso, offre un compendio efficace del paradigma teorico sviluppato nel corso degli anni da questo studioso. Secondo Smith, diversamente da ciò che sostengono le interpretazioni oggi dominanti in ambito accademico, per comprendere la natura delle nazioni (e del nazionalismo) occorre studiarne il radicamento storico-culturale di lungo periodo nelle strutture etniche del passato.

TEMPI MODERNI

Daniele Saponaro, Gioventù drogata. Il pericolo di liberalizzare le droghe (Historica, pagg. 76, Euro 11,00)

La legalizzazione della cannabis è da decenni uno dei temi più chiacchierati nel nostro paese. Saponaro ha deciso di affrontarla senza la volontà di indottrinare, inquadrando la questione da una prospettiva diversa. Cosa c'è dietro il movimento dell'antiproibizionismo? Cosa c'entra gente come Soros, quanto sono veri gli stereotipi sull'uso terapeutico e sul paragone con l'alcool? Perché alla nostra società sta tanto a cuore questo argomento, in un mondo dove tutto ormai viene vissuto come un diritto, dove l'unico obiettivo a cui l'uomo moderno aspira sembra essere diventato il piacere personale, scavalcando completamente un ordine e delle leggi a cui ispirarsi e alle quali rispondere? Il volume prova a scardinare queste spinose questioni, cercando di mettere in luce quanto sia essenziale e opportuna questa battaglia sulla legalizzazione.

FILOSOFIA

Martin Heidegger, Nietzsche  (Adelphi, pagg. 1034, Euro 28,00)

 Come Nietzsche aveva riconosciuto in Wagner il suo unico antagonista esistente, tributandogli con ciò il più grande onore, così Heidegger ha dedicato a Nietzsche il suo scritto più articolato che tratti di un pensatore moderno, anche se ‘inattuale’, onorandolo come “l’ultimo metafisico d’Occidente”. E come Nietzsche si distacca in tutto dagli oppositori di Wagner, così Heidegger non ha molto a che fare con tutte le generazioni di critici e biasimatori del pensiero nietzscheano; egli è, in effetti, l’unico che ‘risponda’ a Nietzsche. Questo volume raccoglie un decennio di lezioni universitarie su argomenti nietzscheani, che documentano l’impronta antidemocratica e antilluminista di Heidegger che, nel timore della meccanicizzazione della cultura americana e sovietica, si era avvicinato al regime nazista. Heidegger intendeva confutare le argomentazioni di chi considerava Nietzsche un mero esteta, riconoscendo al suo pensiero un’intima coerenza; inoltre egli affrontava il tema della contiguità fra la visione del mondo del filosofo e l’ideologia del Terzo Reich - perfetta realizzazione del nichilismo -, che si ammantava di rituali fastosi nel tentativo di colmare un vuoto interiore.

ECONOMIA

Andrea Borroni, La partecipazione finanziaria dei lavoratori all’impresa: uno sguardo d’insieme (Libellula, pagg. 448, Euro 30,00)

La partecipazione finanziaria dei lavoratori all’impresa è un tema di crescente interesse per il giurista, che coinvolge non solo, come naturale, il diritto del lavoro, ma anche il diritto societario, la filosofia del diritto, il diritto costituzionale ed europeo e, per finire, il diritto comparato.
Tale forma di partecipazione è stata variamente declinata e realizzata nelle diverse realtà giuridiche, risultando comune tanto alle esperienze di civil law quanto a quelle di common law, nell’ambito delle quali è stata favorita attraverso la previsione e l’adozione di piani ad hoc per l’azionariato dei dipendenti, divenuti poi un modello per altri sistemi che hanno tentato di imitarne i contenuti e gli effetti. Per tali ragioni, il presente volume presenta un’analisi sistematica del fenomeno partecipativo, analizzando in primo luogo l’esperienza italiana nei vari settori del diritto coinvolti ma proponendo anche un’analisi delle principali esperienze straniere.

ETOLOGIA

Elli H. Radinger,  La saggezza dei lupi. La mia vita con il branco (Sperling & Kupfer, pagg. 273, Euro 17,00)

Elli H. Radinger studia il mondo dei lupi da venticinque anni, da quando fu ammessa al tirocinio in scienze comportamentali nella riserva di Wolf Park, nello stato americano dell’Indiana. A decidere la sua assunzione non fu il direttore del parco naturale, bensì il lupo capobranco, un ammasso di cinquanta chili di muscoli, con occhi gialli dallo sguardo magnetico e dall’andatura elegante. Dopo aver appreso tutti gli atteggiamenti e i comportamenti dei lupi della riserva, l’autrice proseguì la sua formazione nella regione selvaggia del Minnesota. Vivendo in un capanno sul lago, lontana dalla civiltà, la Radinger ha osservato l’esistenza dei lupi allo stato brado, seguendo i segni del loro passaggio, dagli ululati alle tracce di sangue degli animali predati. Infine, ella ha completato i suoi studi nella zona settentrionale del Parco nazionale di Yellowstone, a 2500 metri di quota. Il saggio della Radinger descrive l’intero ciclo vitale di una comunità di lupi, dai rituali di accoppiamento all’allattamento dei piccoli, dai primi tentativi di caccia fino alla morte. Elle registra un modello di società dove il capo è autoritario ma giusto, gli adulti sono premurosi con i cuccioli e disposti ad aiutare i membri feriti, con momenti in cui sanno essere ‘mattacchioni’.

STORIA

Sergio Valzania, Sparta e Atene. Il racconto di una guerra (Sellerio, pagg. 153, Euro 12,00)

Uno dei conflitti più famosi dell’antichità è quello che vide contrapposte Sparta e Atene, città nemiche che divennero l’emblema di due visioni del mondo antitetiche. Da una parte la ‘frugale’ e ‘conservatrice’ capitale della Laconia, dall’altro lato la progressista e ‘democratica’ repubblica marinara ateniese. Solo cinquant’anni prima della guerra del Peloponneso, Tucidide sottolinea che Sparta e Atene furono stabili alleate contro l’espansione persiana. Il racconto di Erodoto sulle gesta compiute a Maratona (490), Salamina (480) e Platea (479), dove la resistenza all’Impero orientale fu guidata congiuntamente da spartani e ateniesi, lascia intravedere un diverso progetto politico alla fine del conflitto. Se gli oligarchi spartiati intendevano continuare a gestire il Peloponneso, agricolo e autarchico, come un sistema chiuso e autosufficiente, i plutocrati ateniesi volevano costituire un impero talassocratico, sviluppato commercialmente e aggressivo all’esterno. La Lega di Delo fu il loro strumento di potere; la flotta, da mezzo per difendersi dai persiani, divenne un’arma contro le città della Lega, costrette a pagare un tributo sempre più ingente.

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Nicola Bergamo, I longobardi. Dalle origini mitiche alla caduta del regno in Italia (Leg, pagg. 296, Euro 14,00)

Partendo dalle origini mitiche del popolo longobardo, Nicola Bergamo ne analizza le componenti etniche, i rapporti giuridico-sociali coi romani e la politica antibizantina, dall’irruzione sul suolo italico (568) fino alla caduta per mano di Carlo Magno (774). La presenza dei Bizantini in Italia fece da contraltare alla ‘barbaricità’ dei Longobardi, i quali furono stimolati a darsi un regno stabile, con leggi scritte – comprendenti anche le proprie tradizioni – e con una religione unica. I rapporti fra le due realtà politiche furono all’insegna degli scontri armati, e quando le relazioni fra regno longobardo ed esarcato di Ravenna divennero meno tese, lo Stato pontificio divenne il vero nemico. Il papa cercò un nuovo difensore nel popolo dei Franchi, eppure, fin dall’epoca di Liutprando, il cattolicesimo era ormai praticato da tutti gli abitanti del regno. I due secoli trascorsi dall’invasione guidata da Alboino furono segnati dall’integrazione fra le tribù germaniche federate ai Longobardi e la componente romana, dalla nascita di una monarchia cattolica e da un’acculturazione artistica e giuridica che portò la penisola italiana nel Medioevo. Anche se strenuamente attenuato dalla forza di Desiderio, il declino fu inesorabile ed egli viene ricordato come l’ultimo re longobardo: essi sopravvissero come civiltà autonoma nel ducato meridionale, che accolse i profughi dal nord Italia.

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Franco Cardini, Il sultano e lo zar. Due imperi a confronto (Salerno, pagg. 276, Euro 15,00)

Gli eventi dell’ultimo decennio ci hanno insegnato che, nel quadrante fra Mediterraneo orientale, Mar Rosso, Golfo Persico e Russia meridionale, si sta svolgendo una partita decisiva per il futuro del mondo. Questo immenso territorio, caratterizzato da una straordinaria complessità geopolitica e da una notevole ricchezza energetica (gas e petrolio), ha un fulcro: il Caucaso, l’area compresa fra il Mar Nero e il Mar Caspio. Dal Seicento questo spazio è stato conteso fra due imperi: quello zarista e il sultanato ottomano, che lottavano per l’egemonia sulle masse euroasiatiche; scomparse queste due entità statuali, la loro eredità politica è passata alle due potenze anglosassoni. L’Impero ottomano, che aveva rappresentato l’unità dell’ummasunnita vicino-orientale rispetto allo Stato sciita persiano, aveva saputo con l’opera legislatrice di Solimano il magnifico metabolizzare lo spirito giuridico dei bizantini, garantendo un saggio equilibrio fra etnie e fedi differenti. Equilibrio compromesso dai contrastanti interessi della Russia zarista e delle potenze occidentali, oltre che dalla seduzione esercitata dalla ‘modernità’ fra le élites turco-arabe. Lo smembramento dell’Impero ottomano, ratificato dalla pace di Versailles, e il crollo dell’URSS sono all’origine del caos nel mondo vicino orientale, quindi delle crisi israelo-palestinesi e del terrorismo dei movimenti fondamentalisti diffusi dall’Egitto al Pakistan.

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Luciano Garibaldi e Simonetta Garibaldi, Eventi e protagonisti del ventennio fascista (Archivio Storia, pagg. 200, Euro 18,00)

Ad oltre settant'anni dalla fine dell'Italia fascista è non solo possibile, ma doveroso, storicizzare uno dei periodi più intensi della storia della penisola. E quanto hanno fatto gli autori, fornendo del Ventennio un ritratto in controluce: né tutto male, né tutto bene. In quegli anni furono varate leggi e realizzate riforme sicuramente positive come, ad esempio, il blocco dell'inflazione e della svalutazione della lira, l'istituzione della previdenza sociale, la bonifica delle paludi, la conciliazione tra Stato e Chiesa. Per contro, si verificarono eventi deprecabili come le leggi razziali, la fine della libertà di stampa, la folle entrata in guerra contro Francia e Inghilterra. Oltre alla storia del Ventennio, raccontata con stile giornalistico nei trenta capitoli dedicati agli "eventi" (dalla "marcia su Roma" alla morte del Duce sul lago di Como), il lettore potrà ripercorrere le brevi e stimolanti biografie degli ottanta principali personaggi della storia italiana del Ventennio: dalle figure più rappresentative del fascismo (D'Annunzio, Gentile, Ciano, Balbo, Badoglio, Graziani) agli esponenti più celebri dell'opposizione (De Gasperi, Pertini, Nenni, Togliatti, Matteotti, Gramsci, Carlo e Nello Rosselli).

                                                                      ***

Danilo Breschi, Mussolini e la città. Il fascismo tra antiurbanesimo e modernità (Luni, pagg. 578, Euro 28,00)

Il fascismo fu moderno o anti-moderno? La sua ideologia, così come le sue decisioni politiche, furono una combinazione di modernità e di anti-modernità, oppure no? E se lo fu, quella ambivalenza va letta come il risultato di una consapevole strategia o piuttosto la conseguenza non voluta di scelte politiche adottate secondo circostanze casuali e necessità contingenti? Un’analisi del rapporto fra città e campagna durante il fascismo può dire qualcosa di più preciso sulla natura di quel particolare regime che fu il fascismo, se cioè si possa definire autoritario oppure totalitario?
A queste e ad altre domande risponde il volume di Danilo Breschi, frutto di una ricerca vasta e accurata. In sostanza, al centro del libro vi è il controverso rapporto fra il fascismo e la modernizzazione, letto attraverso il fenomeno dell’urbanesimo in Italia tra le due guerre mondiali, un processo di trasformazione che coinvolge e travolge costume, economia, cultura politica, antropologia e che segna, di fatto, il passaggio, spesso ancora contraddittorio e incerto, dalle comunità agricole tradizionali alla moderna società industriale.

                                                                      ***

Pierfranco Malfettani, Con le trecce sotto il basco (Italia Storica, pagg. 210, Euro 24,00)

Circondate da uno sproporzionato disprezzo, durante e specialmente dopo la fine della guerra, le ausiliarie della R.S.I. pagarono pesantemente il fatto di essere state donne schierate senza compromessi con il fascismo sconfitto. Le ausiliarie del S.A.F. non furono solo il frutto dell'emergenza conseguita all'8 settembre 1943, ma piuttosto il risultato di un percorso prospettico iniziato tempo prima, e passante attraverso la scuola dell'epoca, i fasci femminili, e le organizzazioni giovanili di massa quali l'Opera Balilla e la G.I.L., l'Opera Nazionale Maternità e Infanzia, l'Opera Nazionale Dopolavoro, le Massaie Rurali, e poi i Gruppi Universitari Fascisti. Anche a Genova, città che una consolidata leggenda marxista vorrebbe "rossa", ci furono donne che si schierarono apertamente con la Repubblica Sociale di Mussolini, anche se esse costituirono una ristretta minoranza rispetto ai numeri raggiunti prima dell'inizio del secondo conflitto mondiale. Questo libro ricostruisce le vicende di quelle ragazze genovesi che ebbero la ventura, e l'onore, di appartenere al S.A.F. della Repubblica Sociale Italiana sulla base di una vasta documentazione d'archivio e testimonianze dirette. 

STORIA DELLE DESTRE

 

Gennaro Malgieri e Federico Gennaccari, Romualdi e Almirante. Destre “parallele”  (Fergen, pagg. 174, Euro 13,00)

 

Per i trent’ anni dalla morte (maggio 1988) di Pino Romualdi e Giorgio Almirante, le Edizioni Fergen danno alle stampe un libro a quattro mani per fornire più chiavi di lettura sul ruolo svolto dal “fondatore” e dal “segretario” nella storia della destra e della politica italiana più in generale.

Malgieri che ha conosciuto da vicino i due leader, lavorando al “Secolo d’Italia”, è autore del saggio “Due uomini, un’Idea” diviso in capitoli monografici sulla “Destra possibile” di Romualdi e sull’impegno di Almirante per arrivare ad una “Nuova Repubblica”. Gennaccari che invece Romualdi e Almirante non li ha conosciuti, ma li ha solo visti in tv o ascoltati nei comizi, ripercorre le loro biografie e la storia del Msi che spesso li ha visti contrapposti ma sempre per una destra unita. Completa il libro una rassegna stampa del “Secolo d’Italia” e dei principali giornali italiani del 22-24 maggio 1988

LETTERATURA

Corrado Gnerre, Ridateci don Camillo !Giovannino Guareschi. Filosofo, teologo… e profeta

(Mimep Docete, pagg. 240, Euro 12,00)

Questo libro ha l’intento di far capire la grandezza di Giovannino Guareschi a 360 gradi. Guareschi non è stato solo un grande scrittore, ma in un certo qual modo anche un grande “teologo” ed un grande “filosofo”, pur non possedendo titoli accademici né per l’uno né per l’altro.

Un grande “teologo”, perché ci ha preso. è riuscito a “profetizzare” le conseguenze ultime della crisi della Chiesa quando questa era solo agli albori.

Un grande “filosofo”, perché in un tempo di trionfo di relativismo, situazionismo e nichilismo, egli parla del buon senso contadino, quello robustamente realista che riesce a fare anche del “comunistissimo” Peppone… un uomo della Tradizione.

LUOGHI

Carlo Agarotti, Pievi cristiane e linee druidiche (Il Cerchio, pagg. 240, Euro 24,00)

Questa ricerca si occupa dei loca sacra cristiani, dei quali si trovano ancora resti considerevoli nelle campagne dell’Alta Italia, come, ad esempio, le pievi medievali, illustrando come siano sorti negli stessi luoghi nei quali già si riunivano le popolazioni celtiche residenti nel territorio, per le loro pratiche religiose e spirituali. Alcuni vescovi del periodo, psicologi ante litteram, raccomandavano di edificare le nuove chiese cristiane nei luoghi in cui le persone già erano abituate a recarvisi per il medesimo motivo e, quindi, consigliavano di non abbattere quanto già esistente benché relativo ad un altro culto. Nel corso della ricerca, ben inquadrata storicamente, si è scoperto, quasi ad asseverare ancor meglio la tesi esposta, che i loca sacra cristiani più antichi, giacciono lungo linee rette che li congiungono tra di loro, creando sul territorio, un reticolo regolare le cui misure richiamano teoremi geometrici.

RIVISTERIA

“Storia in Rete”

Arriva in edicola il nuovo numero di Storia in Rete, la bella rivista diretta da Fabio Andriola. Questo mese, non a caso, la rivista dedica e copertina e dossier al  1918.  Per l’Italia fu l’anno della vittoria. Anzi, delle vittorie, le prime delle quali furono colte sul Piave, sul Montello e nel mare di Prevesa proprio nel giugno di cento anni fa, contro l’esercito e la marina dell’Impero Austroungarico. Storia in Rete dedica la copertina e tre lunghi interventi di Marco Cimmino, Pierluigi Romeo di Colloredo e del direttore Fabio Andriola alla riscossa dell’Italia, che dopo il disastro di Caporetto sembrava spacciata: una testimonianza che quando una nazione trova in se stessa la forza di risollevarsi, può farlo contro tutto e contro tutti.

Da una riscossa a una disfatta: quella dell’economia italiana che ha perduto uno strumento potente come l’IRI. Maurizio Blondet ne ripercorre la storia. E da una disfatta a dei trionfi tronfi. Le storie dei Nobel alla Letteratura italiani, storie di piccolezze e meschinerie, di arrivismi e di sgambetti politici raccontate da Enrico Tiozzo.

Antonello Carvigiani, quindi, racconta la figura storica di Maria Maddalena. Confusa erroneamente per secoli con la peccatrice redenta o l’adultera, l’”apostola degli apostoli” è invece un personaggio molto più reale, e molto meno conturbante, di come arte, tradizione e cinema l’hanno voluta raccontare.

Conturbante è invece – e come potrebbe non esserlo? – la vita di Casanova. Che torna protagonista di un nuovo romanzo, il cui autore, Matteo Strukul, è stato intervistato dalle sorelle Martignoni.

Sempre in punta di letteratura è l’articolo di Massimo Centini sul terribile naufragio della baleniera “Essex”, affondata da un capodoglio nel 1820, il cui equipaggio disperso nel quadrante più remoto del Pacifico dovette ricorrere al cannibalismo per sopravvivere. Una vicenda che ispirò Melville per il suo “Moby Dick”.

Infine i quattrocento anni dallo scoppio della Guerra dei Trent’anni e la setta dei Rosa+Croce spiegati da Aldo Mola e la ripubblicazione – dopo quasi 150 anni di oblio – di un memoriale filo-borbonico sulla guerra del Brigantaggio, recensito da Pino Aprile.

                                                                      ***

UN PATRIMONIO IMMATERIALE

Diorama Letterario

Giugno 2018, Nr. 343, Euro 3,00.

 

Per Patrimonio immateriale l’Unesco e il governo italiano considerano quell’insieme di pratiche e di saperi, culturali e artigianali, che le comunità hanno generato nei secoli interagendo con il loro ambiente e la natura che li circonda. La difesa di monumenti e conoscenze, opere d’arte e lingue nazionali, tradizioni orali e riti religiosi, è affidata non ad un’entità materiale ben riconoscibile, ma ad un concetto astratto: alla famigerata ’umanità’. I modi di vita e le conoscenze si trasmettono da una generazione all’altra attraverso le culture dei popoli, cioè di aggregazioni umane ben definite, insediate in specifici territori, e capaci di costruire un senso comune e condiviso dell’esistenza. Per difendere il patrimonio immateriale è, quindi, necessario tutelare questi gruppi umani dalle minacce di sradicamento e di snaturamento che la globalizzazione e l’immigrazione di massa comportano. I paesi, che volente o nolente vivono questo problema, devono sopportare un ricatto psicologico basato sulla compassione e sulla commozione, adeguatamente sfruttate dai mass media cosmopoliti. I pericoli rappresentati da questo fenomeno, testimoniati da tanti episodi di cronaca nera, sembrano scivolare sulla coscienza di prelati, filosofi e sociologi, che preferiscono nascondere le difficoltà delle comunità dietro il paravento dell’etica dell’accoglienza e con anatemi al ‘razzismo fascista’.  

 

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    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da PRESTITO il 17/07/2018 23:40:10

    Salve Sig. & Sig.ra Faccio prestiti a privati che vanno da 2000€ à 10.000.000€, concedo investimenti tra privati ed ogni tipo di prestito. Inoltre, faccio prestiti a corto, medio e lungo termine. Le mie transazioni sono assicurate da una banca che fornisce una sicurezza di quest'ultime, tutto ciò con un tasso d'interessi del 2%.Se siete interessati, contattatemi, per tutte le vostre richieste e proposte riguardo il tasso d'interesse ed i pagamenti secondo le vostre capacità. Contattatemi via mail: corinneberthier007@gmail.com whatsapp:0033756858871

  • Inserito da PRESTITO il 17/07/2018 23:39:40

    Salve Sig. & Sig.ra Faccio prestiti a privati che vanno da 2000€ à 10.000.000€, concedo investimenti tra privati ed ogni tipo di prestito. Inoltre, faccio prestiti a corto, medio e lungo termine. Le mie transazioni sono assicurate da una banca che fornisce una sicurezza di quest'ultime, tutto ciò con un tasso d'interessi del 2%.Se siete interessati, contattatemi, per tutte le vostre richieste e proposte riguardo il tasso d'interesse ed i pagamenti secondo le vostre capacità. Contattatemi via mail: corinneberthier007@gmail.com whatsapp:0033756858871

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