MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

Firenze: Amina e Violetta si contendono il palcoscenico lirico. Insieme a un impertinente giocatore ...

Tre spettacoli a partire da domani: Il giuocatore di Cherubini, La Sonnambula di Bellini e la Traviata di Verdi.

di Domenico Del Nero

Firenze:  Amina e Violetta si contendono il palcoscenico lirico. Insieme a un impertinente giocatore ...

foto di scena de La sonnambula (Simone Donati, TerraProject)

Trittico di opere al Maggio Musicale Fiorentino. Non quello canonico di Giacomo Puccini, ma tre melodrammi di tre diversi compositori che vengono a intrecciarsi nella seconda metà di novembre: Bellini, Cherubini e Verdi.  Due quasi in contemporanea sabato 18 novembre: Il Giuocatore  di Luigi Cherubini alle ore 15  e La Sonnambula di Vincenzo Bellini alle ore 20.  La prima è un intermezzo in tre parti, scritto dal compositore fiorentino all’età di 15 anni. Sarà  in scena nel foyer di galleria del Maggio per otto repliche a partire da sabato 18 novembre alle 15.30. Sul podio dell’Orchestra da Camera Luigi Cherubini di Firenze, il maestro Enrico Lombardi. La regia e le scene sono di Anna Tereshchenko.  Scritta nel 1775 su libretto di Antonio Salvi , la vicenda ricalca quella di una omonima commedia di Carlo Goldoni e fu più volte musicata (in seguito, anche da S.Prokofiev). La trama è assai semplice: Serpilla vuol separarsi dal marito Bacocco: lei non lo sopporta più perché lui la trascura a causa del vizio del gioco. Decide quindi di far ricorso al giudice per ottenere il divorzio, ma questi non è che Bacocco travestito, il quale inizia a corteggiarla e, sentendosi incoraggiato dall’inconsapevole consorte, s’ingelosisce. Fattosi riconoscere, il marito scaccia Serpilla che, caduta in povertà, è costretta a mendicare per le strade. Quando, però, i due s’incontrano casualmente, l’amore tra loro rinasce e tornano assieme. La regia porta la scena ai nostri giorni e trasforma Serpilla Serpilla  in una blogger e una lady mondana; Bicocco, figlio di genitori ricchi, passa invece il suo tempo a giocare on-line.  Nel ruolo di Serpilla (mezzosoprano) si alterneranno Myung-san Ko e Suzana Nadejde, in quello di Bicocco (baritono)  William Hernandez e Dielli Hoxha.  Gli orari  delle rappresentazioni (v. infra) sono sempre di mattina o primo pomeriggio, in quanto questa edizione è stata pensata soprattutto per le scuole e per le famiglie.

Secondo “piatto forte” della stagione, dopo la gradevolissima Rondine pucciniana, arriva la Sonnambula di Vincenzo Bellini. Una edizione che sbarca in riva d’Arno dalla laguna veneziana, essendo una produzione del Teatro La Fenice con la regia di Bepi Morassi.

La storia di quest’opera è quantomeno complessa . Il duca Litta aveva commissionato al compositore un’opera per il teatro Carcano. L’intenzione dell’impresa, per quella stagione 1830-31, era di fare seria concorrenza alla Scala e così si era assicurato i due più rinomati compositori del momento, Donizetti e lo stesso Bellini, oltre ad artisti del calibro della grandissima soprano Giuditta Pasta e del leggendario tenore Giovanni Battista Rubini.

Bellini e il suo poeta di fiducia, l’arcade Felice Romani, si accordano su un soggetto tragico: Ernani,  da un dramma di Victor Hugo, uno degli astri del romanticismo francese, che sarà poi invece musicato nel 1844 da Verdi. Forse  il personaggio non era particolarmente adatto alle corde di Bellini, ma è più probabile che il musicista volesse evitare un confronto troppo diretto con Donizetti, che stava musicando per quella stessa stagione Anna Bolena.   Si preferì allora puntare su un soggetto decisamente diverso dalla cupa atmosfera del dramma donizettiano  e che fosse di carattere pastorale ed idillico.  Fu così che Romani si impegnò a fornire un libretto tratto da un balletto- pantomima francesedi  Scribe e Aumer dal titolo La somnambule, ou L’arrivée d’un nouveau seigneur, rappresentato all’Opéra di Parigi tre anni prima. Del resto, lo scambio di soggetti non era certo una novità e Scribe era considerato  uno dei migliori autori  del teatro in musica; inoltre, poeta e compositore vi apportarono numerose modifiche, eliminando soprattutto  tutti gli aspetti comici – ma anche scabrosi e piccanti – di gusto tipicamente parigino. La vicenda venne così ad assumere un tono e una coloratura  idillico pastorale, che si rivelerà particolarmente congeniale all’ispirazione del musicista siciliano: ne deriverà una sorta di ibrido tra la favola pastorale e il melodramma semiserio.  Per quanto riguarda il tema del sonnambulismo, esso era ben noto alla letteratura romantica , soprattutto a quella che esplorava il terreno del sogno e dell’inconscio e anche il teatro operistico ne era già stato … contagiato.

Da un punto di vista musicale, l’opera presenta la piena maturazione dello stile belliniano,  basato sull’effusione melodica e sul canto: il canto sopra ogni cosa, avrebbe potuto dire  il compositore catanese. Non per nulla le arie di quest’opera furono giudicate le più lunghe e le più dolci che una mente umana potesse mai creare, e sicuramente  l’aria finale di Amina Ah non crea mirarti costituisce un ottimo esempio di ciò.  Il poter disporre tra l’altro di cantanti come Rubini e la Pasta per i ruoli principali permise al musicista una tessitura di altissimo livello, con abbondanti fioriture e una coloratura vivace e ben diversa da quella rossiniana.  La strumentazione invece fu criticata come troppo scarna ed essenziale. E’ questo un punto  che è stato contestato più volte a Bellini anche per altre opere, Norma compresa.

Se l’azione del libretto si svolge in Svizzera in una “epoca imprecisata”, l’allestimento di Morassi invece la precisa e puntualizza: primi anni trenta del Novecento, in una stazione sciistica alla moda, sempre rigorosamente elvetica, frequentata da sciatori e villeggianti. Una forzatura? Beh, certo si potrebbe dire che difficilmente Romani e Bellini avrebbero potuto immaginare una funivia per il trasporto sciatori e un vecchio torpedone rosso che appare sulla scena all’inizio del secondo atto. Ma non bisogna formalizzarsi, si è visto in definitiva ben di peggio e tra l’altro i pareri della critica su questa  messinscena, che è  del 2012, sono sostanzialmente positivi e parlano sovente di “rispetto della tradizione”, grazie anche all’impianto scenico sobrio e funzionale di Massimo Cecchetto  e ai costumi “d’epoca” di  Carlos Tieppo. Sicuramente di grande effetto la scena di Amina che vaga sonnambula su uno strapiombo roccioso, ma ovviamente si giudicherà dopo lo spettacolo. Per gli interpreti, Elvino è Shalva Mukeria, un tenore lirico ex clarinettista ormai  collaudato e con un repertorio che privilegia particolarmente Bellini e Donizetti; Amina è la rinomata soprano siciliana Laura Giordano; il conte Rodolfo è Nicola Ulivieri,  Teresa Giada Fiasconi,  Lisa Giulia Bolcato.  L’orchestra e il coro del Maggio Musicale Fiorentino sono diretti dal maestro Sebastiano Rolli.

Domenica 19 Novembre si rialza il sipario su una vecchia conoscenza: La Traviata di Giuseppe Verdi già andata in scena a Palazzo Pitti, nel cortile dell’Ammannati, nell’ estate del 2016 e di quest’anno. E’ uno spettacolo di cui abbiamo già scritto e discusso: l’opera  interpretata come una “ripresa cinematografica” . il primo atto è infatti ambientato in un un set di Cinecittà. Violetta è la primadonna e la finzione cinematografica si intreccia alla storia principale: il  celebre brindisi è infatti una ripresa con tanto di ciak, mentre la festa di Flora diventa una “pausa” con tanto di cesto della colazione, colma di comparse di ogni genere.  Violetta vestita come Anita Ekberg nella Dolce vita , canta  Sempre libera nella vasca della  Fontana di Trevi.  La finzione viene messa da parte nel secondo atto, che è nella prima parte una casa di campagna di Violetta con tanto di televisore, mentre nella seconda  una variopinta “festa del cinema” con comparse di ogni genere  e con  varie citazioni felliniane.  Il terzo invece è ambientato in una infermeria.

Si tratta senza dubbio di una lettura intelligente, che presenta alcuni punti di forza e alcune criticità, ma che è stato gradito dal pubblico e apprezzato dalla critica, anche se con qualche riserva. In questa edizione, Violetta è Francesca Dotto, Alfredo Germont  Matteo Lippi,Giorgio Germont Sergio Vitale, Flora Ana Victória Pitts.  Sul podio con l’orchestra e il coro del Maggio Musicale Fiorentino John Axelrod,  sostituito nelle ultime due recite (30/11 e 2/12)  da Matteo Rolli.


Opere

Il Giocatore (Luigi Cherubini)

Sab 18 novembre, ore 15:30
Dom 19 novembre, ore 15:30
Lun 20 novembre, ore 10:00
Mar 21 novembre, ore 10:00
Mer 22 novembre, ore 10:00
Gio 23 novembre, ore 10:00
Ven 24 novembre, ore 10:00
Sab 25 novembre, ore 15:30

 

La sonnambula ( Vincenzo Bellini)  

Sab 18 novembre, ore 20:00             
Mer 22 novembre, ore 20:00
Dom 26 novembre, ore 15:30
Mer 29 novembre, ore 20:00

 

La Traviata (Giuseppe Verdi)

Dom 19 novembre, ore 19:00
Mar 21 novembre, ore 20:00
Gio 23 novembre, ore 20:00
Mar 28 novembre, ore 20:00
Gio 30 novembre, ore 20:00
Sab 2 dicembre, ore 15:30

 

LA SONNAMBULA – trama [1]

 

Atto primo . In un villaggio tra le montagne svizzere. Contadini e contadine festeggiano le nozze di Amina, un’orfanella adottata da Teresa, padrona del mulino, con Elvino, un giovane possidente. Lisa, l’ostessa del villaggio, è l’unica persona triste in mezzo a tanta gioia, poiché ama Elvino e sa che sta per perderlo ("Tutto è gioia, tutto è festa"). Alessio, innamorato di Lisa, le fa la corte inutilmente. Amina esce dal mulino, accompagnata da Teresa, ringrazia gli abitanti del villaggio e manifesta la sua gioia ("Come per me sereno"). Giungono il notaio ed Elvino, che si è recato a implorare la benedizione sulla tomba della madre; offre l’anello nuziale ad Amina ("Prendi: l’anel ti dono"), che non sa trovar parole per esprimere tutta la sua gioia. Si ode il rumore di una carrozza: giunge il conte Rodolfo diretto al suo castello, e accetta l’invito di Lisa a pernottare nel suo albergo prima di riprendere il viaggio. Riconosce i particolari del villaggio, che non rivede dai tempi dell’infanzia ("Vi ravviso, o luoghi ameni"). Al calar della notte Teresa ammonisce il conte che un fantasma è solito mostrarsi nel villaggio, turbando il sonno degli abitanti. Il conte è incredulo, ma tutti confermano il racconto ("A fosco cielo, a notte bruna"). Si congeda galantemente da Amina, suscitando la gelosia di Elvino ("Son geloso del zefiro errante"); subito, però, la fanciulla tranquillizza l’innamorato. In una stanza dell’albergo Lisa informa il conte Rodolfo che gli abitanti del villaggio l’hanno ormai riconosciuto e si preparano a festeggiarlo. Un rumore proveniente dall’esterno li interrompe: Lisa, che non vuol essere sorpresa in compagnia del conte, si allontana perdendo il fazzoletto. Dalla finestra entra nella stanza Amina, che cammina nel sonno: il conte comprende che è lei il fantasma di cui si parla nel villaggio. Non vuole approfittare dell’innocente fanciulla e la lascia, perciò, sola nella stanza, assopita su un sofà. Giungono intanto i contadini per rendere omaggio al conte e si accorgono che Amina si trova nella sua stanza; giunge anche Elvino, avvertito da Lisa. Amina si sveglia e resta confusa tra le accuse generali; alle sue proteste d’innocenza ("D’un pensiero e d’un accento") crede solo Teresa, che nel frattempo ha trovato nella stanza il fazzoletto perduto da Lisa. Elvino ricusa le nozze; Amina sviene tra le braccia di Teresa.

 

Atto secondo . Gli abitanti del villaggio ("Qui la selva è più folta ed ombrosa") si ripropongono di sottoporre il caso di Amina al conte Rodolfo. La fanciulla tenta invano di convincere Elvino, che compiange la propria sorte ("Tutto è sciolto"), della falsità delle accuse. Giungono i villici e recano la notizia che il conte dichiara innocente Amina; ma Elvino reagisce con dispetto, togliendo l’anello alla sposa e deplorando, al tempo stesso, di non saperla cancellare dal proprio cuore. Nella piazza del villaggio. Lisa gioisce, con disperazione di Alessio, per le sue nozze con Elvino ("De’ lieti auguri a voi son grata"), che sta per condurla in chiesa. Giunge al villaggio il conte Rodolfo e proclama l’innocenza di Amina, spiegando che è entrata nella sua stanza camminando nel sonno. Elvino non gli crede; a sedare il bisticcio giunge Teresa, pregando gli astanti di non far rumore: Amina, per le emozioni, si è appena addormentata. Alla notizia che Elvino sta per sposare Lisa, Teresa esibisce il fazzoletto perduto dall’ostessa nella stanza del conte: Elvino comprende allora che Lisa mente. Compare Amina, sonnambula; tra la costernazione generale cammina su una trave fradicia e si avvicina pericolosamente alla ruota del mulino. Parla nel sonno, immaginando d’avere riconquistato l’amore di Elvino e guardando il fiore donatole dall’amato ("Ah, non credea mirarti"). Elvino le infila di nuovo l’anello, la ridesta e, fra il tripudio di tutto il villaggio, si riconcilia con lei.

 

 



[1] Fonte: https://sites.google.com/site/storiadellamusicaruffatti/riassunto-sonnambula

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