Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Histoire du soldat, ovvero calare l’autore e la sua vicenda personale all’interno della sua opera. Parola di Alessandro Talevi, il geniale e simpatico regista capace di allestimenti davvero nuovi e personali che però non stravolgono ma anzi approfondiscono ed evidenziano il significato di un testo teatrale, soprattutto di quello spettacolo complesso e davvero “dal multiforme ingegno” che è l’opera.
Talevi ha già firmato a Firenze due allestimenti davvero memorabili, L’amore delle tre melarance di Prokofiev con cui, nel Maggio del 2014, calò per sempre il sipario del vecchio e glorioso Teatro Comunale (con un congedo davvero degno di lui, come si ebbe occasione di scrivere allora) e l’Albert Harring di Britten nel festival dell’anno scorso (teatro della Pergola), atra messinscena intelligente e godibilissima. E se è vero che non c’è due senza tre, ci sono tutte le premesse perché non deluda con l’Histoire du soldat di Igor’ Stravinskij, ultimo titolo operistico dello 80° festival del Maggio Musicale Fiorentino che debutterà in prima assoluta giovedì 24 al teatro Goldoni, per un totale di 4 recite sino al 28 maggio.
Lo stesso autore la definì “una folle iniziativa”; è un opera che unisce svari linguaggi drammatici ma in cui manca un ingrediente fondamentale del melodramma: il canto. Più corretto forse definirlo balletto, sebbene anche questa definizione sia del tutto insufficiente: nasce come intreccio teatrale con pochi strumenti e personaggi e con una narrazione senza scena.
“Ho concepito la prima idea dell'Histoire du Soldat nella primavera del 1917 - narra Stravinskij -, ma non ho potuto approfondire quell'argomento perché intento alla stesura de Les Noces e a realizzare un poema sinfonico da Le Rossignol. Il pensiero di comporre uno spettacolo drammatico per un teatro ambulante m'era venuta parecchie volte alla mente fin dall'inizio della Prima Guerra Mondiale. Il genere di lavoro cui pensavo doveva esigere un organico di esecutori semplice e modesto al punto da permettere una serie di allestimenti in una tournée nelle piccole cittadine svizzere, ed essere altrettanto chiaro nel suo intreccio in modo che se ne afferrasse facilmente il senso. Il soggetto mi venne dalla lettura di quella novella di Afanasiev che racconta del soldato e del diavolo: in quella novella, quel che mi aveva colpito particolarmente era il modo in cui il soldato adescava il diavolo a bere molta vodka per poi dargli da mangiare una manciata di piombo, convincendolo che era caviale, così che il diavolo avidamente lo mangiava e tirava le cuoia. In seguito trovai altri episodi fiabeschi sul medesimo tema e cominciai a elaborare un soggetto: soltanto lo schema del lavoro è da attribuirsi ad Afanasiev e a me, perché il testo definitivo è opera di Ramuz, mio grande amico e collaboratore, a fianco del quale lavorai attentamente, traducendogli riga dopo riga il mio testo.”
Questa la testimonianza del compositore e questo è esattamente lo spirito che Talevi vuole mettere in scena, agganciandolo alla biografia di Stravinskij stesso. Il musicista si trovava in un momento difficile della sua vita, era in Svizzera ormai in esilio, aveva perduto le sue proprietà per via della rivoluzione e il coreografo Sergej Pavlovič Djagilev aveva approfittato della grande catastrofe russa per non corrispondergli più i diritti d’autore.
Lo spettacolo è stato presentato ieri alla stampa dal Coordinatore artistico dell’Opera di Firenze Pierangelo Conte, dallo stesso regista e dal direttore d’orchestra, il maestro Alpesh Chauhan.
“L’opera ‘nasce’ da Stravinskij, è uno sviluppo drammaturgico in cui la recitazione e la proiezione del suono si mescolano alla storia del soldato” – ha dichiarato Talevi , sottolineando come questo spettacolo gli stia particolarmente a cuore e di come abbia “scavato” nella psicologia del musicista per realizzarlo. “Nel 1918, Igor Stravinskij viveva sulle Alpi Svizzere con ben poca speranza di far ritorno alla sua natia Russia. La Rivoluzione d’ottobre del 1917 e il Trattato di pace di Brest-Litovsk gli avevano fatto perdere le sue proprietà in patria e lo avevano reso un esule. La collaborazione di Stravinskij con un gruppo di artisti locali del cantone di Vaud e la stretta amicizia con lo scrittore Charles-Ferdinand Ramuz si rivelarono fondamentali per la creazione de L’histoire du soldat nel 1918. Il lavoro nacque per necessità economiche: Stravinskij infatti stava cecando soluzioni per guadagnare denaro e i due idearono un'opera di ridotte dimensioni da portare facilmente in tournée nelle città di provincia della Svizzera. Stravinskij scelse un racconto popolare russo dalla raccolta di fiabe primitive di Alexander Afanas’ev, che era stata oltretutto materiale di ricerca anche per L'uccello di fuoco e Petruška. Ramuz lo trascrisse in versi francesi in rima, eliminando l’originale contesto russo in favore di un'ambientazione universale con riferimenti alla Svizzera contemporanea. Ramuz, inoltre, alterò significativamente la trama ed aggiunse, in maniera abbastanza didattica, tocchi di morale calvinista, il che è in parte in contrasto con il mondo sonoro e l’immaginazione di Stravinskij fino a quel momento della sua carriera. È questo conflitto di vedute, unito agli sforzi di Stravinskij per far coesistere il suo stile musicale assai diverso e la sua immaginazione col lavoro dello scrittore svizzero, avendo per sfondo la Prima guerra mondiale, che fungeva da catalizzatore per questa produzione. La nostra rilettura proietta il “soldato universale”, di Stravinskij e l'invenzione di Ramuz negli anni della Grande Guerra, il cui centenario celebreremo nel 2018, permettendoci di esaminare la storia attraverso il prisma di un lavoro d’arte embrionale.”
E ancora: “Stravinskij si fonde con il personaggio del Narratore e rivede sé stesso nel Soldato quando riflette sui suoi passati errori e sulle difficoltà del presente - il Soldato è un disertore dalla coscrizione forzata; Stravinskij è un disertore involontario dalla sua patria. Entrambi lontani dal far ritorno alla terra natia, ostacolati dagli inganni del Diavolo - che in questa nostra produzione è presentato come qualsiasi persona o cosa sia sentito come nemico dal Narratore: talvolta come la Guerra; altre volte come la Morte, che priva Stravinskij della famiglia, degli amici e minaccia la vita di sua moglie, e altre volte ancora come la Lussuria, il bisogno sessuale di cercare altri amanti. Il Diavolo si “tramuta” in Sergej Diaghilev, manipolatore, seduttore, capriccioso, e anche in Vladimir Lenin, il cui partito bolscevico Stravinskij detestava e considerava la morte della Russia.
L’aspetto autobiografico ci permette una riflessione sull’esilio, la diserzione, la nostalgia e l’essere senza radici, sia relativamente alla vita di Stravinskij che alla trama de L’histoire. Viene enfatizzato il bisogno universale dell’artista di dare espressione alla creatività di fronte all’insicurezza, alla sofferenza e alla terribile catastrofe umana. L’esperienza multi-nazionale e multi-linguistica di Stravinskij offre importanti stimoli e si traduce in un lavoro che utilizza le lingue dei principali Paesi che prendono parte alla Prima Guerra Mondiale: Inghilterra, Francia, Germania, Russia e Italia. L’histoire du soldat, una composizione che combina gli elementi espressivi di musica, recitazione, narrazione e danza, è ampliata nelle sue sezioni in prosa da un disegno sonoro che riempie i vari scarti narrativi e contribuisce a trasportarci all’interno del mondo immaginario e dei ricordi nostalgici del compositore. L’atmosfera ed il realismo dell’originale racconto popolare russo sono richiamati in tutta la produzione e segnano un punto di partenza dove la tensione tra l’immaginazione di Stravinskij e quella del suo poeta è in forte rilievo e fornisce impeto drammatico al lavoro.”
Talevi ha poi parlato di altri interessanti particolari: la scenografia riproduce lo studio del compositore stesso, mentre anche le parti in prosa saranno sottolineate da un sound design particolare: all’inizio dello spettacolo c’è ad esempio un Lieder di Schubert cantato dal celebre basso Šaljapin, compatriota e amico del compositore.
Uno spettacolo dunque che si annuncia di grande interesse e senz’altro da seguire.
L'Histoire du soldat
(Storia da leggere, recitare e danzare in 2 parti)
Musica di Igor' Stravinskij
Editore Chester Music - Rappresentante per l'Italia: Casa Ricordi, Milano
Testo di Charles-Ferdinand Ramuz
Nuova creazione ispirata all'omonima opera da camera di Igor' Stravinskij
Musiche aggiuntive di Anonimo e Franz Schubert
Testi aggiuntivi di Kara McKechnie e Alessandro Talevi
Artisti
Direttore Alpesh Chauhan
Regia Alessandro Talevi
Drammaturgia Kara McKechnie
Scene e costumi Madeleine Boyd
Luci Marco Faustini
Videoproiezioni Apparati Effimeri
Sound designer Andrea Baggio
Movimenti coreografici Anna Maria Bruzzese
Personaggi e interpreti:
Soldato Martin Bassindale
Diavolo Alex Blake
Narratore Benjamin Victor
Principessa Chiara Mogini
Firenze, teatro Goldoni:
Mer 24
maggio, ore 20:00
Sab 27 maggio, ore 20:00
Dom 28 maggio, ore 15:30
Lun 29 maggio, ore 20:00
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