Militari sotto rito

Raccomandata del ministero della Difesa: il canone d’affitto è raddoppiato

Nessuna trattativa, nessun preavviso e i soldi prelevati automaticamente dalla pensione

di Steve Remington

Raccomandata del ministero della Difesa: il canone d’affitto è raddoppiato

Militare senza più problemi di adeguamento del canone

Per carità, di dare una bella sforbiciata alle scorte - modello barbiere anni settanta - non se  ne parla proprio, figuriamoci poi la riduzione dei benefit concessi ai parlamentari. Lo psuedo-leghista Roberto Maroni per esempio, ministro dell’Interno impegnato a studiare da premier, ne è un esempio perfetto. Per andare a seguire i lavori dei giovani industriali a Capri, una sorta di raduno di Big Jim  dal portafoglio gonfio, il titolare del Viminale si è portato dietro un piccolo esercito. Forse pensava di andare in Val di Susa, non a Capri. E quello di Bobo è solo un esempio fra i mille possibili, per  non parlare dell’abuso dei voli di Stato per interessi privati. Insomma la casta resta casta e a pagare questo circo Barnum sono i contribuenti e i militari. Già la  mannaia dei tagli, o dell’aumento improvviso di canoni e affitti, si è abbattuta anche su di loro. Per farla breve ed arrivare al punto ufficiali e sottoufficiali d’Italia, uniti questa volta  non dalle stellette ma un  destino a dir poco beffardo, si sono visti recapitare a domicilio una lettera raccomandata del ministero della Difesa con la quale viene comunicato loro l’adeguamento del canone d’affitto degli alloggi occupati, sia quelli di servizio, sia quelli ottenuti prima di andare in pensione. Certo, in tempi di vacche magre, anzi magrissime, una revisione delle entrate è cosa buona e giusta. Ma diventa maledettamente cattiva quando l’adeguamento richiesto è fuori dalla grazia di Dio. Un esempio pratico su tutti. Ufficiale dell’esercito in congedo per motivi di servizio, si è fatto tutte le missioni all’estero e si è preso anche una coltellata per curare un ferito locale. Avrà ben diritto a continuare ad occupare, sebbene con affitto maggiorato, l’alloggio che aveva quando era in servizio. Ebbene, sino  a ieri pagava mille euro d’affitto, da domani, senza nessuna possibilità di mediazione, dovrà pagarne 2500. Una follia. Soprattutto se lo stesso trattamento viene riservato anche al maresciallo in pensione da qualche anno, che fino a ieri sborsava 800 euro per l’alloggio e da domani dovrà versare nelle asfittiche casse della Difesa il doppio esatto.

Possibile che a pagare i costi di dismissioni mancate, caserme invendute e lasciate a marcire da anni, mantenimento di una pletora di sottosegretari e vassalli vari, siano coloro che hanno permesso all’esercito Italiano, di tutte e quattro le armi, di diventare quello che oggi è, ovvero stimato e apprezzato anche dagli americani per professionalità e competenza? Purtroppo è ciò che sta accadendo. E siccome  il capo dello Stato, come recita la Costituzione, è il primo comandante del nostro sistema Difesa, ufficiali e sottoufficiali alloggiati in case del ministero, hanno scritto una lettera a Giorgio Napolitano per chiedere il suo intervento. Intervento necessario, va detto, visto che il “salto del canone” è figlio di un enorme inghippo legislativo, nel quale leggi, regolamenti, normative e finanziarie varie si aggrovigliano fra loro, creando  un nodo gordiano. E la lettera al presidente della Repubblica fotografa perfettamente la situazione. “Autentici drammi familiari si stanno consumando nella assoluta indifferenza delle Autorità e gli appelli che giungono alla nostra Associazione (Comitato nazionale utenza e valorizzazione Demanio militare di abitazione ndr) lo testimoniano. Vengono colpiti maggiormente gli utenti residenti nelle città capoluogo del Centro-Nord”, si legge nella missiva inviata al Quirinale, “ove per marescialli con pensione o stipendio di 1.800 - 2.000 euro, i nuovi canoni raggiungono importi di 800 - 2.000 ed anche 2.500 Euro. Ma anche stipendi più consistenti, ne rimangono inevitabilmente colpiti. Vale a dire, sono superiori in taluni casi all’intero stipendio o pensione. In un caso a noi noto di 2.640 euro su uno stipendio di 1.200 euro”. Ecco, forse è caso il d’intervenire prima che sia troppo tardi, considerato che il Parlamento sembra aver sottovaluto gli effetti di quanto deciso. “In questa incertezza, una cosa è certa”, affermano i militari, “i canoni notificati già hanno validità immediata agli effetti pratici. In taluni casi sono superiori al totale dello stipendio o pensione disponibile, e verranno trattenuti automaticamente”. No, non possono essere sempre i soliti  a pagare.

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