I Libri di Totalità

Adonis, Violenza e islam-

di Mario  Bozzi Sentieri

Adonis, Violenza e islam-

Adonis, Violenza e islam- Un grande intellettuale arabo spiega le cause profonde del terrorismo islamico  (Guanda, pagg. 200, Euro 14,00)

 

Oggi lo Stato islamico, invocando la legge della sharῑ‘a, ostenta una barbarie che supera ogni immaginazione. Il suo compito sarebbe quello di ripulire la terra dell’islam da tutto ciò che minaccia la sua purezza. E in nome di questa purezza si commettono i crimini peggiori: uccisioni, stupri, massacri, saccheggi, vendita di donne, distruzione di siti archeologici e storici… «È la rovina» scrive Adonis (pseudonimo del poeta arabo Ali Ahmad Said Esber)  «che caratterizza lo stato attuale del mondo arabo, un mondo in cui si politicizza la religione e si sacralizza la politica.» Il libro affronta il tema della violenza come aspetto costitutivo dell’islam e, passando al tempo presente, mette a fuoco i temi più drammaticamente attuali: il fallimento della Primavera araba, gli attentati terroristici, la nascita dell’Isis.

 

Alessandro Campi, La politica come passione e come scienza (Rubbettino, pagg. 200, Euro 14,00)

 

Sono trascorsi più di trent’anni dalla scomparsa di Raymond Aron (1905-1983), uno dei più grandi intellettuali europei della seconda metà del Novecento, ma la sua produzione scientifica – specie quella che ha avuto per oggetto le relazioni internazionali e la fenomenologia dei conflitti armati – riveste ancora oggi un grande interesse. Ma lo stesso può dirsi per i suoi lavori più “militanti” dedicati all’analisi critica delle ideologie contemporanee: dal marxismo al conservatorismo. E proprio a questi aspetti del pensiero aroniano sono dedicati i saggi di Alessandro Campi presentati in questo volume. Che richiamano l’attenzione, come si evince dal titolo stesso della raccolta, anche su un altro aspetto della personalità di Aron: la sua continua e virtuosa oscillazione tra ricerca accademica e giornalismo. Per lui l’universo della politica, nelle sue molteplici espressioni e varianti, è stato al tempo stesso un tema di studio scientifico, da condurre in modo freddo e oggettivo, e una passione civile, il che lo ha portato a intervenire pubblicamente (spesso in modo polemico) nei grandi dibattiti che hanno scandito la storia politico-culturale della Francia e dell’Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Professore universitario e pensatore “partecipante”: due dimensioni che Aron – fedele al suo credo liberale e alla sua visione realista del mondo e della politica – è riuscito a coniugare grazie alla sua indipendenza dal potere, allo spirito di osservazione che l’ha sempre contraddistinto e all’assoluta libertà di giudizio che ha dimostrato durante tutta la sua vita. Un modo di intendere il lavoro intellettuale che, in un’epoca segnata dallo specialismo accademico e dalla crescente divaricazione tra politica e cultura, rappresenta probabilmente la sua eredità maggiore e più impegnativa.

 

EUROPA

 

Gonzague de Reynold, La casa Europa. Costruzione, unità, dramma e necessità (D'Ettoris, pagg. 180, Euro 22,90)

Che cos'è l'Europa? È  un continente? Apparentemente no, essendo meglio qualificabile come penisola asiatica. È  caratterizzata da unità etnica? Proprio no, oggi più che mai. Essa è invece fondata su un'unità culturale. Anche San Giovanni Paolo II quando, alle soglie del terzo millennio, ha parlato di Europa come di «[...] concetto prevalentemente culturale e storico, che caratterizza una realtà nata come Continente grazie anche alla forza unificante del cristianesimo, il quale ha saputo integrare tra loro popoli e culture diverse». Dunque, dire «Europa» significa fare riferimento soprattutto a una costruzione culturale, a una «casa comune europea» che trascende le basi geografica ed etnica convenzionali. La presente raccolta vuole aiutare a un inquadramento di tale identità.

 

MONDO

 

Nelli Goreslavskaya, Putin, Storia di un leader. La Russia, l’Europa, i valori Pagine-I libri del Borghese, pagg. 250, Euro 18,00)

 

Come argomentano gli osservatori più attenti e i politici più responsabili, ora più che mai la Russia di Vladimir Putin è, per l'Europa, un interlocutore necessario e un potenziale prezioso alleato contro la minaccia terroristica islamista. Lo è al pari - anzi, più ancora - dell'Egitto di al Sisi, della Siria di Assad e dell'Iran di Rovhani. Soprattutto dopo gli attentati di Parigi, che hanno imposto il tempo delle scelte, conoscere meglio la figura complessa di Putin è quasi doveroso. L'uomo che da un quindicennio si propone e si impone come uno tra i maggiori leader mondiali non può essere liquidato alla stregua di un politico "pericoloso", tutto cinismo e spregiudicatezza, come cercano di dipingerlo molti governanti e media occidentali sulle due sponde dell'Atlantico.
  Anche per queste ragioni è importante approfondire la sua figura e la sua storia, ben tratteggiata criticamente in questa biografia di Nelli Goreslavskaya, ora disponibile ai lettori italiani. È un contributo rilevante perché ricostruisce il percorso di Putin nella sua interezza, dall'infanzia a Leningrado (San Pietroburgo) in una casa popolare (kommunalka) con bagno e cucina condivisi tra più famiglie, fino alla conquista del potere a Mosca, passando per la sua severa esperienza come agente del Kgb nella Germania comunista e i primi incarichi politici nella sua città natale. Quello dell'autrice è anche il racconto di una progressiva consapevolezza di essere e di poter diventare un leader; una consapevolezza conquistata sul campo, con un innato senso del dovere e una grandissima ambizione che lo hanno portato infine alla guida carismatica di una grande potenza mondiale.

 

ECONOMIA

 

Gaël Giraud, Transizione ecologica. La finanza a servizio della nuova frontiera dell'economia (Emi, pagg. 288, Euro 16,00)

 

Questo libro è un saggio di economia, ma si legge come un thriller. Come in un giallo l'autore indaga partendo dagli indizi (subprime, cartolarizzazioni, Collateralized Debt Obligations) identifica le prove (le scommesse fraudolente delle banche sulla pelle dei correntisti), cerca il colpevole (la crisi è morale), rintraccia il movente ("la legge del più forte"). Ma Gaël Giraud, che prima di esser gesuita è stato banchiere e conosce di persona il mondo degli hedge fund e delle Banche centrali, si spinge oltre. E traccia la strada per cercare un futuro di vita alla nostra società, rattrappita dentro lo schema del "paradigma tecnocratico" (papa Francesco) che mira a ottenere di più (risorse, prodotti, benessere) con meno (sforzi, investimenti, partecipazione).Transizione ecologica significa una società di beni comuni in cui il credito sia considerato mezzo e non fine per realizzare riforme a vantaggio di tutti e benefiche per l'ambiente: rinnovamento termico degli edifici, cambi di prassi nella mobilità, tasse più alte per chi inquina, in pratica "un'economia sempre meno energivora e inquinante". "La transizione ecologica sta ai prossimi decenni come l'invenzione della stampa sta al XV secolo o la rivoluzione industriale al secolo XIX - spiega Giraud -. O si riesce a innescare questa transizione e se ne parlerà nei libri di storia; o non si riesce, e forse se ne parlerà fra due generazioni, ma in termini ben diversi!".

 

 

PARTECIPAZIONE

 

Mimmo Carrieri, Paolo Nerozzi, Tiziano Treu (a cura di), La partecipazione incisiva. Idee e proposte per rilanciare la democrazia nelle imprese (Il Mulino, pagg. 376, Euro 20,00)

 

La crisi economica, la perdita di rappresentanza dei corpi intermedi, la ritualità e l’inefficacia della concertazione pongono l’esigenza non solo di affrontare le questioni legate alla rappresentatività sindacale e alla riforma della struttura contrattuale, ma anche di riprendere la riflessione sulla partecipazione dei lavoratori e il tema di una diversa democrazia industriale. Partecipazione e codeterminazione sono le parole chiave: non sono solo modi nuovi di affrontare le trasformazioni economiche, i cambiamenti tecnologici, il mutamento dell’organizzazione del lavoro, i necessari miglioramenti del prodotto per concorrere nel mercato globale. Ma anche il modo di interpretare i cambiamenti dei rapporti di forza tra capitale e lavoro, e la generale svalorizzazione del lavoro avvenuta in questi anni. Dalla discussione collettiva di un gruppo di studio di Astrid sono nati i saggi raccolti in questo volume, che mettono a fuoco i caratteri e gli strumenti che può assumere una declinazione italiana della partecipazione, a partire dalle esperienze concrete sui luoghi di lavoro e dalla ricerca di affinità con impianti regolativi stranieri, in particolare Germania e Francia. L’analisi non nasconde le contraddizioni di questa stagione e le criticità del contesto socio-politico italiano, ma valorizza le potenzialità dei diversi percorsi e delle diverse forme partecipative già esistenti in Italia. Ne emergono soluzioni anche innovative rispetto a quelle sperimentate nei Paesi a più consolidata esperienza partecipativa, e una trama di regole che potrebbe essere tradotta in intese tra le parti o in dispositivi di natura più generale. Nel nuovo contesto economico e sociale la sfida è rivolta a tutti. Alle imprese, chiamate ad una nuova responsabilità; agli attori pubblici, chiamati a misurarsi concretamente con il rilancio della competitività del Paese; ai sindacati, chiamati a ripensare il loro ruolo e la loro stessa identità collettiva.

 

TEMPI MODERNI

 

Chiara Atzori, Gendercrazia, nuova utopia  (Sugarco, pagg. 200, Euro 16,50)

 

La "teoria gender" esiste o non esiste? Sesso e gender sono equivalenti? Mass media, legislatori, politici e in generale la società intera sono sollecitati da una visione antropologica in cui la differenza tra maschile e femminile è oscurata e proposta come liberamente opzionabile a seconda delle preferenze individuali. Una nebulosa di istanze psicanalitiche, materialiste, unite al femminismo e all'omosessualismo militanti oggi sta diventando una modalità di pensiero egemonico unico, ribattezzato "gendercrazia" per il suo potente apparato di sostegno economico e mass mediatico. Il gender in effetti è una visione antropologica distorta, teorica e scollegata dalla realtà, partorita da élites accademiche grazie alla saldatura tra la cosiddetta French theory e l'oligarchia progressista americana, un ristretto gruppo di persone dotate di grande potere economico e ampio accesso ai sistemi di comunicazione.

 

 

PENSIERI FORTI

 

Roger Scruton, Essere conservatore  (D'Ettoris, pagg. 296, Euro 20,90)

 

Essere conservatore condensa e aggiorna le riflessioni che il filosofo Roger Scruton va svolgendo dai primi anni 1970 sulle origini, gli sviluppi e i vari aspetti di quel pensiero conservatore anglosassone che trova in Edmund Burke alla fine del secolo XVIII uno dei «padri fondatori». Alla luce dei suoi princìpi, e di una fitta trama di riferimenti culturali, Scruton sottopone a critica serrata le varie correnti ideologiche che dominano la scena della politica attuale – il na­zionalismo, l'ambientalismo, per esempio, ma anche l'islamismo. Ne scaturisce un'agile apologia del conservatorismo, una prospettiva che solo a tratti è riuscita a «bucare» la cultura post-illuministica dominante nel mondo occidentale lungo tutto l'Ottocento e il Novecento, ma non per questo è meno fondata nei suoi presupposti critici e positivi.

 

 

STORIA

 

Angela Pellicciari,  Una storia della Chiesa (Cantagalli, pagg. 368, Euro 24,00)

 

Trecentocinquanta pagine per una storia della Chiesa? Poche ma sufficienti per tracciare una sintesi articolata delle caratteristiche della Chiesa attraverso i secoli. Questo libro parla di fatti, documenti, storie, profezie, peccati e santità, che permettono di distinguere il vero dal falso, la propaganda anticattolica dall’effettiva realtà ecclesiale. Che raccontano la gloria della vita dei martiri e dei santi accanto alle concrete difficoltà, ambiguità e compromessi dei rapporti dei pontefici col potere temporale. Si tratta di una sintesi, e, come tale, personale; sono stati scelti, fra i tantissimi, quegli avvenimenti che possono aiutare a comprendere i principali nodi, sfide e difficoltà che la Chiesa si è trovata ad affrontare nel corso del tempo.

 

***

Stanislao Fioravanti (a cura di), Innocenzo III. Lettere all'Inghilterra (1202-1215) - L'epistolario tra il Pontefice, il re Giovanni Senza Terra, l'Arcivescovo di Canterbury Stefano Langton, i vescovi e i baroni inglesi negli anni che portarono alla concessione della Magna Charta Libertatum (Il Cerchio, pagg. 136, Euro 12,00)

 

Innocenzo III. Lettere all'Inghilterra (1202-1215) è un'opera che vuole celebrare due fatti storici di 800 anni fa: la concessione della Magna Charta Libertatum da parte del re d'Inghilterra Giovanni Plantageneto ai suoi baroni ribelli (Runnymede, 15 giugno 1215), un documento da molti posto all'origine del parlamentarismo e della stessa democrazia inglese; e la morte a Perugia, il 16 luglio 1216, di Innocenzo III, uno dei papi più importanti del Medioevo.

Il duro contrasto sorto in quegli anni tra Innocenzo III e il re Giovanni, avverso all'arcivescovo di Canterbury Stefano Langton eletto dal papa, è ricostruito a partire dalla traduzione di 44 lettere - tratte dalla Patrologia Latina del Migne - intercorse tra i vari attori della vertenza. Proprio nelle parole dirette dei protagonisti crediamo stia l'interesse principale del volume

 

                                                                      ***

 

Gaetano Rasi, Tutto è cambiato con la prima guerra mondiale (Tabula Fati, pagg. 196, Euro 15,00)

Questo libro affronta il tema dei mutamenti strutturali, sociologici ed economici, prodotti nel nostro Paese dalla guerra 1915-1918 e le immediate conseguenze negli anni che vanno dal 1919 al 1922. Lo sforzo organizzativo fatto dall'intero popolo italiano, accanto ai grandi sacrifici derivanti dalle imprese belliche, ha inciso profondamente sugli eventi storici successivi. La stessa concezione dei compiti di uno Stato in epoca moderna è derivata da avvenimenti che sembravano solo di emergenza. L'intera consistenza sociale della nazione italiana, la sua politica economica e la concezione della vita dei singoli cittadini ne hanno risentito tanto che, al di là della cronologia tradizionale, si fa iniziare il Novecento con il 1915 così da essere stato chiamato "il secolo breve". Lo stesso Secondo conflitto mondiale, nonché quanto è ad esso succeduto, deriva in gran parte dagli assetti giuridico-istituzionali, politico-territoriali e dalle incidenze ideologiche maturate allora. Questo libro documenta, insieme con i cambiamenti prodotti dallo sforzo bellico, anche le conseguenze prodotte nell'immediato dopoguerra, prodromi degli avvenimenti successivi. 

                                                                      ***

 

Martina Mussolini, Andrea Piazzesi e Edoardo Fantini,  Fascismo: Stato sociale o dittatura? (Cantagalli, pagg. 320, Euro 20,00)

Sei  anni di ricerca tra libri, documenti, archivi di Stato e studi sulla Carta del Lavoro di Bottai, per arrivare a “Fascismo: Stato sociale o dittatura?”, scritto a sei mani da Martina Mussolini, figlia di Guido, nipote di Vittorio e pronipote del Duce, e i senesi Andrea Paizzesi e Edoardo Fantini, alla loro prima esperienza libraria.

Il libro descrive l’esperienza dello Stato fascista, corporativo e sociale, e del suo tentativo di contemperare gli interessi dei lavoratori come quelli degli imprenditori, nel nome di una più ampia idea nazionale.

La prima parte del libro va dal 1914 al 1924 e racconta della trasformazione dell’Italia liberale, tra i moti dell’Internazionale Socialista e la Grande Guerra, proseguendo con le lotte tra socialisti e fascisti, l’abbattimento del liberalismo e le premesse all’associazionismo fra lavoratori con il sindacalismo al centro dell’idea di Stato. La seconda parte ci porta poi nel 1926-27, anni in cui nasce proprio la Carta del Lavoro. Seguono gli anni dal ’30 al ’34, con la maturazione dal sindacalismo al corporativismo. Ricco il compendio iconografico, con la riproduzione di originali opuscoli d’epoca, e fotografico.

 

                                                                      ***

 

Fondazione Craxi (a cura della)  La notte di Sigonella – Documenti e  discorsi  sull’evento che  restituì orgoglio all’Italia (Mondadori, pagg. 276, Euro 18,00)

 

E’  lunedì 7 ottobre 1985 quando, dal cuore del Mediterraneo, rimbalza fino a Goteborg, in Svezia, un SOS dalla nave da crociera italiana Achille Lauro: 545 persone sono state sequestrate da un gruppo di terroristi palestinesi. La prima risposta del governo italiano è di carattere militare: prepararsi al peggio e attrezzarsi ad assaltare la nave. Ma il presidente del Consiglio Craxi, la cui prima preoccupazione è salvare gli ostaggi, vuole innanzitutto giocare le carte politiche e diplomatiche in suo possesso. Dopo una lunga sequela di colpi di scena e di eventi drammatici, come l'uccisione di Leon Klinghoffer, un cittadino americano disabile, i terroristi vengono intercettati su un Boeing 737 dell'EgiptAyr da quattro caccia F-14 statunitensi e obbligati a dirigersi verso l'Italia. Ronald Reagan in persona chiede l'autorizzazione all'atterraggio nella base NATO di Sigonella, in Sicilia, e l'immediato trasferimento in America degli assassini. L'atterraggio avviene alle 00.16 dell'11 ottobre: comincia così "la notte di Sigonella". Sigonella è suolo italiano, così come italiana è la nave in cui è stato commesso il crimine: l'Italia ritiene pertanto che il caso sia soggetto ai poteri della sua giurisdizione. Gli USA sono di parere opposto, essendo americano il cittadino ucciso. Il velivolo con a bordo i terroristi e due mediatori dell'OLP ripartirà per Roma, seguito da aerei non identificati. Dopo ore di febbrili trattative i mediatori lasceranno l'Italia su un aereo di linea iugoslavo, all'insaputa però del ministro della Difesa Spadolini, provocando, oltre a uno strappo significativo tra Italia e Stati Uniti, una crisi di governo. I sequestratori saranno invece assicurati alla giustizia italiana. In questo libro, il racconto di Craxi – costruito a partire dai suoi discorsi parlamentari, dalle conferenze stampa, dalle lettere, e anche da documenti e appunti inediti, come la documentazione del CESIS e del SISMI, i report delle conversazioni avute con l'Achille Lauro, fino alle intercettazioni del Mossad e ai dispacci del Dipartimento di Stato americano – ci consegna un affresco preciso e puntuale degli avvenimenti.
Craxi, con il suo diniego coraggioso, dimostrò che i vincoli dell'Alleanza atlantica e gli stretti legami di amicizia con gli Stati Uniti potevano e dovevano coesistere con principi di giustizia internazionale.  Egli attribuiva importanza vitale alla stabilità e alla pace nel Mediterraneo e nel Medio Oriente; per lui, infatti, lo sviluppo e la stessa esistenza dell'Europa erano indissolubilmente legati alla possibilità di perseguire nella regione uno sviluppo condiviso che favorisse l'integrazione delle economie e l'avvicinamento delle civiltà. Le cose, poi, sono andate diversamente, sino alle tragedie dei nostri giorni. “La notte di Sigonella” rimane comunque impressa in maniera indelebile come una storia di coraggio, di orgoglio nazionale ma anche di umanità, coerenza e lungimiranza politica.

 

SCUOLA

Massimo Cerulo, Gli equilibristi. La vita quotidiana del dirigente scolastico: uno studio etnografico (Rubbettino, pagg. 160, eBook)

 Quali sono le attività principali svolte dal Dirigente Scolastico nella sua quotidianità professionale? Quali e quanti ruoli si trova “costretto” a recitare? Quanto interagisce e quali comportamenti adotta nel rapporto con docenti, personale ATA, studenti e soggetti esterni al campo scolastico? Che rapporto instaura con il Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi e con gli altri suoi più stretti collaboratori? Lo studio raccontato in questo libro, promosso dalla Fondazione Giovanni Agnelli, prova a rispondere a queste domande. Sulla scia dei suoi precedenti studi, Massimo Cerulo segue “come un’ombra” quattro Presidi di scuole secondarie superiori in quattro regioni italiane (Piemonte, Veneto, Calabria, Puglia) raccontando e analizzando comportamenti, dialoghi, interazioni, non detti. Il risultato è un’innovativa ricerca sociologica che focalizza lo sguardo su una delle figure professionali più discusse degli ultimi mesi nonché sul mondo della scuola italiana il quale, come un paesaggio impressionista, spesso varia in base al contesto locale in cui ci si trova.

 

CLASSICI

Carl Schmitt, Stato, grande spazio, nomos (Adelphi, pagg. 527, Euro 60,00)

Molto tempo prima che venisse coniato il semplicistico termine di "globalizzazione", Carl Schmitt aveva visto, con lucidità profetica, come "l'universalismo dell'egemonia anglo-americana" fosse destinato a cancellare ogni distinzione e pluralità spaziale in un "mondo unitario" totalmente amministrato dalla tecnica e dalle strategie economiche transnazionali, e soggetto a una sorta di 'polizia internazionale'. Un mondo spazialmente neutro, senza partizioni e senza contrasti - dunque senza politica. Per Schmitt non il migliore, ma il peggiore dei mondi possibili, sradicato dai suoi fondamenti tellurici. Fedele alla 'justissima tellus', Schmitt persegue invece l'idea che non possa esservi 'Ordnung' (ordinamento) mondiale senza 'Ortung' (localizzazione), cioè senza un'adeguata, differenziata suddivisione dello spazio terrestre. Una suddivisione che superi però l'angustia territoriale dei vecchi Stati nazionali chiusi, per approdare al 'principio dei grandi spazi': l'unico in grado di creare un nuovo 'jus gentium', al cui centro ideale dovrebbe tornare a porsi l'antica terra d'Europa, autentico 'katechon' di fronte all'Anticristo dell'uniformazione planetaria nel segno di un unico "signore del mondo". Certo è che la prospettiva di Schmitt, già delineata ottant'anni fa, appare oggi più attuale che mai, e il suo pensiero si conferma come essenziale per la lettura della nostra epoca

PERSONAGGI

Luca Lezzi, Filippo Corridoni. Un sindacalista rivoluzionario (Circolo Proudhon, pagg. 130, Euro 11,00)

Lettore di Piscana, Mazzini, Sorel, Rensi e Marx, agitatore degli scioperi generali del 1912 e del 1913, instancabile oratore, uomo carismatico, schietto e sincero, nemico del riformismo socialista, avverso al colonialismo e soldato volontario al fronte, in cui morì nel luglio del 1915, Filippo Corridoni fondò, insieme all'amico Alceste De Ambris, il sindacalismo rivoluzionario italiano. Il teorico marchigiano è riuscito a penetrare la storia delle idee ricollocando al centro del dibattito il ceto produttivo dei lavoratori. Luca Lezzi ripercorre la vita e l'opera di Corridoni e descrive anche uno dei momenti storici più controversi ed infuocati del Novecento, convinto che "la riscoperta e l'attualizzazione del pensiero di Filippo Corridoni passano anche per i motivi che lo hanno relegato all'oblio".


ETOLOGIA

 Jonathan Gottschall, Il professore sul ring. Perché gli uomini combattono e a noi piace guardarli (Bollati Boringhieri, pagg. 328, Euro 23,00)

 

Perché gli uomini combattono? Per scoprirlo, Jonathan Gottschall si immerge in un viaggio nella scienza, nella storia e nella letteratura della violenza, narrandoci di duelli all’alba, di sport al limite del suicidio, di arti marziali, di riti di iniziazione, di pugilato e di molto altro ancora. Quello che scopre è che più una società mette in mostra la propria violenza in contesti regolati, meno la violenza tracima poi davvero nelle strade. Il combattimento, insomma, è una strategia vincente, che ha consentito alla nostra specie di prosperare, stabilire le sue inevitabili gerarchie e minimizzare i rischi di uno scontro reale.
Tuttavia, una cosa è scrivere della violenza, ben altra è provarla sulla propria pelle. Ed è proprio questo che ha fatto Gottschall: si è iscritto a un club di «arti marziali miste» ed è finito a fare un vero combattimento «nella gabbia», di quelli con poche regole, se non quella, universale, di abbattere l’avversario. Solo dopo essersi preso la sua dose di botte, quindi, Gottschall si è messo a scrivere questo libro, con ben altra consapevolezza del tema.
Il risultato è affine a quello del suo libro precedente, L’istinto di narrare: una prosa effervescente, ironica, un’erudizione che spazia dalla letteratura al fumetto passando per la biologia evoluzionistica, e un’infinità di storie vere che tengono il lettore incollato alla pagina. Il tutto racchiuso in un quadro concettuale estremamente originale.

LETTERATURA

Dominique de Roux, La morte di Céline (Lontana, pagg. 135, Euro 16,00)

Pubblicata in Francia nel 1966, quest'opera dello scrittore, editore e agitatore culturale Dominique de Roux ha contribuito in maniera determinante a far sì che le visioni e l'opera di Louis-Ferdinand Céline non venissero seppellite con lui alla sua morte. De Roux, all'epoca appena trentunenne, è riuscito  a togliere lo scrittore dall'oblio nel quale era stato relegato dopo la sua scomparsa e a legittimarlo letterariamente, suscitando una discussione critica che ancora oggi non accenna a fermarsi. Un saggio critico-letterario, un omaggio a Céline, una profonda e sofferta riflessione sullo stato della letteratura e sul conformismo degli intellettuali. "La morte di Celine" è un flusso di coscienza che ci permette non solo di scandagliare a fondo l'anima dello scrittore, veggente e narratore dell'Apocalisse, ma anche di fissare il nostro sguardo nell'abisso del XX secolo, che continua a proiettare le sue luci e le sue ombre sul nostro tempo e oltre. Prefazione di Marc Laudelout. Curatore Andrea Lombardi.

RIVISTERIA

Come fanno a difendersi i bambini che sono inconsapevolmente indottrinati al gender in molte scuole? Come fanno a parlare contro teorie pericolose quando magari i loro stessi genitori sono disinformati? Come fanno a parlare le donne povereche, in tutto il mondo, sono sfruttate da nuove "tecniche riproduttive" come l'utero in affitto? E i piccoli che vengono trasferiti per contrattoda una madre surrogata a una ricca coppia di committenti oppure che vengono eliminati nell'utero materno prima che possano emettere il primo grido? Chi parla per loro?

Per tutti questi essere umani, e per tanti altri che non possono difendersi da soli dalla manipolazione dell'uomo sull'uomo, ProVita si è sempre proposta di parlare "nel nome di chi non può parlare". E lo fa attraverso un canale privilegiato: la rivista "Notizie ProVita".

"Notizie ProVita" è la rivistadi ProVita Onlus, punto di riferimento per il mondo pro-life e pro-family italiano. La rivista è stata recentemente "rinnovata": più pagine, più approfondimenti, per essere sempre informati sui temi bioetici più attuali e discussi. Per ascoltare un'altra voce rispetto al "pensiero unico" trasmesso dai media e dalla stampa mainstream.

“Notizie ProVita”: abbonamento ordinario Euro 30,00.

Per contatti: antonio.brandi@notizieprovita.it

 

 

 

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