Editoriale

Nuovi giullari e cattivi maestri

Il caso De Luca, e quello del negazionista Irwing, lo studioso va in galera e l'intellettuale viene assolto

Giuseppe del Ninno

di Giuseppe del Ninno

e parole, dunque, non sono più pietre. Vi è stato un tempo - recente, ma che sembra confinato negli archivi della storia remota - in cui gli appelli, i manifesti, le interviste, le dichiarazioni pubbliche degli intellettuali potevano determinare mutamenti di orientamento nelle scelte dei politici e nella sensibilità della gente. Tutto questo, s'intende, nel bene e nel male, al punto che si è potuto parlare di "cattivi maestri" e di guide luminose. Magari, col tempo, i ruoli si sono invertiti e le definizioni, come i protagonisti a cui venivano affibbiate, sbiadite; in ogni caso, le loro parole, buone o cattive, avevano un peso.

Oggi, la sentenza di assoluzione di Erri De Luca, accolta da un sospiro di sollievo e da un coro unanime di lodi, ha sancito la fine di quel periodo. Dunque, la sua "istigazione al sabotaggio" della tav in Val di Susa, pur da lui orgogliosamente rivendicata, è insussistente come reato.
Da oggi, un intellettuale è libero di dire e dichiarare ciò che vuole, con la certezza che le sue parole non lo trascineranno in tribunale e meno che mai in galera. Sorte diversa toccò, per limitarci ad alcuni, a Guareschi, Marinetti e Busi, ma, l'abbiamo detto, erano altri tempi.
Con questa sentenza, l'intellettuale torna ad assumere le vesti multicolori del giullare, l'unico, alla corte dei sovrani assoluti, a potersi permettere irriverenze che ad altri sarebbero costate la prigione o il patibolo.
Cosa dite? Che in galera oggi sono andati studiosi come David Irving, colpevole di negazionismo? Dite che il reato d'opinione, nel nome di quella libertà di pensiero sbandierata anche in questa occasione, non dovrebbe esistere più? Eppure quel reato è stato recepito nelle legislazioni di tanti paesi "democratici" d'Europa (la Francia in primis), e se ora riguarda quasi soltanto l'aborrito negazionismo, non è detto che presto non si possa estendere a qualsivoglia ricerca scientifica, revisione storiografica, dichiarazione pubblica, in aperto dissenso con il "pensiero unico globale".
Magari, domani sarà perseguibile penalmente chiunque voglia sostenere e invocare le forze dell'ordine per disperdere i sabotatori della tav e, chissà, del ponte sullo stretto o di qualche altra "grande opera".
Certo, ai nostri legislatori. Da oggi, spettera' l'arduo compito di conciliare vocabolario e codici: istigazione alla prostituzione? Mai più. Vilipendio? Meno che mai (con l'eccezione, magari, di qualche codicillo da utilizzare contro l'avversario politico di turno). E' vero: all'insegnante che, nell'intento di rimproverarla, aveva invitato una sua alunna in microgonna ad andare a fare la escort ad Arcore, potranno essere comminati i tre anni di carcere richiesti dal pm; ma qui non era accusato un illustre intellettuale.
Tornando a De Luca, il quale, mescolando diritto e politica, rivendica la funzione positiva del sabotaggio e a riprova cita gli esempi (nientemeno!), di Gandhi e Mandela, ci ha deluso anche per un altro motivo. Invece di gioire per l'assoluzione, avrebbe dovuto rammaricarsi, per non aver visto coronata dall'aureola del martirio in carcere, la sua istigazione, pardon, esortazione; che del resto, in linea con il suo intervento, aveva trovato riscontro in atti violenti, dai quali solo per buona sorte non sono derivate conseguenze letali.

Così è : per il diletto del nuovo sovrano assoluto, che non è più persona individuabile e si cela dietro la Massa obbediente alle parole d'ordine del Pensiero Unico, lasciamo che i nuovi giullari continuino a fare i cattivi maestri.

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