spigolando dai giornali

I giornali ora scoprono le dannosità degli statuti speciali delle regioni

di Vincenzo Pacifici

I giornali ora scoprono le dannosità degli statuti speciali delle regioni

Negli ultimi giorni sono apparsi su Totalità due articoli particolarmente felici.  Il primo è dovuto al nostro direttore, la quale ha affrontato e denunziato la questione, ignorata e sottovalutata o strumentalizzata per gli appoggi concessi agli immigrati del blocco ultraquinquennale degli stipendi agli statali. E’ un blocco che si traduce in una sostanziale, avvilente diminuzione ed in una mortificazione di donne ed uomini attenti ai problemi della collettività, che si è espresso – a prova di quanto grave sia la chiusura del governo al pari di quella mostrata incivile e asociale per i pensionati – con l’”avvertimento” lanciato ai giudici della Corte costituzionale per eventuali profondi buchi di bilancio.

   E’ questo, come quello degli insegnanti, un settore in crisi maltrattato dal PD e sottoposto alle puerili rodomontate del “premier” e trascurato da FI, interessata soltanto a curarsi degli imprenditori e dei ceti produttivi settentrionali. E’ la stessa negligenza, per gli statali si può senza esitazione parlare di antipatia atavica, palesata dalla Lega, ostile da sempre e non da oggi.

   La seconda nota, di qualità e di spessore analogo, è di Mario Bozzi Sentieri, che guarda ai risultati e al futuro programmatico di FdI, partito per il quale sono improcrastinabile un ruolo più grintoso, una articolazione più aperta e l’onere di scelte qualificanti, in primis il rilancio della destra. Interessa in modo speciale sulle ipotesi programmatiche un’ “azione culturale, rispetto a cui sviluppare finalmente da destra, una organizzazione, di semina, a partire dalle amministrazioni locali, ma nella prospettiva di un’autentica ricostruzione nazionale, che parli di identità e valori condivisi”.

   Immaginiamo l’area sconfinata e vantaggiosa, che si aprirebbe, ove il partito, accantonando nelle regioni le ambizioni e le tentazioni poltronistiche, iniziasse una campagna di censura delle Regioni, la crisi a detta dell’eterno scopritore dell’ “acqua calda”, Sergio Rizzo, è “per certi versi irreversibile”.

   FdI, di è cui auspicabile un imminente ampliamento delle file, a differenza del giornalista segnalato, potrebbe vantare l’ostilità indiscutibile e l’avversione storica della destra agli enti territoriali regionali, e rammentare la responsabilità, sin dall’assemblea costituente, del PCI e della DC.

   Rizzo poi scopre – potremo dire finalmente – la pericolosa dannosità degli statuti speciali “che hanno trasformato certe autonomie in privilegi inconcepibili”. Si accorge, ora nel 2015, che “le Regioni investono somme faraoniche in sedi istituzionali scimmiottando lo Stato centrale”.  Conclude banalmente : ”è arrivato il momento di guardare allo specchio e discuterne seriamente”, come si trattasse soltanto di parlare o peggio discettare e non fosse un problema di enorme spessore e soffocanti riflessi. Un tema – problema da porre sui tanti sul tappeto in un quadro politico, in cui l’opposizione, oltre la questione degli immigrati, non mostra e non riesce a mostrare grinta e determinazione in passaggi cruciali dell’attualità, come lo scandalo romano, in cui non vengono segnalate con la dovuta forza e nella loro complessità le pesanti compromissioni del Pd .

   Del resto il “garzoncello scherzoso”, al quale, a livello di G7, è stata indicata la strada della bonomia  e non della voce grossa, adottata su contrapposto suggerimento tra noi, con risultati comunque meschini, è stato accolto non dall’inno nazionale, dalla canzone “Azzurro” di Paolo Conte e secondo alcuni osservatori è mancato poco che gli mettessero in mano un mandolino e gli facessero portare le pizze sotto il sole della Baviera.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 09/06/2015 13:33:05

    Non è mai troppo tardi ravvedersi: vale anche per Sergio Rizzo. Del resto, tanto per stare al Corriere, Goffredo Buccini ha scritto un libro molto critico, giustamente, sulle regioni. Nel campo del centrodestra riscoprire questo aspetto critico sulle regioni è davvero positivo. Le regioni, istituite, con decorrenza dal 1970m con il voto contraio allora del Pli, MSI e Partito Monarchico, sono risultate delle macchine mangiasoldi con sede megalattiche appunto, vedi Lombardia, per esempio. Certo anche il centrodestra ha delle responsabilità con almeno dieci anni di potere negli ultimi tempi ma su questo la mia teoria, dall'estrema periferia, è stata che il centrosinistra"inizia l'aratro e poi il centro destra prosegue il solco". Del resto l'alleato Lega aveva scoperto la Padania e il governo locale, vedi vicende anche delle province. A questo punto non rimane che aspettare: di certo non possono essere tollerati statuti speciali, tanto di moda anche per modalità di votare, vedi recentemente Sicilia, Aosta e Trentino. L'occasione di modifica del Titolo V, a suo tempo concesso da Prodi e compagni alla Lega, per ingraziarsela, è l'occasione per provvedervi. Speriamo che anche le corazzate dei giornali siano coerenti su questo fronte.

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