'Dal mondiale brasiliano una nuova geopolitica calcistica'

Il pallone smarrito, il libro sul calcio di Gennaro Malgieri

di Giuseppe del Ninno

Il pallone smarrito, il libro sul calcio di Gennaro Malgieri

La copertina del libro

Ormai da tempo il calcio ha smesso di essere un semplice sport, e la sua stessa dimensione ludica appartiene a origini remote e quasi dimenticate. In linea con la sensibilità diffusa e le esigenze della nostra epoca, il calcio che porta le sue principali società nei listini di Borsa, vanta fatturati che incidono sul PIL dei rispettivi paesi di appartenenza, smuove entusiasmi, interessi  e – ancora – montagne di denaro di masse crescenti di telespettatori, e non solo in occasione dei periodici campionati e delle più importanti competizioni di Coppa, sta assumendo anche un peso culturale e addirittura letterario non indifferente.

Senza soffermarci più di tanto sull’attenzione manifestata nei confronti di questa disciplina da Autori di primo piano sulla scena mondiale, da Henry de Montherlant a Jorge Luis Borges, da Desmond Morris a Nick Hornby, da Manuel Vazquez Montalban a Javier Marias, basterebbe una visita in libreria per rendersi conto che, anche in Italia, il calcio ispira saggi e perfino versi (ricordate Umberto Saba? E Fernando Acitelli?). Qui però piuttosto che dar conto dell’ultimo libro di Mario Sconcerti (Storia del gol)  o di quello di Silvano Calzini (Figurine – I grandi scrittori raccontati come campioni del pallone), desideriamo soffermarci sul recente lavoro di Gennaro Malgieri, “Il pallone smarrito” (Edizioni Tabula Fati, pag. 112, Euro 10).

Già il sottotitolo –  “Dal mondiale brasiliano una nuova geopolitica calcistica” – fornisce un sicuro orientamento sulle intenzioni dell’Autore, che nel volume ha raccolto i suoi interventi per una testata “on line” in occasione, appunto, dei mondiali del 2014. Anche un importante scrittore uruguaiano, scomparso proprio in questi giorni, Eduardo Galeano, ha dedicato un libro al calcio, a partire da una rapsodica storia dei mondiali, uscita da noi col titolo “Splendori e miserie del gioco del calcio”; ora, pur con le rispettive storie e sensibilità e in piena originalità, certe pagine di Malgieri riecheggiano alcuni passi di Galeano, specialmente nel rimpianto per i campioni del passato e nel timore che la nuova dimensione economica assunta dal “gioco più bello del mondo” possa snaturarne fino in fondo e irrimediabilmente la carica poetica e metaforica. In proposito, i capitoli dedicati a Garrincha e Di Stefano sono illuminanti.

Malgieri è però attento non solo alla dimensione “eroica” e solitaria del campione – azzardando anche previsioni sulla carriera di questo o quel talento emerso nel recente mondiale brasiliano – ma, pur nello spazio ristretto di un commento giornalistico, intuisce e sottolinea grandi movimenti di civiltà e percorsi collettivi di questa o quella nazionale, rappresentativa in senso eminente di questo o quel popolo, prendendo spunto dalle partite giocate nei giorni del Mondiale. Sì, un approccio geopolitico, quello di Malgieri, che va al di là della mera dimensione sportiva.

In piena coerenza con le tendenze manifestate soprattutto in politica e in economia, ascese e declini vengono registrati e offerti al lettore come metafora e chiave interpretativa del momento storico di questo o quel paese: il calcio, secondo Malgieri, è ad esempio un’occasione di riscatto individuale e collettivo di tanti popoli africani, ma anche opportunità di rivalsa di alcuni paesi latinoamericani, fin qui succubi di un’egemonia, non soltanto calcistica, di un Brasile in crisi e di un’Argentina da troppo tempo incapace di vincere. Insomma, per l’Autore, leggere in controluce i fenomeni legati al calcio, in particolare nella nostra Italia, dove il calo demografico, la decrescente disposizione al sacrificio e alla disciplina, le responsabilità di dirigenti propensi a privilegiare supposti vantaggi finanziari di corto respiro rispetto ad una programmazione basata sul rilancio dei vivai e delle scuole-calcio, gettano, anche in questo settore, una luce sinistra sul futuro delle giovani generazioni.

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