I Libri di Totalità

Rassegna mensile di novità librarie: Aprile 2015

di Mario  Bozzi Sentieri

Rassegna mensile di novità librarie: Aprile 2015

La copertina del libro

Alain De Benoist, Oltre l’uomo e la donna – Contro l’ideologia gender (Circolo Proudhon, pagg. 62, Euro 6,00)

 

A detta delle istituzioni l’ideologia gender non esiste. Il termine “genere” è solo un sostituto meno discriminante del troppo deterministico “sesso”. Perché se il sesso non si può scegliere, il genere – maschile o femminile – dipende da una decisione personale. Eppure questa teoria sembra più influente che mai e negli asili nido gli educatori tentano di abbattere gli “stereotipi” relativi ai sessi facendo giocare i maschi con le bambole e le femmine con i soldatini. Così è successo a Saint-Ouen, sotto l’elogio dei telegiornali nazionali. Ma così sta succedendo in tutta la Francia – e nel Nord europeo – dove alle elementari gli insegnanti si armano della letteratura transgender per patrocinare i propri corsi: “Papà porta una gonna”, “Tango ha due papà”, “Jean ha due mamme”. Ecco i nuovi romanzi di formazione. In questo breve pamphlet, affiancato da un saggio che fa il punto sulla situazione italiana, Alain de Benoist ripercorre i presupposti e le vicende di un’ideologia che nel silenzio dei nostri Media sta destrutturando le meravigliose differenze tra l’uomo e la donna e così anche la famiglia come l’abbiamo sempre conosciuta.

 

ITALIA

 

Corrado Giustiniani, Dinosauri. Nessuna riforma ci libererà dai superburocrati di Stato (Sperling & Kupfer, pagg. 203, Euro 17,00)

 

I dirigenti pubblici incassano molto ma restituiscono poco. Con o senza "tetto" retributivo, restano i più pagati al mondo, e allo stipendio aggiungono un premio di risultato. Erogato a tutti, capaci e meno capaci, e ottenuto purché si rispetti la routine, senza imporre indicatori che migliorino i servizi destinati ai cittadini. Alti burocrati dei ministeri e di Palazzo Chigi, del parastato, delle agenzie fiscali, delle regioni e degli enti locali: duecentomila dirigenti sulla carta, ma settantamila con compiti effettivi di guida. È possibile trasformare questa armata in un corpo amministrativo efficiente e responsabile? Corrado Giustiniani ha spulciato una babele di leggi, decreti e contratti, ha dato la caccia a dati ben protetti, ha confrontato privilegi e posizioni. Un viaggio nel presente, arricchito da tappe quasi esotiche: nel mondo degli ambasciatori e in quello dei giudici costituzionali, degli avvocati dello Stato e dei dipendenti del Parlamento. Un viaggio nel passato, lungo i nove anni impiegati nella macchinosa ricostruzione di un tetto retributivo che è risultato pieno di buchi fra le tegole. E ancora indietro sino alla metà degli anni Settanta, quando scoppiò sui giornali il bubbone della giungla retributiva, che indusse Sandro Pertini a dimettersi da presidente della Camera. Ma un viaggio anche nel futuro, oltre l'indignazione e la protesta, per mostrare le vie da battere perché la nuova burocrazia sia di stimolo e non di freno allo sviluppo.

 

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Sabino Cassese, Governare gli italiani – Storia dello Stato (Il Mulino, pagg. 408, Euro 28,00)

 

Siamo tutti scontenti dello Stato italiano. Perché un Paese con un passato tanto ricco è oggi così povero? Perché una società tanto vivace si dà poteri pubblici incapaci di procurarle infrastrutture, giustizia, servizi, benessere? Perché le classi dirigenti non sono mai riuscite a ridurre l’altissimo debito pubblico con cui lo Stato è nato? Perché la macchina pubblica appare tanto debole con i forti, forte con i deboli? Interrogativi che non hanno mai mancato di occupare le ricerche degli storici o dei politologi. Mancava però a questo quadro composito uno sguardo (e una ricostruzione) dall’interno della macchina statale italiana che sapesse coniugare lo scorrere degli eventi storici esterni al loro sedimentarsi e stratificarsi nella “sala ingranaggi” : il luogo dove, fatalmente, idealità e progetti sono destinati ad incontrarsi con la realtà e dove anche le più meritorie intenzioni possono infrangersi. Uno sguardo che solo un autorevole studioso delle organizzazioni statali come Sabino Cassese può avere, e che ci restituisce una storia del nostro farsi Stato senza infingimenti.

 

MONDO

 

Domenico Quirico, Il grande califfato (Neri Pozza, pagg. 240, Euro 16,00)

Il giorno in cui, per la prima volta, parlarono a Domenico Quirico del califfato fu un pomeriggio, un pomeriggio di battaglia ad al-Quesser, in Siria. Domenico Quirico era prigioniero degli uomini di Jabhat al-Nusra, al-Qaida in terra siriana. Abu Omar, il capo del drappello jihadista, fu categorico: «Costruiremo, sia grazia a Dio Grande Misericordioso, il califfato di Siria… Ma il nostro compito è solo all’inizio... Alla fine il Grande Califfato rinascerà, da al-Andalus fino all’Asia». Questo libro non è un trattato sull’Islam, poiché si tiene opportunamente lontano da dispute ed esegesi religiose. È soltanto un viaggio, un viaggio vero, con città, villaggi, strade e deserti, nei luoghi del Grande Califfato. Parte da Istanbul e si conclude in Nigeria, fa tappa a Groznyj in Cecenia e nelle pianure di Francia, nel Sahel e in Somalia. Parla di uomini, delle loro storie, delle loro azioni e omissioni. Mostra come al-Dawla, lo stato islamista, esista già, poiché milioni di uomini ogni giorno gli rendono obbedienza, applicano e subiscono le sue regole implacabili, pregano nelle moschee secondo riti rigidamente ortodossi, vivono e muoiono invocandone la benedizione o maledicendone la ferocia.


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Ferruccio Gambino e Devi Sacchetto, Nella fabbrica globale – Vite al lavoro e resistenze operaie nei laboratori della Foxconn (Ombre corte, pagg. 230, Euro 20,00)

 

Smartphone, tablet, notebook console da gioco e computer da tavolo sono oggi il simbolo del progresso, della libertà e della creatività. Il luccicante individualismo creativo sembra lontano anni luce dalle fabbriche dell'era industriale. Questo libro, frutto di un ampio lavoro di ricerca, documenta come tale lontananza, in realtà, sia solo illusoria. Gli strumenti elettronici sono prodotti alle catene di montaggio, in larga parte in Cina, da milioni di giovani lavoratori e lavoratrici provenienti dalle aree rurali più povere del paese. Le tecnologie elettroniche degli imprenditori di sé dipendono dunque dal sudore di masse operaie irreggimentate. La creatività degli uni si regge sul lavoro più anonimo e invisibile degli altri. Nel caso della Foxconn, la più grande multinazionale di assemblaggio di componenti elettronici, balzata alla cronaca negli ultimi anni per una serie di suicidi che hanno coinvolto i suoi dipendenti, le condizioni e i ritmi di lavoro, gli orari e i turni massacranti, le ferie impossibili e le basse retribuzioni, disegnano una realtà che stride enormemente con l'immagine dei campus in cui si progettano i nuovi "gioielli" dei maggiori marchi dell'elettronica. Accanto a una approfondita analisi delle condizioni di vita e di lavoro nelle fabbriche dislocate in Cina, il volume propone due contributi sulle esperienze lavorative nella Repubblica Ceca e in Polonia.

 

                                                           

TEMPI MODERNI

 

Roberto Volpi, La nostra società ha ancora bisogno della famiglia ? Il caso Italia (Vita e Pensiero, pagg. 176, Euro 15,00)

 

Estesa, ricostituita, allargata, di fatto, unipersonale, convivente, non convivente... Le forme di famiglia di cui oggi si censisce, e non solo da un punto di vista statistico, l'esistenza sono davvero tante e in continua variazione. La famiglia cambia pelle, e questo suo trasformarsi, si dice da più parti, è segno di vitalità, di capacità di risposta ai mutamenti della società. Siamo proprio sicuri che sia così? Roberto Volpi, statistico attento a far dialogare i dati con la vita e i comportamenti sociali del nostro Paese, sfata questo e altri miti mostrandoci una realtà ben diversa con la quale fare i conti. La famiglia nella sua modalità 'tradizionale', fondata sulla coppia unita in matrimonio e aperta ai figli, ha svolto un ruolo fondamentale nel risollevare le sorti dell'Italia appena uscita dalla Seconda guerra mondiale e ha goduto di ottima salute fino a metà degli anni Settanta, poi la sua traiettoria vitale ha preso un'altra strada, fino alla situazione di oggi, caratterizzata da una perdita di prestigio che si misura in numeri di matrimoni e di figli mai così bassi nella storia d'Italia. Le cause di questo scivolamento, peraltro condiviso con gli altri Paesi occidentali, sono tante, ma il vero punto della polverizzazione della famiglia in forme sempre più contingenti e provvisorie è culturale, e trova la sua origine nella transizione in atto nell'Occidente post-moderno da un tipo di società i cui assetti economico-produttivi necessitavano di una forte famiglia...

 

                                                                       

POLITOLOGIA

Giuseppe Fornari, Catastrofi della politica - Dopo Carl Schmitt  (Gangemi, pagg. 304, Euro 30,00)

Che ne è della politica, in un'epoca che, oltre a essere segnata dalle catastrofiche il XX secolo ha lasciato dietro di sé e da quelle che il XXI non si stanca di minacciare, è afflitta da una complessiva catastrofe del Politico, sempre più svuotato di credibilità e rappresentatività? L'autore ritiene che per rispondere sia necessario fare l'opposto del rifugio nell'attualità che oggi si ritiene il non plus ultra del rinnovamento e dell'intelligenza. A questo chiacchiericcio irreale Fornari contrappone una riflessione mirante a individuare le scaturigini prime della politica e della stessa cultura in esperienze collettive di mediazione, consistenti originariamente nel sacrificio, e capaci di far sorgere da se stesse il mondo. Ad accompagnare lungo questo percorso, oltre a una serie di autori che vi hanno apportato essenziali termini di confronto come Georges Bataille, Simone Weil, Hannah Arendt, René Girard, è il politologo più geniale e controverso del Novecento, Carl Schmitt, del cui pensiero Fornari ricostruisce i nodi cruciali, dalla coppia amico/nemico alle diverse “edizioni” della sua teologia politica. Ma Schmitt è ancor più interessante per il suo coinvolgimento complice e testimoniale nella catastrofe della Germania e in quel che ne è seguito, il nuovo ordine degli esponenti del Bene determinati a spoliticizzare ogni conflitto e a demonizzare ogni opposizione. Schmitt è uscito sconfitto e umiliato da queste esperienze, ma nella lucidità cristiana con cui egli le ha interpretate ci offre il germe per un ripensamento presente e futuro del Politico, dinanzi a un avvenire malcerto in cui l'unica speranza di senso, l'unica mediazione produttrice di mondo starà nel capire le ragioni dei vinti, nel far proprie le difese dell'umanità.

 

ECONOMIA

Gioacchino Roberto Di Maio, L’economia del Calcio. Una prospettiva comparata Italia-Inghilterra  (Tabula fati, pagg. 232, Euro 15,00)

Gli anni Novanta ci hanno condotti ufficialmente per mano nell'epoca del calcio-business. Il flusso di denaro investito nel settore calcistico nell'ultimo ventennio ha causato una metamorfosi nelle modalità di conduzione gestionale delle società di calcio, le quali hanno dovuto abbinare alla gestione sportiva anche quella finanziaria e commerciale per poter competere sui nuovi mercati che si prospettavano all'orizzonte. Se in precedenza l'unico aspetto importante per i club erano i risultati sul terreno di giuoco, ora fondamentali sono diventati anche quelli economici, patrimoniali e finanziari. Ciò vale soprattutto per le squadre che hanno deciso di quotare i propri titoli sui mercati regolamentati.
Un processo di trasformazione che è stato completato all'estero, in Inghilterra soprattutto, ma non in Italia, dove i club restano ancor oggi ancorati a preistorici meccanismi che non massimizzano i reali profitti del mondo calcio accontentandosi degli introiti classici. Il saggio di Di Maio  si inserisce nel filone di una serie di studi sulle caratteristiche strutturali, sui comportamenti degli attori organizzativi e sulle performance economiche del settore del calcio professionistico allo scopo di comprendere se i club italiani abbiano o meno potenzialità tali da innescare un circolo virtuoso che, muovendo dallo sfruttamento del brand a fini commerciali e dalla gestione degli stadi, possa annullare il gap da quell'Inghilterra lontana anni luce e che assume sempre più i contorni di terra promessa sotto il profilo dei ricavi derivanti dalle molteplici attività economiche oggi connesse al mondo del calcio.

GEOPOLITICA

Pierre Gauchon e Jean Marc  Huissoud, La geopolitica in 100 parole (Gremese, pagg. 126, Euro 9,90)

Il volume, con un linguaggio accessibile a tutti, svela il complesso universo della geopolitica, ossia la disciplina che studia le influenze esercitate dalla collocazione geografica sulla storia e le vicende politiche di un popolo, di una nazione, di uno stato. Strutturate in capitoli che affrontano diverse aree tematiche (le nozioni di base, gli attori, le armi, le implicazioni e il mondo attuale), queste 100 definizioni - da "Aiuto internazionale" a "Balcanizzazione", da "Terrorismo" a "Zona grigia", passando per "Delocalizzazione", "Equilibrio strategico", "Nemico", "Territorio" e "Villaggio globale" - propongono al lettore un approccio completo a una disciplina di strettissima attualità, che investe il campo della geografia, dell'economia, della sociologia... e le vite di tutti noi molto più di quanto potremmo credere.

 

MONDO  CATTOLICO

 

Alessandro Gnocchi, Mario Palmaro – Il buon seme fiorirà (Fede & Cultura, pagg. 160, Euro 16,00)

Mario Palmaro è stato lo scrittore cattolico che, con Alessandro Gnocchi, ha osato per primo mettere pubblicamente nero su bianco perplessità e critiche sul pontificato bergogliano. Ma è stato anche lo studioso e il maestro che ha mostrato come nel campo della bioetica sia possibile tenere una condotta cattolicamente ineccepibile al servizio della fede, della ragione e della legge naturale. Ed è stato, con Gnocchi, l'inventore di un genere letterario capace di mettere alla berlina vizi, tic, errori e tradimenti di un cattolicesimo sempre più refrattario alla buona dottrina e arrendevole al mondo. E poi è stato anche tanto altro ancora, a cominciare dal marito e dal padre capace di tradurre nella vita di tutti i giorni ciò che scriveva e insegnava. Fino alla morte, il momento in cui ha testimoniato come muore un cristiano. In questo libro, Alessandro Gnocchi ha raccolto il ricordo di un gruppo di amici per mostrare come la vita di Palmaro sia stata la testimonianza di tutto questo, nella vita pubblica e privata.

 

 

PENSIERO FORTE

 

Marcel de Corte, L’intelligenza in pericolo di morte (Effedieffe,  pagg.264, Euro  14,40)

 

L’intelligenza in pericolo di morte è la descrizione di un dramma: la crisi della civiltà contemporanea. Marcel de Corte  ne tenta una coraggiosa sintesi. Anzi, fa di più: ne prolunga il lento, inesorabile progredire, fino all’estremo limite di quella che si potrebbe definire una diagnosi clinica, toccando il male profondo che ha colpito l’intelligenza umana e la minaccia di morte. L’analisi e gli argomenti rivelano la loro forza liberatrice nell’appassionata denuncia dei Mass Media, strumenti condizionatori dell’uomo d’oggi che si crede tanto più autonomo e libero dei suoi predecessori, ed è invece succube di un potere nascosto.  Colpito, esautorato nell’intelligenza, che è la sede di ogni libertà, egli  è esposto ai pericoli di qualsiasi propaganda di pochi “eletti” manovratori; vi è tanto abituato che non vede come le parole che gli vengono quotidianamente imbandite non coincidono con la realtà in cui si muove. Marcel de Corte non teme di dire: «Il nostro mondo è così poco materialista da essere, da capo a fondo, fin nelle sue turpitudini, perfino nel suo erotismo, una costruzione mentale».Ecco la triste sorte dell’Uomo contemporaneo, che vive nell’illusione più terminale mentre si crede padrone dell’Universo, affetto com’è da una grave forma di dismisura.

                                                                                   

 

ALCHIMIA

 

Giuseppe Sermonti, Alchimia della fiaba (Lindau, pagg. 256, Euro 22,00)

 

Giuseppe Sermonti da molti anni si dedica a una serrata riflessione intorno alla scienza e alla sua pretesa di elaborare la sola spiegazione valida della realtà. Denunciando la sua presenza sempre più invadente, compie una sorta di «percorso a ritroso», recuperando come termini di confronto i saperi che la scienza ha messo in disparte negli ultimi due secoli: la religione e la tradizione popolare, interpretazioni diverse ma coerenti della Natura e della sua sacralità. Affascinato dalla struttura simbolica della vita, dalle sue leggi eterne e ordinate, Sermonti mette in discussione il metodo scientifico quale unica via di accesso alla verità e rivitalizza il senso della fiaba, intesa come rappresentazione delle strutture profonde dell’Universo, come narrazione allegorica delle attività fondamentali dell’uomo, la caccia e l’agricoltura innanzitutto. In particolare, in quest’opera ormai classica – edita per la prima volta da Rusconi nel 1989 – Sermonti propone un’esegesi chimica (alchemica) di alcune delle fiabe più famose, da Biancaneve a Cappuccetto Rosso, a Cenerentola, e ne svela i significati perduti collegati all’estrazione e lavorazione dei metalli.

 

 

FILOSOFIA

Roberto G. Timossi, Nel segno del nulla. Critica all'ateismo moderno (Lindau, pagg. 432, Euro 29,00)

Nel mondo contemporaneo l’area della non credenza si allarga ogni giorno di più e, anche nell’ambito di coloro che si dicono credenti, si stanno diffondendo i comportamenti tipici dell’ateo pratico. L’ateismo si presenta come l’elemento unificante di culture e concezioni filosofiche spesso profondamente diverse tra loro ed è riuscito a insinuarsi in alcune teologie, come quelle della morte di Dio.In una rivisitazione complessiva dell’ateismo nella sua evoluzione storica, Roberto Timossi analizza il pensiero dei principali negatori dell’esistenza di Dio e della religione (da D’Holbach a Feuerbach, da Nietzsche a Heidegger, da Sartre a Foucault, da Meslier a Proudhon, da Stirner a Marx, da Bloch ad Adorno, da Sade a Freud, da Schopenhauer a Leopardi e Camus, da Russell a Carnap e Ayer).

 

 

STORIA

 

Luis de Wohl, Giovanna la fanciulla guerriera  (Rizzoli, pagg. 200, Euro 11,00)

 

Appena tredicenne, Giovanna inizia a sentire delle voci, che le chiedono di farsi carico del destino di Francia. Si ribella alla volontà del padre, che la vuole vedere sposa, per seguire un'altra strada, l'unica che sente sua: incontrare il "gentile delfino" e salvare il regno dall'assedio degli inglesi. Un'adolescente del Quattrocento francese, che non ha mai cavalcato in vita sua, riesce a conquistare capitani, prelati, nobili, uomini di cultura, re, con le sue irremovibili convinzioni, il suo carisma ispirato, la sua incredibile visione tattica in battaglia, la sua fede oltre ogni ragione: questa è la storia di una delle figure più enigmatiche e affascinanti della Storia. L'avventura vera della giovane contadina divenuta soldato e consacrata al mito, raccontata come un romanzo da un narratore di "vite eccellenti", per ritrovare, oggi più che mai, tutta l'incredibile modernità della Pulzella che diede la vita in nome della sua fede.

 

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Carlo Capra, Gli italiani prima dell’Italia – Un lungo Settecento, dalla fine della Controriforma a Napoleone (Carocci, pagg. 464, Euro 32,00)

 

È nota la frase attribuita a Massimo d’Azeglio, «fatta l’Italia bisogna fare gli italiani», ma è concepibile provare a invertire la successione cronologica tra i due processi, giacché per fare l’Italia era pur necessario che esistessero in qualche forma e in numero sufficiente gli italiani, con un bagaglio di lingua e memorie comuni e di idee condivise, tra le quali la coscienza della propria arretratezza rispetto alla parte più sviluppata dell’Europa e il desiderio di superare la tradizionale frammentazione politica. La prima si affermò e si diffuse tra le classi colte a partire dagli ultimi decenni del Seicento, il secondo fu un portato dell’età rivoluzionaria e napoleonica, in cui ebbero un peso determinante lo sconvolgimento degli antichi assetti politici e l’esperienza dello Stato moderno con i suoi ordinamenti, i codici, l’esercito, la scuola. Di qui la periodizzazione adottata, che abbraccia quasi un secolo e mezzo di storia italiana e fa largo posto, accanto agli aspetti politico-istituzionali e alle vicende culturali, alle strutture economiche e alle forme di socialità proprie del nostro lungo Settecento.

 

                                                                        ***

 

Luciano Viazzi, I diavoli dell’Adamello - La guerra a quota tremila – 1914 – 1918 (Mursia, pagg.  530, Euro 20,00)

 

I ghiacciai eterni dell'Adamello a oltre tremila metri di quota conservano le memorie di una delle pagine più eroiche e disperate della Grande Guerra. Su quelle vette per quattro lunghi anni si affrontarono le truppe di montagna italiane e austriache, in condizioni climatiche impossibili tra freddo, tormente, valanghe e sangue. Gli alpini, come i leggendari "garibaldini" della Compagnia Autonoma Rifugio Garibaldi, si contrapposero agli austriaci per la conquista di torrioni, vette, spuntoni di roccia. Per la prima volta il corpo degli alpini si costituì in grandi unità organiche di sciatori che combatterono ad altezze mai raggiunte. Attraverso le testimonianze dei combattenti dell'una e dell'altra parte, Viazzi traccia un racconto emozionante che parte dalle azioni in Valcamonica del 1915 e attraversa il 1916 con gli attacchi e i contrattacchi sui ghiacciai del 1917-18 con le battaglie del Cavento fino al "balzo finale" verso la vittoria. Si incontrano in queste pagine soldati-montanari e personaggi celebri, Battisti, Bissolati, Caviglia uniti in un affresco corale di avvincente drammaticità.

                                                                       

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Giulio Prigioni, Lituania Italia fra storia e diplomazia  con i documenti diplomatici originali 1919-1936 (Solfanelli, pagg. 136, Euro 11,00)

La scelta di scrivere un saggio sulle relazioni diplomatiche italo-lituane tra le due guerre è stata quasi obbligata e dettata dagli eventi, primo fra tutti la riapertura dopo cinquant'anni dei documenti segreti custoditi nell'archivio storico-diplomatico della Farnesina, il Ministero degli esteri italiano. In effetti ancora nei primi anni di questo XXI secolo mancavano le più riservate e affidabili informazioni sull'opera e sugli obiettivi, anche più reconditi, della diplomazia italiana del tempo nei confronti della neonata repubblica lituana dopo la Grande guerra.
Anche oggi nei dibattiti parlamentari, nei rapporti con il Governo e con le autorità locali ad ogni livello è a volte opportuno ricondursi alla prima indipendenza del Paese, quella che vide - per intenderci - la luce dalle ceneri dell'autocrazia zarista e che si spense nelle grandi campagne di invasione nazista e sovietica della Seconda guerra mondiale, con maggiore certezza circa gli eventi e le loro ricadute in quella tormentata area.Ecco perché a tale proposito risultano oggi peculiari le testimonianze raccolte così come riportate nei dispacci inviati dai nostri rappresentanti diplomatici al più alto livello all'allora regio Ministero degli Esteri, ora riaperti dopo decenni di oblio.

 

                                                                        ***

 

Giuseppe Gagliano, Guerra rivoluzionaria (Fuoco Edzioni, pagg. 150, Euro 14,00)

Dalla fine della Guerra Fredda i conflitti hanno visto sempre più come protagonisti non più singoli Stati ed eserciti nazionali, bensì gruppi insurrezionali, istituzioni internazionali, organizzazioni terroristiche e bande armate. Oggi si combattono guerre a bassa intensità e spesso per procura, ma non solo con le armi. La nuova concezione di amico-nemico, specie se si considera il sempre maggiore coinvolgimento dei civili nelle guerre moderne, ha fatto si che dovessero essere riformulati, in un confronto armato, i termini strategici anche sotto il profilo psicologico, economico e sociale. Tra i primi a affrontare queste nuove tematiche militari vi sono gli analisti della scuola francese quali: Charles Larechoy, Roger Trinquier, David Galula e Jacques Hogard, mettendo in evidenza, in primo luogo, come l'esperienza da questi maturata in Indocina e in Algeria, fra il 1940 e il 1960, servirà per comprendere la dimensione profondamente innovativa offerta, rispetto alla guerra tradizionale, del concetto di guerra rivoluzionaria. L'ampia disamina formulata nel saggio contribuisce a chiarire la centralità che esercitò su questi esperti il pensiero militare di Mao Zedong nell'elaborazione della strategia della contro-insurrezione francese, mentre l'analisi comparata delle biografia di Galula e Trinquier rivela la profonda influenza determinata dalla loro riflessione sulla strategia contro-insurrezionale americana in Vietnam. 

 

                                                                       

STORIA DELLE DESTRE

 

Vincenzo Pinto, In nome della patria – Ebrei e cultura di destra nel Novecento (Le Lettere, pagg. 197, Euro 16,50)

 

La Destra politica del Novecento è stata anche un fenomeno ebraico. Malgrado le persecuzioni etnico-razziali del nazi-fascismo o quelle etnico-classiste del socialismo reale, vi sono stati non pochi ebrei che hanno scelto di sposare una posizione politica di destra: chi su posizioni sionistiche (come Jabotinsky o Klausner), chi su posizioni diasporiche (come Ovazza o Schoeps). Se il profilo biografico è quello maggiormente in grado di ritrarre le peculiarità della “Destra ebraica”, è anche vero che le comunità ebraiche europee sono state lungo tutto il Novecento culturalmente più vicine alla Destra che alla Sinistra politica, malgrado le persecuzioni subite. Si tratta di calcoli opportunistici di una minoranza integrata? Siamo di fronte a un discorso di natura spirituale o religiosa? Oppure è stata la conformazione stessa della Destra moderna a favorire la vittoria della Destra ebraica? Questo saggio tenta di svelare i perché di uno schieramento tanto ovvio quanto scabroso.

 

 

PERSONAGGI

 

Daniela De Angelis, Natale Prampolini (1876-1959) – L’ingegnere delle bonifiche (Gangemi, pagg. 48, Euro 15,00)

E’ la prima biografia dell' ingegnere reggiano che diresse le bonifiche della Parmigiana-Moglia, dell'Agro Pontino, dell'Albania, della Piana di Sibari, del Ferrarese. Prampolini, laureato nel 1900 al Politecnico di Torino in Ingegneria Civile, fu grande imprenditore agricolo, fondatore di una moderna fabbrica di concimi a Reggio Emilia, grand commis per lo stato fascista e, fu ingegnere a tutto tondo, curando l'aspetto tecnico, amministrativo, economico, organizzativo, delle bonifiche da lui dirette.Attento alla cultura, fu anche un illuminato patrocinatore di iniziative culturali, soprattutto nella sua città natale.
Cavaliere del Lavoro dal 1920, Senatore dal 1929, conte del Circeo dal 1941, Prampolini compí una straordinaria carriera negli anni che vanno dagli inizi del Novecento ai Cinquanta, risultando sempre lontano dal mondo della politica e mostrandosi invece attento al mondo della scuola e della formazione professionale.
Il paesaggio pontino è quello che egli determinò attraverso il suo lavoro, che comprese la creazione di stabilimenti idrovori, canali, centrali elettriche, strade, città, un'opera che lo impegnò in modo totalizzante negli anni che vanno dal 1926 al 1939.In controluce risalta poi il rapporto tra Prampolini e Mussolini, due uomini diversissimi tra di loro ma che collaborarono per anni e che ebbero nella vicenda dell'Agro Pontino un terreno comune di lotte e realizzazioni.

 

CINEMA

 

Antonio Costa, La mela di Cézanne e l’accendino di Hitchcock. Il senso delle cose nei film (Einaudi, pagg. 370, Euro 35,00)

 

La mela è una di quelle "incredibili mele e pere dipinte da Cézanne" che Woody Allen, in Manhattan, mette tra le dieci cose per le quali vale la pena di vivere. L'accendino è quello di Delitto per delitto: secondo gli esperti un Ronson, modello Adonis, personalizzato. A metterli assieme, la mela di Cézanne e l'accendino di Hitchcock, è stato Godard, in "Histoire(s) du cinema". E questo per dirci che sono ben pochi quelli che conservano memoria della mela di Cézanne in confronto a quanti ricordano l'accendino di Delitto per delitto. Da qui prende le mosse questo libro dedicato alle cose che vediamo nei film, e ai film come luoghi in cui gli oggetti quotidiani sono diventati, almeno nel nostro immaginario, quello che sono. Non solo di caffettiere, panchine e spremiagrumi si tratta, ma anche di una goccia di pioggia su una foglia, della fiamma di un fuoco acceso in riva al mare, di un fossile incastonato in una roccia... Antonio Costa si occupa dunque di ciò che "arreda" il mondo in cui si svolgono le storie, di ciò che sta attorno ai personaggi: delle cose con cui i personaggi entrano in contatto e delle cose che in vario modo entrano nella storia. E se ne occupa da vari punti di vista: narrativo, plastico, simbolico. Indaga cioè sul rapporto tra le cose e le forme cinematografiche: sul perché possiamo dimenticare certi particolari della trama dei film di Hitchcock, ma non dimenticheremo mai determinati oggetti degli stessi film: una chiave, un bicchiere di latte, un accendino...

 

 

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