Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La locandina della Mostra
Si intitola “Mondo piccolo, roba minima – Le periferie esistenziali in Giovannino Guareschi e Enzo Jannacci” la mostra inaugurata a Torino alla Piazza dei Mestieri (Sala Polifunzionale di via Jacopo Durandi 13), ideata da Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà.
L’allestimento propone un video centrale che alterna racconti di Guareschi, montati su fumetti parlanti, e canzoni di Jannacci, accompagnate da immagini della Milano negli Anni Sessanta e di quella contemporanea. Attorno sono disposti alcuni pannelli che presentano frasi tratte dalle opere dei due autori e poi le rispettive biografie, le opere, e la geografia delle periferie di Milano cantate da Jannacci e delle campagne parmensi descritte da Guareschi.
Cosa lega don Camillo e Peppone, la maestra Cristina, la figlia dei ricchi borghesi eletta miss alla festa dell'Unità con i personaggi jannacciani, come Vincenzina davanti alla fabbrica, il senza tetto con le scarpe da tennis, l'innamorato che "prende il treno per non essere da meno"?
Si tratta di due spaccati diversi eppure convergenti della società italiana, di quel popolo troppo spesso dimenticato dalle cronache ma a cui, attraverso la musica d’autore e la letteratura, viene restituita dignità sociale.
“Mondo piccolo e roba minima”: sono entrambi la periferia dell'umano.
Guareschi e Jannacci: unici, diversi ma profondamente simili. Ironici ma mai
cinici e sempre complici di ogni piega dell'umano. Non hanno alcuna ideologia
da difendere, non fanno la predica, non parlano "sopra" ai loro
personaggi, ma leggono il mondo attraverso i loro sguardi liberi.
Nel 1963 Guareschi fu già protagonista di un originale tentativo di “cortocircuito” culturale, con il film “La rabbia”, diretto e girato in parallelo con Pier Paolo Pasolini. L’idea di mettere a confronto due personaggi così culturalmente lontani tra loro, il “progressista” Pasolini e il “conservatore” Guareschi era, senza dubbio, interessante, anche se purtroppo sul film pesarono i condizionamenti ideologici dell’epoca e lo “scandalo” di un intellettuale “di sinistra” messo a confronto con uno “di destra”: la parola d’ordine del Pci era distinti e distanti, per non rischiare pericolose contaminazioni ed il film fu subito tolto dalla circolazione.
Oggi, per fortuna, certi parallelismi non sono più tabù. A vincere è la poesia e la centralità delle esistenze, lette, con arguzia ed ironia, dall’autore della bassa parmense e dal cantautore milanese, uniti nella loro visione dei due mondi “periferici”, delle città e delle campagne, nella autentica e mai banale attenzione verso un popolo dimenticato e marginalizzato dal cinismo “moderno”.
La mostra, ad ingresso libero, resterà aperta fino al prossimo 13 marzo.
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