132 bambini uccisi

Peshawar e la pietà del Natale

E il senso di responsabilità, quest'atroce senso di responsabilità, quest'assurdo, a farsi sempre più grande, ogni giorno di più, e più acuto, insostenibile per il solo fatto di vivere nell'emisfero di questo nostro occidente

di Marika Guerrini

Peshawar e la pietà del Natale

Non per dimenticanza né distrazione ho taciuto sulla strage di Peshawar consumatasi tre giorni fa. Abbiamo osservato il silenzio, per i tre giorni, perché trascorressero, si affievolissero in essi le fiammelle delle lampade, i singhiozzi perdessero il moto iniziale, si facessero silenziosi, sprofondando ancor più nell'anima a farsi indelebili. Sì, è per rispetto che abbiamo fino ad ora taciuto, e per le parole, ci sono venute meno le parole e ci hanno infastidito le altrui, quelle dei media, ci hanno infastidito contro ogni lecito diritto alla comunicazione, ogni necessità, mentre noi si preferiva guardare in alto, ad una realtà che non è della terra. Nulla c'è da dire quando il mondo ti porta incontro storie come questa dei bambini, 132 tra i dodici e i sedici anni, bambini sì, che la vita non aveva ancora toccato, bambini rei di nulla. Ma i bambini così come i ragazzi non sono mai rei. 

E il senso di responsabilità, quest'atroce senso di responsabilità, quest'assurdo, a farsi sempre più grande, ogni giorno di più, e più acuto, insostenibile per il solo fatto di vivere nell'emisfero di questo nostro occidente. Quest'occidente che in maniera diretta ha creato, a suo tempo le mostruosità che ora vanno da Islamabad a Tripoli, da Kabul ad Al Bayda passando per Damasco, per Bagdad e ancora e ancora, a seminare morte e distruzione, annientando popoli tramite uccisione o esilio, non fa differenza. Ed ora, ancora una volta, questo stesso occidente, quello del far west, urla la propria ipocrisia. E la menzogna continua.

Non vi sarebbe questo stato di sporca guerra al "terrore" e nel "terrore", se questo terrore non l'avessimo voluto, creato, alimentato, non lo usassimo. Il "nemico" che si chiami Isis o al-Qaeda o tutte le loro ramificazioni, tutte, agisce in un disegno e sotto copertura e viene armato da noi e alla luce del sole e alcun mistero li avvolge che non sia farsa, e sappiamo tutto questo. E lo sappiamo tutti.

A chi fa gioco tutto questo, è quel che bisogna chiedersi. A chi fa gioco ancor più ora che le truppe Nato stanno "per lasciare" l'Afghanistan compresa la storica quanto da sempre controversa linea Durand, a chi fa gioco. Il "terrore" presente in quelle terre, con saltuarie minacce ad alcune d'occidente, ad una sola cosa porta, oltre che alla tragicità delle sue nefande azioni assassine, porta a dimostrare la "necessità" di presenza occidentale armata in quelle terre. Vale a dire: controllo occidentale armato di e su quelle terre. Geopolitica. Strategia. 

Patologico senso di supremazia mondiale. E si sta facendo l'impossibile per crearlo anche in Europa, sui suoi confini, si sta facendo da anni, agendo all'inverosimile per azzerare la Russia: due piccioni con una fava, dice il proverbio, lì dove le fave sono Russia ed Europa. E a Bruxelles non si lavora per la fantomatica quanto inesistente Europa Unita, ma contro, e il motivo è lo stesso di cui sopra. Chi non lo vede è orbo. 
Cosa vedranno invece di questa terra quelle 132 anime che hanno messo le ali. Cosa penseranno. Elaboreranno per noi la pietà sotto il nostro albero di Natale?

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