La giornata politica vista da Vincenzo Pacifici

Berlusconi dice che la politica economica del governo non va, Renzi non si fa vedere nei luoghi disastrati, ma aumenta le tasse sulle case

di Vincenzo Pacifici

Berlusconi dice che la politica economica del governo non va, Renzi non si fa vedere nei luoghi disastrati, ma aumenta le tasse sulle case

Sulla situazione politica non si può non tornare ai versi iniziale della Divina Commedia: “hai quanto a dir qual era è cosa dura / esta selva selvaggia e aspra e forte”. Non è possibile seguire i movimenti, le contorsioni ed i ragionamenti (?) degli attori sul palcoscenico e le affermazioni della stampa.

Il quotidiano della famiglia Berlusconi, tanto per aprire un altro (inutile) fronte di polemica con la magistratura, ha titolato in apertura: “Giustizia ridicola. Vogliono arrestare il patto. Grillo dispone, la procura segue: basta una denunzia campata in aria e si apre un fascicolo. Legge elettorale, il Cavaliere resiste all’ultimatum di Renzi. Ncd spaccato, Alfano cerca il ritorno. E per accontentare Bruxelles il governo pronto ad alzare l’Iva”. Il foglio però non si è curato e continua a non curarsi del fatto che un argomento sul quale si discute da mesi non sia mai stato compiutamente e dettagliatamente portato alla conoscenza degli elettori. Si è dimenticato, poi, il governo, con cui Berlusconi flirta da diverso e diverso tempo, forse sin dal suo varo, presto farà abbattere sui cittadini la gravosissima “local tax”, e sui proprietari immobiliari una pesantissima revisione degli estimi catastali.

Per sfuggire alle voci, alle illazioni e ai pettegolezzi della politica, esaminiamo un articolo di fondo di Galli della Loggia, autore, con il quale capita assai di rado , direi quasi mai, di essere d’accordo.  Dopo aver rilevato che l’Italia cada “a pezzi” con territorio “perennemente sotto la spada di Damocle” e sottolineato con preoccupazione lo stato di disagio e di abbandono di tanti cittadini, vittime impotenti della delinquenza e della prepotenza, Galli riconosce che “l’Italia non è più solo un Paese. Sgretolando lo Stato centrale e accaparrandosi le sue funzioni, un demenziale indirizzo politico federalista, al quale hanno aderito tutti i partiti, ha di fatto liquidato l’eguaglianza dei cittadini proclamata dalla Costituzione” con tasse, cure, organizzazioni sociali e scolastiche diverse. “Una parte sempre maggiore di italiani – aggiunge ed è impossibile dargli torto – non riesce più a credere di far parte di una comunità retta da regole certe fatte rispettare da un’autorità vera. Non riesce più a credere, cioè, che esista uno Stato”. Il paese reale “percepisce che, a partire dagli anni Ottanta [cioè con i governi centristi, di centro – sinistra e berlusconiani] vi è stata una progressiva secessione dall’Italia delle classi dirigenti un tempo italiane, e di conseguenza il relativo abbandono da parte loro del presidio della statualità. Un virtuale svuotamento di questa”. A Berlusconi ed ai suoi governi, rampanti ma ispirati ad un vago ed astratto liberalismo, in cui è stata presente inerte, immobile, dimentica della propria forza ideale e quindi muta la destra, vanno addebitate colpe non marginali, con la resa alle tesi leghiste, di cui è continuatore l’osannato Salvini, capillarmente criticato domenica da Pansa. 

Il professore universitario in quiescenza ne ha anche, e non poche, per il boy scout, chiedendosi “se il presidente del Consiglio sappia vedere quel Paese reale […]. Se sappia vedere lo sfascio dei suoi territori e delle sue città, capire la sua sensazione di abbandono, la sua percezione di vuoto istituzionale, la sua richiesta di controlli, di autorità, di guida. […] Se vuole davvero essere l’uomo della rottura rispetto al passato che ha promesso di essere, Renzi deve andare in mezzo a quel Paese reale, caso mai mettendosi le calosce [Galli allude forse all’assenza di Genova?] o fermandosi ad aspettare alla fermata di un autobus”. Ricordata la vicinanza “con l’Italia dei piani alti, l’autore osserva con forza e con serietà che “un’autentica comunità politico – statale si ricostruisce sempre dal basso, e nell’Italia attuale c’è bisogno precisamente di questo: di ricostruire una tale comunità”.

E pensare che di fronte a questo quadro reale ed autentico, ci si perde e ci si batte per le percentuali, le liste bloccate e le preferenze., accreditando di un peso, di un ruolo e di un senso politico Alfano e Casini.

La Commissione UE nel rapporto sugli squilibri macroeconomici italiani ha segnalato che “i progressi sono disomogenei” e molte riforme “ancora aspettano la piena approvazione e i decreti attuativi e quindi i risultati restano incerti” e “incertezza significativa “ pesa anche sullo spending review. L’UE mette anche in guardia da “colli di bottiglia istituzionali e barriere di attuazione” e denunzia che “il piano di privatizzazione italiano sta subendo ritardi e mancano quantità e calendario. Il debito molto elevato è fonte di vulnerabilità e tiene a freno la crescita per l’elevata tassazione conseguente”. Ma nessuno, proprio nessuno, chiede conto al puffo della situazione?

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