Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Nevica ( ma guarda) anche nella Parigi degli anni '30 di 'Hugo Cabret', il nuovo film di Martin Scorsese, candidato a 11 Oscar ( uno più di 'The Artist'), compresi quelli per l'inebriante e raffinata scenografia, curata dagli italiani Dante Ferretti e Francesca Loschiavo: ma li' , a differenza che da noi, non si sviluppano tragedie né polemiche, bensì una storia misteriosa e coinvolgente, con al centro un 'grande segreto', come nella più classica delle favole.
Il film, tratto dalla graphic novel di Brian Selznick, è, anzitutto, un devoto, appassionato, modernissimo omaggio al cinema, dalle sue origini storiche, dai fratelli Lumière, passando per un mito dimenticato come quello di Georges Méliès, figura centrale del film e autore di numerosissime pellicole della prima fantascienza, tra le quali Viaggio nella luna , quella dove un missile sparato dalla terra centra un occhio del nostro satellite causandogli sul viso lacrime e disappunto (immmagine nota a molti), fino al cinema dei nostri giorni, compreso quello in 3D, compreso cioè quello girato, nper la prima volta, dallo stesso Scorsese con questa tecnica trascinante.
Oltre alla celebrazione di stupende immagini originali di film d'epoca (quasi tutte a colori, dipinte dallo stesso autore, fotogramma per fotogramma), quelle di Méliès, il primo regista, ex illusionista, a inventare gli effetti speciali e che portò, dice Scorsese, “il sogno nel cinema”, assistiamo anche al remake, con I mezzi e le tecnologie avanzatissime di oggi, di alcune tra le più emozionanti scene del cinema muto e delle origini, dalla locomotive lanciata sugli spettatori un secolo e mezzo fa ad Harold Lloyd che, appeso alle lancette di un grande orologio, rischia di precipitare da un grattacielo.
Quelle sequenze ci spaventano e, insieme, ci entusiasmano, esattamente come a suo tempo è capitato ai nostril antenati. Scorsese ci conferma, dunque, che il fascino del cinema è uno solo, senza fine, che lui si considera giustamente parte della sua storia e che i film (anche quelli tecnologicamente più avanzati) continuano a far parte delle meraviglie dei nostri giorni, permettendoci di sognare a occhi aperti, di ricordare, esplorare, creare, fantasticare, interrogarci, emozionando noi stessi e gli altri. Ma Hugo Cabret, pur con l'aria della favola dedicata al cinema, non è solo questo (come non aspettarselo dal regista di Shutter Island e Taxi driver?). È anche la storia di un'iniziazione e di una vecchiaia, rispetto alle quali il senso si fonde: non siamo parti di 'meccanismi', magari qualche volta da riparare, (l'ossessione scenografica e creativa del film, dominato dai meccanismi degli orologi e dall'andirivieni metropolitano dei parigini), come pensa il piccolo Hugo, anche se non è facile accettare la stagione in cui da quei meccanismi ci troviamo fuori, dimenticati, sospinti dall'incuranza degli altri, dalla frenesia del vivere, dall'età, dal nostro stesso rifiuto di volgerci al passato, timorosi e certi di ammalarci di rimpianto, come capita all'anziano Méliès.
Scorsese, ovviamente, non è buonista né semplicista: non ci invita esclusivamente a non voltare le spalle ai vecchi e a non considerarci parti di un sistema che impone a ciascuno il suo 'meccanismo'. In tempi di crisi, ci dice di più: privi di memoria, di interesse e rispetto per l'esperienza, la storia, la cultura, rischiamo di giocarci la possibilità di accedere al 'grande segreto', alla misteriosa energia che ci fa creativi e liberi, anche di appassionarci alla fantasia, al sogno, al cinema.
Inserito da isabella fiorucci il 05/02/2012 17:54:40
essere creativi,sognare,e' soggettivo fa parte della personalita'..e' importante individualmente..non sarebbe bella la vita e non avrebbe senso..le immagini emozionano ..sempre...in questo caso il regista e' stato meticoloso nel raccontare..( ascolta profondmente quando parlano... leggi.. gli occhi..)
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