Da Edvard Munch a Obama

Breve storia culturale del selfie -Prima Parte-

Il perché del grande successo dell’auto-foto

di Il Melo

Breve storia culturale del selfie   -Prima Parte-

L'elegante selfie fatto da Obama e compagnia bella al Requiem di Mandela

Il Selfie al funerale della nonna 95enne del tuo miglior amico è stato in Instagram due settimane piene.

In sostanza, hai tentato di alimentare il tuo, sempre più fragile, sentimento di superiorità davanti alla Generazione Y, alla quale anche tu appartieni, altrimenti saresti della generazione immediatamente anteriore e, pertanto, avresti ancora più paura, per questo devi ridicolizzarli maggiormente per sentirti meglio con te stesso.

Dio, questi bambocci sono tanto persi nel loro ombelico che devono farsi auto-foto durante una funzione funebre, come se la loro triste e sconsolata posa realmente importasse a qualcuno”.

Instagram ha diminuito la propria attività quando il selfie è diventato politico: Barack Obama, David Cameron e Helle Thorning-Schmidt hanno approfittato di una pausa nel requiem solenne per Nelson Mandela per fare esattamente quello che fanno milioni di persone.

Il primo ad immortalare questo regal-selfie  è stato il The Guardian, che ha espresso una teoria piuttosto interessante: “i Selfies at Funerals non sono un ritratto critico dell’educazione contemporanea, bensì il riflesso di un impulso inerente all’educazione che, attualmente, prende forma attraverso la tecnologia”.

I nostri nonni hanno scritto lunghi paragrafi nei loro diari circa il miserabile che hanno sentito parlare a voce alta alla funzione funebre della zia.

E, in qualsiasi caso, quando un adolescente twitta un selfie da un funerale, i suoi amici non lo redarguiscono. Capiscono che l’amico, alla sua maniera, sta esprimendo un'emozione in riferimento alla quale loro non hanno parole. È un linguaggio visuale che la gente più grande, perfino quelli, intorno alla trentina, semplicemente non amano.

Benvenuti dunque nella strana e complessa era del Selfie.

Proto-Selfies. La prima fotografia di un essere umana è stata, molto probabilmente un selfie, cosicché ora sai già che l'autoritratto è iscritto nelle stesse origini della tecnica.

Robert Cornelius, pioniere della luce e demiurgo del dagherrotipo, si è trasformato nel parente più lontano del selfie quando si è auto-immortalato nel 1839, forse semplicemente per lasciare intendere che gli artisti ottocenteschi hanno avuto più stile di quello che noi possiamo solo sognare.

All'inizio del secolo XX, le prime camere portatili della Kodak misero il selfie al servizio delle masse e delle élite: Edgar Degas, Edvard Munch o Émile Zola  sono solo alcuni personaggi storici che hanno scommesso sulla foto-auto-ritratto.

E il primo selfie adolescente? E’ del 1914, con l' Europa sul punto di essere consumata da una lunga malattia che avrebbe lasciato ferite profonde nella terra vergine, la duchessa russa Anastasia Nikolàyevna Románova, ha collocato una Kodak Brownie di fronte allo specchio della sua stanza ed è passata alla storia come precursore assoluto del teenage-angst. Aveva 13 anni.

Ha inviato, poi, la foto a un'amica, accompagnata da una lettera nella quale ha scritto: “Ho fatto questa foto di me stessa guardandomi allo specchio. E’ stato molto difficile, poiché le mani mi stavano tremando”.

È esattamente lo stesso comportamento delle persone di oggi della sua età, solo che ora usano Twitter invece della posta certificata. Possibili hashtags: #imperialswag #leaveRasputinAlone #hemophiliarulez.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da giovanni il 13/10/2014 11:20:37

    Una volta erano definiti AUTOSCATTI, ora selfie, un orribile inglesismo! Povera lingua italiana, anch'essa colonizzata e stravolta !

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