Giovani talenti

Tuoni di Giulia Bartolini. Se Robert Schumann e Maria Antonietta si incontrano in scena per accettare il proprio destino.

Attori, registi drammaturghi, gli allievi della Silvio d'Amico alla prova del palcoscenico per il futuro del teatro

di Madame de Stael

Tuoni di Giulia Bartolini. Se Robert Schumann e Maria Antonietta si incontrano in scena per accettare il proprio destino.

Tuoni, di Giulia Bartolini in scena al teatro dell'Orologio di Roma

Si è concluso da pochi giorni, al Teatro dell’Orologio di Roma, il Festival autogestito di liberi esperimenti teatrali, Contaminazioni.

La definizione è inquietante, concordo con voi, “autogestito” evoca atmosfere vagamente fricchettone, spinelli in libertà, capelli rasta e altre amenità poco adatte a un pubblico tradizionale. In questo caso però il termine deve essere preso nel suo valore semantico originale, ovvero gli studenti dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, in collaborazione con quelli dell’Accademia di Belle Arti di Roma, hanno avuto a disposizione per una settimana il teatro dell’Orologio per mettere in scena il risultato del loro lavoro di un anno (più o meno).

Allievi attori, registi o drammaturghi hanno dato vita ad un festival del teatro giovane che ha riservato qualche bella e piacevole sorpresa.

Mezz’ora di tempo per ciascuno spettacolo, attori gli allievi della Silvio D’Amico, alcuni di loro anche registi, mentre altri si assumevano l’onere di mettere in scena , sempre utilizzando i colleghi-attori, testi inediti di loro invenzione.

Abbiamo visto scene tratte da Pirandello, Cecé; da Pinter, Il linguaggio della montagna, da Farquhar, Polvere, con le le prove di recitazioni di bravissimi allievi (citiamo alcuni di loro consapevoli di far torto agli altri, ma sono quelli dei quali abbiamo visto le performances): Zoe Zolferino, Giacomo Mattia, Luca Tanganelli, Luca Carbone, Cosimo Frascella, Matteo Lai Lorenzo Parrotto, Maria Alberta Bajma Riva, Maria Giulia Scarcella, Giulia Bartolini.

Abbiamo visto anche il coraggio ardimentoso dei nuovi aspiranti drammaturghi, autori di testi inediti che potrebbero rappresentare il futuro del teatro dal punto di vista testuale.

Tuoni, di Giulia Bartolini allieva dell’accademia appena passata al secondo anno, è una sorpresa piacevole. Quattro attori in scena (fra i quali la stessa autrice che ha curato anche la regia dello spettacolo) per  raccontare - attraverso la metafora metereologica, bella citazione da Thomas Mann (vi ricordate il temporale che conclude la Montagna incantata  e che annuncia lo scoppio della I Guerra Mondiale?)- destini che si incrociano sul palcoscenico per dichiarare l’impossibilità di sottrarsi alla forza della Storia (che è tutt’uno con il destino, individuale e collettivo).

Da Tuoni, in primo piano Giulia Bartolini, l'ombrellaio, e dietro Matteo Lai, Robert Schumann e Maria Alberta Bajma Riva, Maria Antonietta 

Chiamati da un ombrellaio (la stessa autrice, Giulia Bartolini, che ha curato anche la regia) che offre riparo alle tempeste della vita a chiunque voglia o possa approfittarne arrivano il compositore e musicista Robert Schumann (Matteo Lai) e la regina di Francia Maria Antonietta (Maria Alberta Baima Riva).

Ciascuno di loro è ormai consapevole del proprio destino. Per Schumann è in agguato la follia che lo porterà a finire i suoi giorni in manicomio. Per Maria Antonietta, la più diffamata delle regine, è pronta la ghigliottina e una fama di sinistra superficialità, che non corrisponde alla verità del personaggio. Lui rappresenta l’ineluttabilità tragica della malattia che priva l’uomo della sua arte, degli affetti, della ragione, in una parola del senso della vita; lei la tremenda inesorabilità della Storia, entrambi sono vittime e artefici del proprio destino, entrambi si consegneranno ad una memoria eterna di bellezza e regalità. Sono due facce di una stessa medaglia.

Robert e Maria Antonietta, nella piéce teatrale della Bartolini, sono allettati, per un momento, dalla possibilità di sfuggire al proprio destino: impadronirsi di uno dei parapioggia che l’ombrellaio offre loro e  ripararsi dalla tempesta della Storia. Ma sono altresì consapevoli che la Storia non si cambia e i destini sono segnati.

Da Tuoni, Giulia Bartolini, l'ombrellaio

Così accettano eroicamente il destino che diventa anche identità: Robert Schumann avrà in cambio la sopravvivenza della propria opera musicale grazie alla moglie Clara (bella la scelta di farla apparire silenziosa in scena, di spalle, interpretata da Jania Agnieszka, nell’atto di suonare un invisibile pianoforte) che  dedicherà la propria esistenza di concertista a portare in giro per i teatri di tutto il mondo la musica del marito.

Maria Antonietta sarà l’incubatrice della sovranità imperiale di Napoleone (“voglio partorire il cervello di Napoleone” profetizza), sovranità nata da quella Rivoluzione alla volontà omicida della quale ella si sottomette  gridando con orgoglio di sovrana: “viva la repubblica”.

I tre personaggi: il musicista, la regina e l’ombrellaio tengono la scena per tutti i 29 minuti della durata dello spettacolo che si conclude in un crescendo dal forte pathos teatrale. Robert e Maria Antonietta accettando il proprio destino vanno incontro alla Storia riaffermando, attraverso l’uso delle lingue patrie (il tedesco per Shumann e il francese per la Regina) la propria identità, in un lungo dolente grido di dolore coraggioso che ricorda il canto dei martiri destinati al patibolo.

E il canto (suggestiva la scelta di una musicalità che richiama un gregoriano modernizzato) apre e chiude la piéce. “Che piova” invoca l’ombrellaio accomiatandosi dal pubblico, ovvero che la storia si concluda, che i destini si compiano.

A noi resta solo da augurare a questi giovani la fortuna che ora sembrano meritare.

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