Deviare l'attenzione

Europa Siria...esercizio bellico

La polvere del Ground Zero era ancora calda quando tutto era già pronto, deciso. Ma mai dubbio in noi ha sfiorato questa realtà

di Marika Guerrini

Europa Siria...esercizio bellico

Mentre l'occidente è catturato dalla sigla Isis o Isil, come dicono gli arabi, dalle immagini che incalzano in cui teste cadono al momento opportuno, riportando alle pagine di Lawrence d'Arabia, alle denunce di Kipling, agli orrori perpetrati nell'India coloniale britannica e fugando così ogni dubbio sulla loro origine e formazione, se mai dubbio ci sia stato, il reale pericolo continua ad animarsi  all'interno dei nostri confini in cui, in questo caso, includiamo la Siria a dispetto d'ogni geografia. La strategia è sempre la stessa, quella dal sapore stantio per gli avvezzi alle dinamiche un tempo anglo ora anglo-americane: deviare l'attenzione da quel che si vuole si consolidi in sordina o a mezza luce perché esploda quando il suo arrestarsi sia divenuto impossibile.

E allora noi riportiamo in asse il riflettore, qui, tra Europa e Siria, un'Europa imprigionata nei suoi stessi confini fisici dai presidi Nato lungo il suo perimetro e la Siria di Assad ma anche di Putin e della Cina e dell'Iran. Questo il collegamento. A noi europei basta uno sguardo d'insieme dall'alto per realizzare le sbarre, ai siriani, i pochi che ancora resistono agli attacchi dei "ribelli" alleati ed armati dall'occidente e ai bombardamenti Usa che come facciata usano l'Isis quale obiettivo, basta affacciarsi sulla loro stessa costa per scorgere gli schieramenti, per capire la realtà d'una guerra pronta ad esplodere. Così, mentre noi nella provincia ucraina di Leopoli vediamo carri armati tedeschi farsi testimoni dell'avvio alle esercitazioni  militari con 1200 soldati di ben 14 paesi, sotto la supervisione di Oleksandr Syvak, colonnello ucraino e il coordinamento Nato, cosa che sarà fino al 26 di questo stesso mese, mire e piano bellico permettendo, mentre, come da tradizione, pronunciamo il nome hollywoodiano della campagna: Rapid Trident 14 immaginando al comando un Tom Cruise di turno, lì, i siriani, sul loro mare vedono, a loro distruzione  la flotta americana e alleati vari, ma vedono anche a loro difesa cacciatorpedinieri, incrociatori lanciamissili, fregate, navi da sbarco con a bordo missili destinati alla Siria, navi da soccorso, da distanza, da ricognizione, corvette lanciamissili, motovedette, portaerei, incrociatori lanciamissili e sommergibili nucleari tutto  della grande madre Russia. 

E vedono unità navali cinesi con tanto di autorizzazione egiziana a navigare il Canale di Suez per affiancare la Russia, autorizzazione accordata immediata e di buon grado, cosa che dovrebbe far riflettere l'occidente europeo ché l'altro, accecato com'è da ignoranza e arroganza, di riflessione e pensiero non ha idea. Ed anche la flotta siriana vedono, con motocannoniere, corvette, unità da sbarco, pattugliatori eccetera, tutto un po' agé ma funzionante. L'Europa e la Siria vanno di pari passo, è tanto che lo diciamo, è tanto che le parole sono al vento. L'Isis o Isil a proposito di cui Ekrina Sabrì, capo della Commissione Islamica Suprema si è espresso: Chi sono questo Isil, da dove vengono... indossare un turbante nero non vuol dire essere islamici. Questo Isis  è la donna dello schermo dietro cui si cela quel che da anni ed anni è stato deciso, come ci risulta anche dalle pagine di " Vincere le guerre moderne" di Joint Chief e Wesley Clark, direttore di Strategia Politica l'uno, ex Comandante in capo della Nato in Europa, nonché ex generale pluridecorato con campagne dal Vietnam al Kosovo, l'altro. Ed è questo altro che in una pagina: "... nel novembre 2001, al Pentagono, ho avuto modo di fare una chiacchierata con uno degli ufficiali dello staff militare. Eravamo pronti ad andare contro l'Iraq qualche giorno dopo l'11 settembre, ha detto. Ma c'era di più. Oggetto di discussione era un piano di campagna quinquennale d'occupazione, con un totale di sette paesi a partire dall'Iraq, poi la Siria, poi il Libano, poi  Libia, Iran, Somalia e Sudan".      
La polvere del Ground Zero era ancora calda quando tutto era già pronto, deciso. Ma mai dubbio in noi ha sfiorato questa realtà.
I tempi si sono protratti, il quinquennio non è stato rispettato, incidenti di percorso, forze altrui non calcolate per questi signori della guerra da non confondere con quelli afghani che rispetto a questi sono mammole al vento. E sete di dominio in dismisura, esattamente ciò di cui accusano chi vogliono colpire o fingono di colpire. Come ora.
Così, mentre gli aerei bombardano la Siria, violando ogni diritto di Stato Sovrano, mentre l'incremento delle sanzioni piove sulla Russia e la Nato rifornisce di armi i combattenti dei filo-russi, dichiarazione del ministro ucraino agli Esteri, e Kiev firma un accordo con Washington per 34 milioni di dollari per lo sviluppo dell'economia ucraina, vendendo così un altro pezzo d'Europa all'oltre Atlantico, noi lasciamo all'ingenuità del popolo americano, tenuto sotto giogo, la sfilata dei cartelli su Washington di qualche giorno fa: " Stato islamico+raid Usa = più terrorismo" e lasciamo loro gli slogan urlati in aula Senato: " Gli americani non vogliono la guerra... gli Usa devono andarsene dall'Iraq e dalla Siria, fermateli". Fermateli. Lasciamo alla loro ingenuità che ci riporta ai tempi del Vietnam, quando non cartelli né slogan fermarono nulla, ma la sconfitta. Speriamo si ripeta se dovesse essere l'ultima spiaggia. 

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.