Editoriale

Quando la presenza della Destra fa bene alla Sinistra

Ripartire dai programmi per rilanciare l’Italia

Ivan Buttignon

di Ivan Buttignon

enso che una buona Destra renda migliore anche la Sinistra. Questa la tesi di Antonio Polito nel suo libro In fondo a destra. Cent’anni di fallimenti politici, che condivido appieno e che considero il punto di partenza - il solo idoneo - ai fini di un reale slancio della politica italiana.

È difficile pensare che il M5S sia fisiologico nel processo di conversione della politica italiana; certo, poteva esserlo, ma ha dimostrato esattamente il contrario; in parte per incompetenza e in parte per scarsissima propensione a coordinarsi, in modo ordinato, organico e articolato, attorno a un reale progetto politico. Se riusciranno a farlo in un secondo momento, sarà solo un bene per tutti; ma al momento, a parte l’apertura alle “riforme condivise”, tant’è.

È ardito credere, d’altro canto, che Matteo Renzi, con pochi fedelissimi, modifichi sensibilmente le sorti del nostro Paese. A mio avviso può farcela, diversamente non accennerei neppure a sostenerlo pubblicamente dal “primo minuto”, ossia da quando iniziò a lanciare il leitmotiv della “rottamazione”. Ma, appunto, non da solo o con pochi intimi.

La sinistra deve tornare ad avere un disegno politico, come ai tempi di Enrico Berlinguer, aspetto questo ricordato dal prof. Nicola Tranfaglia, persona che conosce molto bene la politica italiana, il 27 maggio scorso a Firenze durante la presentazione di “Prospettiva Berlinguer”, la collettanea cui sono curatore.

Concentrati sull’antiberlusconismo in questi ultimi vent’anni, i progressisti italiani hanno raccolto le loro forze nella ricerca (piuttosto sterile) di un antagonista del Cavaliere, trascurando l’articolazione di una visione politica concreta e realistica (cosa che non rappresentava neppure il ponderoso e disorganico programma dell’Unione, ossia il tentativo che più si avvicinava al “disegno politico” prima accennato).

Qualcosa di molto simile è accaduto a destra. C’era Berlusconi: a cosa serviva una ricetta politica chiara, ben definita e coerente?

Qualche merito in questo ambito credo sia ascrivibile a Gianfranco Fini, che soprattutto dal 2004 si preoccupa di generare contenuti sensati in una ipotetica visione di una nuova destra. Manovra poco apprezzata dagli elettori conservatori e con gli esiti che ben conosciamo.

Ma al di là dei depauperamenti identitari, programmatici e infine elettorali, come osserva acutamente Antonio Polito, “nel Paese c’è un’ampia maggioranza composta da milioni di cittadini naturalier di destra, perché animati da valori e aspirazioni analoghi a quelli che di solito animano le Destre in Occidente”_.

Lo stesso editorialista del “Corriere della Sera” sostiene che un Paese con una maggioranza del genere, laddove non sia rappresentata da un partito o da una coalizione rigorosamente di destra, rischia di correre un grave pericolo_. Quello di diventare mera conservazione di interessi, con ovvi esiti corporativisti, forti carenze di senso civico, chiare resistenze alla modernizzazione. 

Tutti azzardi, questi, che svanirebbero in presenza di una forza politica di destra che sappia interpretare il sistema ideale e valoriale che ispira l’elettorato conservatore.

Solo a questo punto, io credo, la sinistra assumerà finalmente il ruolo che le compete e che Matteo Renzi e pochi altri sembrano suggerire. Quello di competitore programmatico, prima che elettorale, della controparte.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da SamantaS il 18/06/2014 15:09:59

    "Qualche merito in questo ambito credo sia ascrivibile a Gianfranco Fini"? L'ex leader secondo lei si sarebbe preoccupato di "generare contenuti sensati in una ipotetica visione di una nuova destra? Un'affermazione del genere lascia davvero basiti. Le rispondo con le parole del grande Marcello Veneziani che in un articolo in cui definiva Fini "demolitore" della Destra affermava: "Non riuscirono la legge Scelba, l'antifascismo militante, l'arco costituzionale, i processi, le violenze, gli scontri di piazza, la ghettizzazione, le scissioni pilotate e mille altri accidenti a far sparire la destra in Italia. Ci è riuscito il suo ex leader Fini". Non aggiungo altro

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