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L’arte della divulgazione

A cosa serve la letteratura? A cosa servono le storie? A cosa servono i libri? A noi

Divulgare, significa rendere al volgo, a noi, la grande letteratura e i grandi autori

di Francesca Allegri

A cosa serve la letteratura? A cosa servono le storie? A cosa servono i libri? A noi

Anni fa, da una specie di bar dello sport sotto casa, la domenica pomeriggio, uscivano urla belluine; gli energumeni, sfegatati tifosi, berciavano con tutto il fiato dietro ad un goal, a una punizione, a  un rigore. Non era un locale molto ben frequentato. Poi, dopo la fine delle partite, prima che di nuovo ricominciassero a latrare sulle trasmissioni sportive, si faceva quasi magicamente silenzio.

Accadeva l’impensabile: veniva trasmessa, probabilmente nelle intenzioni del palinsesto per solo riempimento e anche per spendere poco, un’ ennesima replica dell’Odissea, quella bellissima del 1968. Gli energumeni rimanevano affascinati, guardavano, non perdevano battuta.

Facile da capire: le persone, qualunque sia la loro estrazione sociale, la loro fede, i loro gusti, la loro età, il loro sesso ecc. hanno, tutte e sempre, qualcosa in comune: il bisogno incoercibile di storie. Perché non dargliele? E di quelle belle, di quelle immortali, che si ripetono, non stancano, lontane, vecchie, diverse da noi!

Questo è divulgare, cioè rendere al volgo, a noi, la grande letteratura e i grandi autori. Certo, per i miei tifosi, non era il caso di sottili disquisizioni sulla questione omerica o sulla datazione delle varie redazioni. Per questo ci sono gli studiosi, che studino! È il loro mestiere ed è giusto che lo facciano; a noi, alla gente comune,  rimangano le trame ed i sentimenti. E non è certo poco.

Se mi sento sciocca nel piangere il mio cane che è morto, forse mi sentirei meno sola se sapessi che anche un eroe di tremila anni fa, non piangendo mai per nessuno, versò vere e sincere lacrime per Argo.

Se soffro perché amo e, contemporaneamente, disprezzo il mio amato, forse sarò meno sola sapendo che un ragazzo di duemila anni fa aveva i miei stessi sentimenti. E poi la mia vita è ora e qui, mai potrò andare a un ballo alla corte dello zar se non con Natascia o assistere alla battaglia di Borodinò se non con Pëtr Kirilovič Bezuchov.

Dunque è bene che la gente sappia che da qualche parte, nella vastità dell’oceano, nuota la balena bianca; poi a ciascuno decidere se vuole correre ad arpionarla o no.

Io ci vado: “ Chiamatemi Ismaele!”

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