Da Seneca alla forografia

Scatti mortali. Le foto dell'epoca Vittoriana che ritraggono la fine della vita

Immagini delicate, serenamente tristi, come qualcosa che doveva accadere

di Tuarum  investigationum gratiâ

Scatti mortali. Le foto dell'epoca Vittoriana che ritraggono la fine della vita

L'ultima foto di Edgar Allan Poe

L’opera più antica di Seneca la “Consolatio ad Marciam” è tutta basta sul tema della morte. Lo scrittore si propone di consolare Marcia, nobil donna romana, impietrita dal dolore per la perdita del giovane figlio Metilio. 

Seneca in questa opera si prodiga, tra l’altro, nella dimostrazione che la morte non è un male. In questa precisa circostanza esamina sia la tesi della morte come passaggio ad una vita migliore sia, come fine di tutto.

Egli introduce un vero e proprio elogio della morte nel quale sembra aderire alla concezione propriamente epicurea della morte come “finis”, annullamento totale della coscienza e della sensibilità. Egli prende qui spunto dalla considerazione che la morte libera gli uomini da ogni sofferenza. Egli dice che “mors dolorum omnium exsolutio est” e continua affermando che “est finis ultra quem mala nostra non exeunt”. 

Reputa anche “la morte né un bene né un male; infatti può essere un bene o un male ciò che è qualche cosa; ma ciò che di per sé non è nulla e che riduce al nulla ogni cosa, non ci colloca in una situazione né buona né cattiva”. Il concetto di morte come nullificazione è espresso in modo efficace anche nel coro delle “Troades”: “Post mortem nihil est”. E ancora: “Non è nulla la morte: l’ultima meta di una corsa rapida”. Inoltre dice: “Chiedi dove sarai dopo la morte? 

Là dove sono le cose che non nacquero mai”. Nell’epistola 54 delle “Epistulae morales ad Lucilium”, Seneca dice che “mors est non esse” e che noi uomini ci “spegniamo e ci accendiamo” come delle lampade: nell’intervallo in cui siamo accesi, cioè in vita, proviamo qualche sofferenza, ma “prima e dopo vi è una pace profonda”.

Questa teoria viene mirabilmente rappresentata da una serie di fotografie dell’era Vittoriana, ove viene evidenziata la morte come arte dell’immagine, come qualcosa che deve accadere e, quindi, quando arriva bisogna occuparcene come quando il morto era in vita.

Un marito piange accanto alla moglie, la quale accenna un lieve sorriso


Una famiglia corconda una bambina morta, posizionata come se stesse dormendo. Notare la serenità sul volto delle persone che vegliano il piccolo corpo.

L'immagine di una suora siciliana morta


Struggente scatto che mostra un marito che sostiene la moglie morta prima di distenderla nella bara


I genitori posano per l'ultima volta con la figlia morta

Edgar Allan Poe post mortem.

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