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Arthur un bibliotecario tutto lavoro e...lavoro

Faceva ciò che tutti i lavoratori del mondo fanno; si lavava, mangiava, accudiva il cane e guardava la TV

di Il Raccontafavole

Arthur un bibliotecario tutto lavoro e...lavoro

Arthur Weiss era uno stimato bibliotecario dell’Università di Monaco di Baviera.

Dalla mattina alla sera, è il caso di dire, stava sui libri: li cedeva, li posizionava, li controllava, e sottoscriveva abbonamenti.

Fino alla sera, appunto!

Poi, tornato a casa, faceva ciò che tutti i lavoratori del mondo fanno; si lavava, mangiava, accudiva il cane e guardava la TV.

E, come ogni notte, differentemente da molti lavoratori del cosmo terracqueo, intorno alle una, una e trenta, usciva, coperto da un paltò nero, per dirigersi nei vicoli più malfamati della città.

Qui, iniziava, ciò che la maggior parte dei lavoratori di ogni parte del mondo solitamente non fanno, a uccidere senza la minima pietà, chi incontrava.

E, sovente, incrociava prostitute, le portava in un angolo appartato per fingere di contrattare il prezzo e le uccideva o, con un colpo di coltello ben assestato alla gola, o le strangolava con un filo d’acciaio, o sparava loro a bruciapelo con una pistola silenziata.

Ma, non disdegnava gli accattoni, né i poliziotti, né le coppie di sposi, né gli anziani, né i drogati.

Il suo repertorio era vastissimo e mai con lo stesso modus operandi.

Faceva questa doppia vita da undici anni, e le forze dell’ordine sembravano ogni volta vicine all’arresto, per poi trovarsi, con in mano, pochissimi indizi e sempre diversi, così da far pensare a più assassini seriali.

Aveva ucciso, sino ad allora, ben 196 persone, 85 prostitute, il resto umanità varia.

In una delle tantissime e sanguinarie notti, dopo aver trucidato due prostitute, stanco di quella vita sempre eguale, decise di cambiare strategia, così da dare più chance alla polizia che stava, veramente, navigando nel buio assoluto.

Caricò le due sventurate cortigiane nella sua auto e le depositò davanti alla stazione della Polizia di Monaco.

Le telecamere ripresero ogni cosa, il momento in cui Arthur usciva dalla macchina, quello in cui le collocava sugli scalini davanti la porta e, addirittura, l’attimo in cui appoggiava per terra una pistola col silenziatore e un pugnale ricoperto di sangue.

Fu registrata anche la sua partenza e il reverente saluto diretto alla videocamera.

Il mattino dopo, con stupore misto a raccapriccio, ebbe a leggere sul giornale dell’arresto di uno dei serial killer dei vicoli e delle stradine, ma non c’era menzione di lui.

Venivano, riportate le foto delle registrazioni e, anche, il passaggio di un noto pregiudicato che viste le donne ricoperte di sangue si era dato alla fuga, a gambe levate, per non essere coinvolto.

Fu coinvolto e, non si seppe mai come, fu riconosciuto anche come l’autista della macchina che aveva depositato i corpi delle due prostitute davanti alla polizia.

Arthur, da quel momento in poi, cominciò a cambiare decisamente bersaglio puntando a personaggi diversi, di stampo religioso, quali preti, vescovi e suore.

Da lassù, almeno, qualcuno si sarebbe accorto di qualcosa e, se non in terra, gliela avrebbe fatta pagare sicuramente da morto…

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da bea il 06/08/2013 21:04:09

    Può uscire, essere inventata solo dalla tua fantasia, dalla tua mente, incredibile. Il crescendo di tensione, l'azione di Arthur, ha provocato e rischiato essere preso... E poi questa fine totalmente inaspettata... Ci lascia a bocca apperta. Complimenti!

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