Festività col Pooka

Francesco ripensa al Natale dello scorso anno e trema

Il folletto sentitosi sfidato apertamente si gira su se stesso e si scaraventa addosso al ragazzo

di Il Raccontafavole

Francesco ripensa al Natale dello scorso anno e trema

Il Pooka

Quando Francesco ripensa al Natale dello scorso anno, sembra venirgli un collasso. Chi non ha vissuto questa storia, dice lui, non può crederci.

 

Tutto inizia quando il 24 Dicembre si accorge che la sua famiglia non ha ancora acquistato l’abete. Poiché Francesco con il fratello e i genitori vivono in campagna e le strade sono in quel periodo sempre innevate, suo padre decide di andare nel bosco lì vicino a tagliare un albero. 

Alle nove di mattina parte, dicendo che entro le undici avrebbe fatto ritorno. Dalle dieci, la madre di Francesco, Marta, inizia a guardare l'orologio della cucina. Nel frattempo comincia a ricevere gli ospiti che, insieme al marito, ha invitato come ogni anno alla vigilia di Natale.

Quando l'orologio scocca le 12, Francesco e la madre sono sicuri che a Fiorenzo è successo qualcosa. 

Spaventata, Marta, mette il suo grembiule da parte e indossa il cappotto. Uno degli invitati si offre di accompagnarla alla ricerca del marito, ma la donna spiega che da sola farà sicuramente prima, conoscendo la strada percorsa da Fiorenzo.

Dopo dieci minuti vede in lontananza il marito che sta gesticolando e imprecando, tutto sudato, nel tentativo di tagliare un abete di media grandezza il cui tronco però non ne vuol  sapere di cedere.

La sua giacca giace da qualche parte nel sottobosco. 

"Ma rimetti la giubba, ti prenderai qualche malanno” urla preoccupata Marta.

 "Non c'è tempo", risponde ansimando Fiorenzo. 

 " Ne hai ancora per molto?" chiede la moglie, impaziente, vedendo che ricomincia a nevicare. 

Pochi istanti dopo, il marito urla a tutta voce: "Stai indietro cade albero!"

Fiorenzo la raggiunge e la scosta verso l’altro lato, ma prima che la donna possa dire qualcosa nota un grave errore fatto dal marito.

L'abete sta cadendo proprio nella direzione sbagliata, cioè su di loro. 

Marta riesce a schivare il fusto frondoso gettandosi su un cespuglio, ma il braccio del marito viene colpito e semi affondato nella neve. 

"Ouch”, grida dal dolore l’uomo, come se stesse morendo. 

Dopo i molti incoraggiamenti della moglie, alla fine si alza sofferente e la segue fino a casa, dove poco dopo arriva il medico allertato da Marta via cellulare.

Gli amici invitati sono tutti intorno al ferito a esprimere profondo rincrescimento per l’accaduto.

Uno di loro, Stefano, decide di tornare nel bosco per andare a prendere l’albero abbattuto. 

Quando finalmente tutta questa partecipazione emotiva sembra attenuarsi, Marta deve subire un altro shock: nella fretta ha dimenticato di spegnere il forno e i fornelli. 

Quando estrae i contenitori con il cibo quest’ultimo è letteralmente carbonizzato.

 Anche la zuppa, prelibatezza della cuoca, è immangiabile. Arrabbiata con se stessa e suo marito butta via tutte quelle pietanze e si rimette pazientemente a cucinare qualcosa di commestibile, soprattutto per i suoi ospiti.

Ma non appena ha messo nel forno due allettanti cosciotti di maiale delle urla, provenienti dall’altra stanza, la fanno sobbalzare. 

"Marta, Marta, vieni qui" grida nervosamente Daniela, sua ospite. 

Tutta la famiglia è raccolta in soggiorno, compreso gli invitati al pranzo, mentre Marta arriva trafelata nella stanza. Suo marito, col braccio fasciato, e gli ospiti sono tutti nascosti dietro sedie e poltrone.

 

Stefano nell’inserire l’albero nel contenitore per sorreggerlo si è sentito arrivare sulla testa un’unghiata terribile che l’ha completamente ricoperto di sangue fino ai piedi.

Tutti i presenti guardano esterrefatti l’uomo esanime a terra con la moglie che cerca di tamponare la fuoriuscita intermittente di sangue, ma in particolare la loro attenzione è rivolta verso l’abete maledetto dentro il quale si muove, saettando velocemente, qualcosa al momento indecifrabile.

Francesco, il meno eccitato di tutti, digita -tramite il suo cellulare-  il 113 della Polizia e lascia la cornetta attaccata in modo che dall’altro capo possano sentire le urla che si susseguono nella casa.

 

D’improvviso quella minuscola cosa furibonda si blocca e da una fronda dell’albero spuntano due piccole manine aggrinzite con unghie lunghissime e affusolate. Le manine stanno facendosi spazio fra il fogliame acuminato dell’abete; piano piano si aprono un percorso, e proprio in quell’istante –mentre la casa adesso è sprofondata in un inquietante silenzio- si ode un piccolo respiro, quasi cavernoso.

Attimi di paura e suspense, momenti in cui tutte le persone dell’abitazione sono in spasmodica attesa di vedere la cosa, che adesso respira.

AArghhh!! Un grido agghiacciante scuote l’indefinibile torpore del momento.

La cosa si presenta agli occhi di tutti e tutti più volte si stropicciano gli occhi dall’incredulità e lo sbalordimento.

E’ un Pooka, un folletto malvagio irlandese trasportato nel bosco da un forte e interminabile vento proveniente dal nord.

Francesco, esperto di magia e demonologia, capisce che la situazione è molto critica.

Improvvisamente uno degli ospiti di Marta cerca di raggiungere la porta per mettersi in salvo, ma viene bloccato all’istante da uno sputo gelatinoso, verdognolo tendente al rossiccio, dell’essere in costume rosso. Il Pooka è famoso in tutta l’Irlanda e la Scozia per la sua predilezione a staccare teste per giocarci a palla, e per essere un grande appassionato di giovincelli, nel senso che ama vederli piangere e spesso non disdegna di mangiarseli. Ha la faccia simile a una capra (il suo nome deriva dal celtico "pok", capra), ma può manifestarsi anche nelle sembianze di un'aquila, di un toro o di un cavallo. In quest'ultimo caso si diverte a far salire sulla sua groppa gli umani per poi lanciarsi in una corsa sfrenata, tra dirupi, rovi e acque gelide di fiumi e laghi.

Il viaggio indesiderato, però, in terra d’Italia l’ha impoverito di molti dei suoi poteri ed ora può mantenere solo il tipico aspetto da folletto malvagio.

Ha ancora dalla sua il tipico lancio di saliva incollante e le sue maledette unghie affilatissime e letali.

Un balzo e con un graffio profondo stacca l’orecchio di Lorenzo, il fratello di Francesco.

La disperazione e il sangue inondano la stanza mentre chi cerca vie di fuga alternative viene immediatamente fermato dallo sputo del Pooka.

Altro guizzo e stavolta è sul lampadario. Così illuminato sembra proprio un diavolo in miniatura.

Nota coi suoi occhiacci rossi, Irma, la figlia di Daniela e con gesto perentorio ed esplicativo le fa capire che la prossima vittima è lei. Il bocconcino prelibato, la tenera carne d’una dodicenne tra poco sarà tra i suoi aguzzi e sporchi denti.

Francesco, deve raggiungere camera sua: in tutti i modi! Lì c’è la sua libreria che contiene il volume Folletti e Demoni Irlandesi, dove -ben si ricorda- può leggere le varie istruzioni per liberarsi di quest’essere infernale.

Ma come fare ad arrivare di sopra, a salire quelle scale che per lui sembrano lontanissime e interminabili. Deve farlo in fretta perché il Pooka si sta posizionando per l’assalto alla piccola Irma.

Sulla tavola apparecchiata c’è il pane, praticamente lo ha vicinissimo a se': Francesco l’afferra e lo scaglia verso il folletto che d’istinto si gira e ne blocca la traiettoria con un’unghia. Attimo di distrazione del mostriciattolo che serve a Francesco per correre verso le scale. Il Pooka lo vede, un grande salto e il viscido silfo affonda i suoi artigli nella gamba destra del ragazzo, dopodiché completa l’opera con un morso che gli stacca una parte di pelle, ma nonostante il dolore lancinante, Francesco raggiunge la meta.

Il folletto digrigna i denti e sbava dalla rabbia, una collera che affievolisce gettandosi all’improvviso su Marta. La donna a sua volta, prima di cadere, prende una forchetta e la infilza nel piede del Pooka, il quale lancia un urlo straziante. Marta si rialza, mentre il demone si riposiziona sull’albero; è in posizione eretta ma senza una mano! Ancora sangue che si unisce a quello di prima, l’abitazione è impregnata dal colore rosso.

 

Francesco legge, avidamente, il libro fino a quando non appoggia il dito sul capitolo 28: “I folletti demoniaci, Pooka!”.

Salta righe e righe, mentre il dolore alla gamba aumenta col passare dei minuti, gira e rigira le pagine di quel maledetto capitolo, il sudore gli bagna la fronte ma inaspettatamente scorge il titoletto di un paragrafo: “ Come annientare un Pooka”.

Prende a consultare bramosamente il testo fino a quando una smorfia di delusione gli trasforma il volto: “ Per annientare questo genere di folletti, tipici dell’Irlanda, ma anche della Scozia -in minore numero-, occorre fargli ingurgitare la loro stessa saliva dopo che l’hanno scagliata, in forma di sputo, verso lo sfortunato destinatario.

Questo liquido organico fuori dal corpo di appartenenza diventa irrimediabilmente velenoso per chi l’ha espulso, causandogli morte istantanea nel caso gli venisse fatto ingerire”.

 

Francesco letto quanto è più disperato e disorientato che mai! Come sarà mai possibile far deglutire il vischioso sputo al demoniaco folletto, e così pensando guarda la sua gamba lacerata dalla ferita.

“ Ma si! Certo, certoooo!” grida fra se stesso il ragazzo.

Se lo ha morso c’è, indubbiamente, anche la sua saliva, e infatti il giovane nota una chiazza verdastra intorno alla ferita. Prende un piccolo contenitore per penne e vi fa scivolare dentro il liquido salivale.

 

Di sotto, il Pooka, ha decisamente preso di mira Irma; si piega su se stesso pronto al mortale guizzo, quando da sopra appare zoppicando Francesco che invita quel minuscolo essere a completare quello che aveva lasciato in sospeso con lui.

Il folletto sentitosi sfidato apertamente si gira su se stesso e si scaraventa addosso al ragazzo che nell’impatto viene sfregiato sul volto dalle unghie acuminate del mostriciattolo che non ancora soddisfatto apre la piccola bocca da capra nell’intento di dare il morso letale a Francesco. Quest’ultimo, non appena notato l’apertura delle fauci del Pooka, prende il vasetto portapenne contenente il liquido e lo spinge con forza nell’antro della bocca del perfido silfo, che colto di sorpresa dall’inaspettato gesto deglutisce il liquido senza pensarci.

Francesco, però, viene colpito nuovamente da un’unghiata violentissima sul collo, barcolla e cade pesantemente rotolando giù per le scale.

Il Pooka, allora, si volge di scatto verso Irma, si contrae per darsi la spinta, ma al momento del gran volo crolla rantolante dalla balaustra delle scale. 

Una bava schiumosa comincia ad uscirgli dalla bocca e tutt’intorno - da Marta, barcollante per la ferita, al marito, agli altri - cominciano lentamente ad avvicinarsi al folletto immobile sul pavimento. Uno degli invitati, allora, prende un ferro dal camino e comincia a colpire freneticamente quella parvenza di omuncolo, quando sente la voce fievole di Francesco che gli dice di smetterla, che il Pooka è morto, avvelenato dalla sua stessa saliva.

Gli incolumi prestano subito i primi soccorsi, chiamando il medico e curando alla meglio i feriti. Somiglia tanto ad un campo di battaglia.

Dopo qualche minuto, quando tutto è finito, arriva puntuale la Polizia che comincia a prendere nota e a ispezionare il luogo. Le autombulanze sopraggiungono a sirene spiegate, caricano i feriti econservano la mano di Marta e l’orecchio di Lorenzo in una borsa frigorifero per mantenerli a temperatura costante e essere eventualmente riattaccati.

 

Francesco sull’ambulanza cerca di spiegare l’accaduto all’ispettore Notavi non sapendo comunque da che parte cominciare visto l’oggetto e il soggetto del racconto.

 

Anche gli altri testimoni, rimasti illesi, non sanno come spiegare l’avvenimento, ma quello che ancora li sconvolge di più è il fatto che il Pooka è scomparso, svanito, evaporato nel nulla.

 

Il malefico mini-nano non è più disteso sul pavimento di casa, nessuno può indicarlo giustificando tutto quel sangue, una mano strappata di netto, un ginocchio mezzo divorato…….

 

Daniela, allora, cerca una via per uscire da quest’impasse veramente inquietante e comincia a raccontare di un branco di lupi famelici che d’improvviso ha assalito gli abitanti della casa intenti ad addobbare l’albero.

Il vice commissario Petroni, pur di chiudere il caso, non avendo ancora raccolto niente di esaustivo accetta la versione della donna.

I particolari saranno definiti il giorno dopo in Questura.

 

“L’importante è che ormai sia tutto finito” sta dicendo l’ispettore a Francesco, nella sua stanza d’ospedale. 

Stefano, Francesco, sua madre e suo padre sono fuori pericolo; ogni cosa sembra essere tornata alla normalità.

Passeranno il Natale in Ospedale, meglio però del cimitero, pensa Francesco la mattina seguente.

Sente bussare alla porta. E’ l’ispettore Notavi che vuol chiudere il caso con due o tre ultime domande al ragazzo.

Solo un quarto d’ora e il dirigente di Polizia è fuori dalla stanza.

Francesco ritorna con la mente a quei momenti pieni di ansia e terrore, al volto sanguinante di Stefano, all’orecchio tagliato di suo fratello, alla mano mozzata della madre e tira un sospiro di sollievo pensando che quell’incredibile, cruenta avventura è definitivamente chiusa.

Poi volge lo sguardo verso la finestra e vede il bianco della neve ammantare ogni cosa. Il ramo di un grande larice con le sue aghiformi e sottili foglie sembra toccare il vetro quasi magicamente. Francesco chiude per un attimo i suoi occhioni verdi colpito da questa natura fiabesca, e quando li riapre e guarda nuovamente verso la finestra e il ramo…….

Aaarghhhh!!! Aaarghhhh!!!

 

Buon Natale!!!

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da google il 21/02/2015 22:35:20

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