Donne splendide

Tre donne inglesi hanno affrontato i killer del soldato britannico armate solo di parole e coraggio

Siamo orgogliosi di raccontare la storia di donne che si distinguono per coraggio e compassione, che si tratti del drammatico scenario londinese o della pochade italiana del tutti contro tutti

di Simonetta  Bartolini

Tre donne inglesi hanno affrontato i killer del soldato britannico armate solo di parole e coraggio

Ingrid Loyau Kennet parla con il criminale che ha appena ucciso il soldato inglese

Chapeau alle donne protagoniste di atti di pietas e di intelligenza!

Cominciamo con il più lieve caso italiano quello che ha visto protagonista Daniela Santanchè che si è ribellata agli attacchi a Dario Franceschini reo di aver inviato sms con i quali invitava a votare la sua fidanzata in occasione delle elezioni per il consiglio comunale di Roma.

«Io non ci sto. Sono basita, indignata –ha detto la parlamenta del Pdl -. Che Franceschini debba essere additato alla pubblica gogna per avere fatto ciò che qualsiasi uomo che ama veramente dovrebbe fare nei confronti della sua donna è qualcosa che fa venire il voltastomaco.
Io sto con Franceschini. Sono a lui solidale. Che venga massacrato per avere mandato dei messaggini per sostenere la sua fidanzata alle elezioni di Roma è assurdo, incivile, indecente. Cosa avrebbe dovuto fare? L'amore è solidarietà, vicinanza, condivisione. Non è questo il mondo in cui voglio vivere. Mi sarei stupita, da donna, se il mio compagno si fosse comportato diversamente da Franceschini. Mi congratulo con lui e gli auguro di non cambiare mai»

Questa Santanchè ci piace, ci piace perché superando l’oziosa e ormai insopportabile divisione, “a prescindere” come diceva Totò, fra partiti diversi e finanche sedicenti opposti, non ci sta al gioco a massacro preelettorale e preferisce invece sottolineare il  côté“umano” e umanizzante della propaganda elettorale di Franceschini.

Intendiamoci, in nome di speciosi, pelosi e spesso demagogici richiami ai buoni sentimenti, e ai “sacri” legami famigliari in Italia si sono il più delle volte fatte le peggiori porcate. Ma nel caso del neoministro francamente la Santanchè non solo ha ragione, ma ha fatto bene a schierarsi a fianco del collega. In un paese dove un parlamentare della defunta (e si capisce perché) Italia del Valori a Genova, con la complicità del fratello poliziotto, intrallazzava con moglie vicepresidente della giunta regionale in appalti, poi giustamente annullati poiché giudicati illeciti (leggetevi quanto scriveva il «Secolo XIX » nell’ottobre del 2012 al link riportato di seguito: http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2012/10/28/APrFTWoD-appalti_coinvolti_indagini.shtml), in un mondo così ha fatto bene Daniela Santanché a richiamare i valori di giusti e legittimi affetti, perché mai Franceschini non avrebbe dovuto consigliare gli amici di votare la propria fidanzata se ella fa politica come lui e nel suo stesso partito?

Altre donne, donne meravigliosamente coraggiosa e pietose. Inglesi questa volta, in particolare tre donne che sono state le sole e le uniche a intervenire coraggiosamente, mettendosi a parlare con gli assassini del militare inglese per distogliere l’attenzione di quei pazzi criminali esaltati dai bambini e da altri possibili obbiettivi della loro inconcepibile violenza.

Lo riferisce l’agenzia AdnKronos riprendendo la notizia dal «Guardian» che ha intervistato Ingrid Loyau-Kennett, la quale ha raccontato come per più di cinque minuti ha parlato con uno dei due aggressori che avevano appena compiuto l'attacco contro un soldato britannico. Le immagini, che documentano l’accaduto, la ritraggono sul posto vicina ad uno dei due aggressori che ha ancora in mano un coltello. Sul luogo dell'attacco, ha spiegato, era capitata mentre stava rientrando a casa dopo un viaggio in Francia ed aveva preso un autobus, il numero 53, per raggiungere Parliament Square.

«L'autobus si è fermato –queste le parole della coraggiosasa signora – Potevo vedere chiaramente un corpo sulla strada ed un'auto danneggiata. Avevo seguito un corso di primo intervento e allora ho chiesto a qualcuno di dare un'occhiata alla mia borsa e sono scesa per vedere se potevo essere d'aiuto». «Mi sono avvicinata al corpo, c'era una signora seduta che ha detto che era morto. Aveva cercato di assisterlo mettendo qualcosa sotto la sua schiena e una giacca sul volto. Gli ho sentito il polso e non aveva battiti».

«Poi un uomo nero con un cappello nero ed una pistola in una mano e una mannaia nell'altra si e avvicinato. Era in uno stato di sovraeccitazione e mi ha detto di non avvicinarmi al corpo. Non provavo qualcosa in particolare. Non avevo paura perché  non era ubriaco, non era sotto l'effetto di droghe. Era in uno stato normale. Potevo parlare con lui e lui voleva parlare e questo abbiamo fatto».

«Ho parlato con lui per più di cinque minuti. Gli ho chiesto perché  avesse fatto quello che aveva fatto. Ha detto che aveva ucciso l'uomo perché  era un soldato britannico che aveva ucciso donne musulmane e bambini in Iraq e Afghanistan. Era furioso per la presenza in quei posti dell'esercito britannico».

Donne che affrontano i killer del soldato britannico

Ad un certo punto la donna racconta di aver visto del sangue riprendere a fluire dal corpo a terra e di aver sentito l'impulso di avvicinarsi. Ma non lo ha fatto, ha spiegato «perché non volevo alterare l'uomo».

«Gli ho chiesto cosa intendesse fare perché  la polizia sarebbe certamente arrivata presto. Ha detto che era una guerra e che se la polizia fosse arrivata, avrebbe ucciso gli agenti. Gli ho chiesto se questo gli sembrasse sensato ma era chiaro che voleva proprio questo».

A quel punto l'uomo si è allontanato e la donna ha parlato con l'altro aggressore: «Era più tranquillo, più timido. Gli ho chiesto se mi volesse dare ciò che aveva in mano, un coltello. Ha detto di no. Gli ho chiesto se volesse andare avanti ed ha risposto più volte no. Non volevo agitarlo e l'altro uomo è tornato da me».

«Ormai la gente intorno era talmente tanta che non volevo che lui si agitasse o impaurisse. Ho continuato a parlargli per tenerlo calmo. Poi ho visto che il mio autobus si muoveva e sapevo che la polizia sarebbe arrivata molto presto. Gli ho chiesto se potevo fare qualcosa, ha detto no. Sono salita sull'autobus e dopo 10 secondi qualcuno è salito e ci ha fatti scendere. Ho visto arrivare un'auto della polizia. I due aggressori sono corsi verso l'auto e gli agenti li hanno colpiti alle gambe, credo».

«Sono solo contenta di essere riuscita a fare qualcosa che può avere evitato altri problemi. Al momento mi sento bene, ma so che l'effetto dello shock potrebbe investirmi più avanti».

purtoppo non resta che pregare prima dell'arrivo della polizia

Ecco una donna coraggiosa che ci rende orgogliose, così come ci rendono orgogliose le altre due che si sono avvicinate al corpo del soldato per prestare il loro aiuto incuranti dei pericoli che avrebbero potuto correre, e avendone constata la morte gli hanno coperto il volto con una giacca e si sono messe a pregare.

Non vogliamo istaurare alcun paragone fra Daniela Santanchè e le tre splendide donne inglesi, contesti diversi, atti diversi, nessun paragone, neppure nessuna somiglianza, solo un comune denominatore: la pietas (per l’avversario politico in un clima arroventato come quello italiano, e per il soldato ucciso barbaramente) e il coraggio (politico da una parte,  fisico e morale dall’altra).

No, cari lettori, nessun paragone, nessuna somiglianza, ma ci piace mettere insieme donne che sanno fare quel che gli uomini non fanno, a qualunque latitudine, in qualunque scenario!

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