Un ottimo Massimo Ranieri

Un piroscafo napoletano sul palcoscenico della Pergola

lo spettacolo è più che dignitoso, ben calibrato e ben recitato e agli amanti del genere non può che piacere . Forse le perplessità sono solo questione di gusto …

di Domenico Del Nero

Un piroscafo napoletano sul palcoscenico della Pergola

Uno spettacolo sicuramente particolare, il Viviani Varietà in scena in questi giorni al teatro della Pergola di Firenze.  Il Varietà , genere popolarissimo in passato, è forse oggi meno in auge o ha cambiato forma, il che non significa necessariamente in positivo. E la regia di Maurizio Scaparro, che ha voluto restituire alla scena un personaggio del primi decenni del Novecento, il napoletano Raffaele Viviani, attore e autore di teatro, ha sicuramente il fascino di voler restituire un ‘epoca non poi lontanissima nel tempo, ma remota quanto a costumi, stile di vita, contesto sociale.

Scaparro ha riproposto sul palcoscenico il viaggio che Viviani e la sua compagnia affrontarono nel 1929 per una tournée in America Latina.  Molto accurata e efficace la ricostruzione della sala del piroscafo Duilio, dove  Viviani, impersonato dal un Massimo Ranieri in perfetta forma, prova durante il primo atto lo spettacolo che intende proporre ai passeggeri durante la traversata dell’Equatore, mentre nel secondo viene presentato lo spettacolo vero e proprio, fatto di canzoni e scenette.  Sicuramente  Ranieri e gli altri attori –cantanti ( Ernesto Lama, Roberto Bani, Angela de Matteo, Gaia Bassi e tanti altri) danno prova di essere un  gruppo affiato e collaudato, abili sia nella recitazione che nel canto; eppure, nonostante  tutto questo, lo spettacolo non riesce a convincere proprio del tutto. Forse il teatro della Pergola non era proprio la sede più adatta, anche se Ranieri lo definisce cortesemente (e giustamente) una “meraviglia di teatro”. Soprattutto la seconda parte dello spettacolo, nonostante l’indubbia bravura degli interpreti e l’abilità della messa in scena, è parso alla fine un po’ monotono: se la prima la fase della” preparazione” consentiva agli attori di muoversi pi liberamente e di esprimere in modo vivace il carattere dei loro personaggi,  dando vita a situazioni e a scenette anche gustose e divertenti, nella seconda i testi proposti,  in buona parte dello stesso Viviani ( e comunque d’epoca), suonavano sinceramente alla fine un po’ ripetitivi e monotoni.

Forse è una questione di gusto, o forse quest’anno il teatro ci ha abituati … troppo bene presentando un cartellone veramente di primissimo piano . Del resto, come ricorda lo stesso Ranieri , si tratta comunque di uno spettacolo a suo modo “impegnato”, sia per lo stesso personaggio di Viviani, sia per le tematiche trattate, dal dramma dell’emigrazione a quello della crisi; non per nulla il 1929 è l’anno della grande crisi mondiale, per cui non manca certo l’aggancio con l’attualità; “ Tutte le arti, quando arriva un periodo di crisi, soffrono, tranne il teatro  che è l’unica espressione artistica che resiste “ dichiara Ranieri anche se forse molti direttori  artistici potrebbero non essere del tutto d’accordo, specie dopo certi tagli al FUS. E ancora “ Anche oggi tanti ragazzi in Italia emigrano, vanno a lavorare all’estero perché il nostro è il paese della non gratificazione “ - e su questo non si può che essere del tutto d’accordo. “Con Viviani Varietà si riflette, ma in fondo è vero che riesce a regalare anche ottimismo. Si tratta di uno spettacolo tragicomico, dal tocco amaro – dolce “ , conclude l’attore.

Forse lo spettacolo poteva riuscire più efficace e coinvolgente se avesse toccato più a fondo queste problematiche: le canzoni , con tutta la buona volontà di Ranieri e degli interpreti (”E una musica di grande gusto e ricercatezza, anche se all’epoca potevano sembrare canzoncine, fatte tanto per raccontare una storia all’interno di una storia”) sia pur ben eseguite anche grazie all’abilità di un agguerrito gruppo di musicisti, dopo un po’ finiscono francamente per stancare e lasciare perplesso lo spettatore più esigente, anche se buona parte del pubblico (alquanto eterogeneo e a volte un po’…. folcloristico, a dir la verità) ha comunque vivamente apprezzato. E a ragione: lo spettacolo è più che dignitoso, ben calibrato  e ben recitato e agli amanti del genere non può che piacere . Forse le perplessità sono solo questione di gusto ….. 

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