Editoriale

Papa Bergoglio e la dittatura argentina, la brutta abitudine di semplificare e condannare

Accusato di non aver protetto due gesuiti dalla persecuzione del governo di Videla, in realtà salvò loro la vita

Andrea Velardi

di Andrea Velardi

opo il primo entusiasmo per la elezione al papato del primo latino-americano, del primo gesuita e del primo papa con il nome del santo più rivoluzionario della storia della Chiesa, abbiamo dovuto subito distogliere lo sguardo dai simboli e fare i conti con la biografia concreta del Cardinale Jorge Mario Bergoglio. E proprio la sua provenienza storico-geografica ha messo tutti in allarme. E’ infatti un argentino, figlio di una terra attraversata dalle tragedie collettive e dalle crisi epocali del secolo scorso. Tra tutti: il martirio cruento dei Desaparecidos. Sequestri notturni senza testimoni. Sparizioni improvvise e forzate. Detenzione nei campi di concentramento. Torture. Morte. Ma non solo. Con una crudeltà senza pari i corpi venivano consegnati all’oblio, occultati in fosse comuni o buttati dai voli della morte nell’Oceano Atlantico o nel Rio de la Plata. A ricostruire questi fatti, citando anche Bergoglio, è il grande giornalista Francesco Horacio Verbitsky, esponente di spicco del “Movimento argentino in difesa dei diritti umani”, collaboratore del New York Times e del Wall Street Journal, docente alla Fundación para un Nuevo Periodismo Iberoamericano, fondata da Gabriel García Márquez. Costretto all'esilio in Perù da José López Rega, membro della P2, personaggio efferato e doppio, soprannominato Lo Stregone per la sua passione per l’esoterismo, fondatore della Alianza Anticomunista Argentina, il quale nel 1973 organizza il famoso Massacro di Ezeiza dove vengono uccisi i sostenitori della sinistra di Perón e viene aperto un insanabile fossato tra la destra e la sinistra argentina.

Con il suo libro Il volo. Le rivelazioni di un militare pentito sulla fine dei desaparecidos, pubblicato in Italia da Feltrinelli, Horacio Verbitsky ha permesso la condanna del militare Adolfo Scilingo Ha inoltre scritto un libro pieno di documentazione che dimostra l'irenismo della Chiesa argentina in merito alla dittatura dei generali guidati da Jorge Rosario Videla. Non è tanto Doppio Gioco, ma El silencio tradotto in italiano da Fandango col titolo: L'isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina. E’ in questo libro che Verbitsky cita Bergoglio ed è, in nome di queste accuse, che «Il Manifesto» ha accolto l’elezione del cardinale argentino con il titolo lapidario: “Non è Francesco".

Io non nego affatto che ci siano stati errori di giudizio e prospettiva, attendismo e reticenza diplomatiche da valutare con attenzione (chi non ne ha mai fatti in vita sua? io tanti e la psicologia serve forse per comprenderli o no? e anche riconoscerli però!). Ma tra errore e connivenza o complicità c’è un abisso. Verbitsky parla soprattutto del nunzio apostolico Pio Laghi, veramente discutibile in molte sue azioni. Sulla deposizione di Bergoglio al processo ESMA dove Bergoglio venne citato per la sparizione di due sacerdoti Verbistky dice: «En la audiencia negó algunos hechos que tengo claramente documentados». Bergoglio disse di avere informato il suo superiore a Roma rispetto al sequestro dei due preti Orlando Yorio and Francisco Jalics. Verbistky riferisce dell'esistenza del documento che attesta che Bergoglio lasciò al loro destino i preti accusandoli di essere legati alla sovversione e facendo mancare così la protezione istituzionale dei gesuiti, lasciando indirettamente la mano libera al regime militare. I due preti rapiti nel maggio da una nave militare furono ritrovati cinque mesi più tardi impasticcati e seminudi in un campo. E questo per l'opera silenziosa di Bergoglio che, resosi conto della tremenda situazione derivata dal cinismo delle procedure canoniche e dalla efferatezza dell'azione dei generali, si mosse segretamente per riportare quei preti a casa, sani e salvi.

Nel 2005 Bergoglio è stato accusato di un non specificato coinvolgimento in questi sequestri di persona. Il governo militare avrebbe incarcerato in segreto Yorio and Jalics per l'opera che svolgevano nei confronti dei poveri. Bergoglio li aveva invitati a rinunciare di fare visita ai bassifondi e davanti al loro rifiuto ritirò la protezione ufficiale dell'ordine gesuita al loro operato in quanto sacerdoti appartenenti all'ordine gesuita cosa che costituì la premessa per la loro cattura dei due preti. Ma ci si dimentica che Bergoglio (esagerando certamente e non consapevole pienamente delle conseguenze) una volta saputo del rapimento svolse una "azione straordinaria dietro le quinte per la loro salvezza arrivando perfino a chiedere al prete della famiglia del dittatore Jorge Videla di darsi malato così da potere dire lui stesso la Messa nella casa del leader della giunta militare, dove Bergoglio in privato, ma con forza chiese ed ottenne un atto di pietà al Dittatore.

Il suo intervento salvò le vite dei due preti ed è da considerarsi come un azione dell'uomo Bergoglio che comprese la gravità della situazione e le indesiderabili conseguenze umane della sua decisione ecclesiastica (cfr. il libro intervista con Rubin del 2010). Nello stesso anno del libro Bergoglio testimonia sull'argomento scottante dopo essersi rifiutato (sbagliando secondo me!) di comparire davanti alla corte in udienza pubblica.

Il giudice Myriam Bregman ha considerato le sue risposte evasive. Ma questa evasività sembra essere più frutto di una ragione di segretezza della sua azione contraria al regime, che non di connivenza. Insomma l'idea che mi faccio è quella di un prete, Bergoglio appunto, affatto connivente o complice del regime, che si barcamena in quel contesto inquietante e spinoso, commettendo errori di prospettiva dovuti al suo ruolo di superiore gesuita, al suo status di prete e alla sua formazione. Errori che però non hanno impedito che avesse la meglio sul suo operato la componente fortemente umana e filantropica della sua persona e della sua appartenenza alla Chiesa. Insomma io propenderei per il rispetto della complessità della biografia riconoscendo il dovere di una maggiore contestualizzazione storiografica. Da studioso non amo la semplificazione. Anche se, a maggior ragione, non amo nascondere gli errori di nessuno. Nemmeno quelli di un Papa.

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

    4 commenti per questo articolo

  • Inserito da Loredana il 16/03/2013 15:52:04

    Sono perfettamente d'accordo con il commento di Daida Fiore. Dopo l'elezione di Papa Bergoglio, ho già visto la rete fiorire di tutta una serie di accuse, di connivenza con i dittatori argentini, estese poi a Papa Woytila, Paolo VI, ecc. Probabilmente Papa Bergoglio non era nemmeno ancora andato a dormire quando una parte della rete l'aveva già giudicato reazionario, connivente con le dittature, ecc. Di errori, e anche con conseguenze gravi, deve averne fatti anche lui, come capita ad ogni essere umano che calchi questa terra, dall'inizio dei secoli. E non credo nemmeno che questi errori siano stati commessi con leggerezza e superficialità: le vicende esposte sono difficili e pericolose. Aspettiamo di vedere il suo prossimo comportamento, i suoi atteggiamenti futuri, prima di far scendere la scure...

  • Inserito da Etudedevie il 15/03/2013 00:17:39

    Come interpretare la richiesta di ritirarsi dagli slums fatta ai due preti, e come leggere la sottrazione dell'immunità religiosa, se non come manifestazione di un pensiero, di una mentalità profondamente reazionari? Forse le successive scelte e la semplicità dei costumi sono il frutto del senso di colpa? Salvo constatare l'isopportabile macismo esibito sul tema delle donne in politica e di matrimonio gay.

  • Inserito da ghorio il 14/03/2013 20:52:46

    More solito,una volta avvenuta l'elezione del Papa,arrivano biografie, dettagli,etc, più o meno interessati. Poi , quando di mezzo ci sono le dittature, tutti intenti a rivelare retroscena ed altre cose simili. anche se sono tutti da dimostrare. La realtà è che Papa Francesco dovrà essere giudicato per l'opera del suo Ministero da Capo della Chiesa, fermo restando che la regligione cattolica non può essere disegnata a uso e consumo di quelli che non sono cattolici. La sua semplicità e la sua umiltà, dimostrata dall'apparizione in pubblico, dopo l'elezione a VIcario di Cristo, sono di esempio per tutti, cristiani e non. Giovanni Attinà

  • Inserito da Daida Fiore il 14/03/2013 13:58:41

    Immaginiamo noi stessi per qualche momento all'interno del periodo in cui si trovò Bergoglio e nella terra in cui forse nacque ma di origine comunque straniera. Io mi sento di paragonarlo al periodo nazista di Papa Woitila, quando da ragazzo seminarista si trovò con la sua patria occupata dai tedeschi con le retate e i massacri che essi fecero in quel periodo ed in quel luogo, come altrove. Ciò favorì di certo la sua formazione cristiana a favore dei derelitti e dei perseguitati, tanto fortemente che fu un Papa, sono sicura, santo. Allo stesso modo vedo questo prete in Argentina con tutto ciò che succedeva, con l'impotenza di chi vorrebbe salvare ma si trova davanti un regime che non ammette contraddittori e che commette le più infamanti delle persecuzioni.Non mi sento di giudicarlo a priori nonostante i libri di eminenti scrittori, diamogli tempo e cerchiamo di essere più umili accettando quel che di buono farà. Questo è il vero spirito cristiano, anche per chi cristiano non è.

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.