Medio-Oriente in fiamme

Le verità non dette a proposito della Siria

l fatto è che per quanto la menzogna possa essere ripetuta all'infinito diventa verità solo in apparenza...

di Marika Guerrini

Le verità non dette a proposito della Siria

La menzogna ripetuta all'infinito diventa verità" è un'affermazine di Joseph Goebbels, un  

tedesco del Reich. Su quest'affermazione gli Stati Uniti d'America hanno costruito e costruiscono la loro politica quotidiana, che sia interna o estera. L'affermazione goebbelsiana, con gli States, attraverso essi, è divenuta un dato di fatto, in quanto tale, riesce ad assumere ancor più sembianza di verità. Ma è nell'osservazione quotidiana degli eventi che questo si mostra evidente. Citiamone uno recente: il summit italiano tenuto a Roma lo scorso 28 febbraio a proposito della Siria. Lì, presenti nove ministri tra cui Giulio Terzi, il neo Segretario di Stato Usa John Kerry, il turco Ahmad Davutoglu, il britannico William Hague nonchè Moaz el-Khatib, capo di quei ribelli siriani che da tempo si sono autodenominati "Coalizione d'Opposizione Siriana", si è giunti al Comunicato ufficiale. In esso si accusa il Governo di Assad di "crimini contro l'umanità", si accusano i paesi che forniscono armi al "regime" siriano (Governo Legittimo) sottintendendo la Russia, e ci si impegna in un maggior supporto politico e materiale alla Coalizione, riconosciuta e resa legittima anch'essa in quanto rappresentanza del popolo siriano, esattamente ciò che si fece alla fine degli anni '90 con i Talebani in Afghanistan. Ma è proprio quando si giunge a sostenere, superando ogni ipocrisia, che gli States, alleati inclusi, mai forniranno armi ai ribelli bensì aiuti economici, alimentari, sanitari e "strumenti" in difesa del popolo, ovvero giubbetti antiproiettili e cose del genere, che il summit dichiara, afferma e sottoscrive, ripetendola, la menzogna. E' ben noto il supporto bellico di armi made in Usa vendute ai ribelli siriani subito dopo un primo momento di natura spionistica e di rete web, ovvero armi senza detonazioni. Ma sono cose che abbiamo detto in pagine e pagine, cose che evidenziano come in questi nostri giorni, dietro ogni persecuzione settaria, ogni "primavera araba", ogni accusa di armi illecite, ogni accusa di inasprimento di regime etc., al di là di alcune briciole di verità più o meno utilizzate, c'è la menzogna ripetuta all'infinito dal soggetto di turno. E il soggetto, in questo caso di menzogna ripetuta che ci interessa, è da tempo sempre lo stesso. E il motivo  primario dell'attuale soggetto è sempre lo stesso, sempre lo stesso motivo che ingloba le azioni belliche o parabelliche contemporanee e che dall'oriente si stanno spostando nel Pacifico, anzi si sono spostate anche: lo smembramento della Cina, come accadde per l'URSS poco dopo l'inzio di questa fase fortemente menzognera. Solita geopolitica sì, ma, quel che è interessante è proprio l'uso della menzogna ripetuta ad obnubilare. Tutto quindi serve alla menzogna, fa da cornice alla menzogna, da strumento di sfondo alla menzogna. 
Dagli zoom sulle risorse naturali in luoghi "interessanti", alla destabilizzazione e o distruzione di Governi che apportano o potrebbero apportare disturbo al raggiungimento dell'obiettivo finale, per cui vanno fatti fuori. Dalla messa in rete di manuali scaricabili quali ad esempio Shalp, apparentemente innoquo, in realtà ideato per manovrare popoli che si vuole giungano alla rivolta, all'uso di droni in aree da "bonificare" a scopo militare o di disturbo locale. Dalla sofisticata manipolazione tecnologica meteorologica per cui, si fa credere a distruzioni causate dai monsoni, per dirne una, lì dove i monsoni non hanno mai spirato né spireranno per via della conformazione montuosa presente nell'area, alle accuse al nucleare iraniano. Dalle uccisioni tra Pakistan ed india sul confine kasmiro dietro il plausibile schermo della vecchia diatriba, alle minacce alla Corea del Nord, alleato della Cina. E così via, potremmo carrellare sull'intero pianeta perché ovunque, ma proprio ovunque, la zampa della menzogna ripetuta si fa evidente all'infinito, viene mostrata verità. Certo, non v'è dubbio che tutto questo sia antropologicamente molto ma molto interessante. 
Ma altrettanto interessante antropologicamente è che il protrarsi di questa tattica strategica, alla fin fine sia risultata banale mettendo in moto azioni e reazioni. I paesi interessati dalle unghiate della menzogna ripetuta, in quanto subita, o in procinto d'esser tale, negli effetti, si sono stancati e, come il bonzo dell'aneddoto, stanno aspettando lungo il fiume che la corrente porti il cadavere del nemico.
In questi paesi i movimenti in atto costituiti da piccoli e grandi incontri, quotidiane attenzioni, piccoli e grandi chiarimenti regionali oltre le tensioni storiche, sono molti. C'è il recente accordo Iran-Pakistan sulla lotta al terrorismo settario che comporta una quotidiana collaborazione a scopo protettivo della popolazione pakistana sciita e ancor più hazara. C'è il chiarimento, recente anch'esso, Pakistan-India circa le rispettive vittime sul confine del Kasmir di cui, dopo essersi accusati vicendevolmente, i due paesi hanno scoperto che le uccisioni avevano origine estranea ad entrambi, per cui è partita una collaborazione di controllo coordinato. C'è il porto di Gwadar che in territorio baluchi (Pakistan) è lo sbocco cinese nel Golfo Persico, il che comporta anche la costruzione d'una strada attraverso il Pakistan in collaborazione con la Cina. Ci sono accordi sull'estrazione mineraria sia in Afghanistan che in Pakistan sempre da parte cinese ma con assoluta collaborazione dei paesi proprietari dei siti e possibilità di lavoro per i locali. C'è sempre la Cina che ha rafforzato l'alleanza non solo con la Corea del Nord, ma con Laos, Cambogia, Mianmar proprio per controbilanciare l'avanzata Usa in Asia. Poi, tra molte altre cose ci sono due pipeline centro-estremo asiatiche, quelle due vie-gasdotto che gli Usa ed Israele avversano con ogni mezzo. 
Così, mentre Israele, appunto, occidente trapiantato in medio oriente, autoesentatosi dall'osservare ogni legge, ogni Convenzione che sia di Ginevra o altro, ogni Trattato come ogni  diritto umano, continua ad allungare il serpente di cemento in Cisgiornania distruggendo, dimezzando, frammentando proprietà e vite altrui, sì da crearne di proprie, da porre limiti e costrizioni che impediscano in futuro qualsivoglia formazione dello Stato di Palestina, altri serpenti s'allungano tra i paesi protagonisti della regione in senso ampio, ad unificare. Coloro che li hanno voluti e i locali li chiamano le "vie della pace", sono le due pipeline di cui sopra, il gasdotto TAPI (Turkmenistan Afghanistan Pakistan Iran) e l' IPi (Iran Pakistan).
Il TAPI, di vecchia progettazione, inizialmente appoggiato dagli Usa, poi fermato per motivi immaginabili, poi ripreso. Operativo dal 2018, si snoda su 1680 km., con una portata di 33miliardi di metri cubi all'anno di gas naturale. Parte dal Turkmenistan attraversa l'Afghanistan ad Herat e Kandahar, entra in Pakistan a Quetta e Multan giunge a Fazilka in India. I suoi effetti positivi sono già in corso con costruzioni di strade statali, alberghi, uffici lungo i confini. 
 L' IPi è già costruito nella parte iraniana operativo dal 2014. E' altamente avversato. Lo scorso 29 gennaio, Michael Dodman, Console Generale Usa, ha minacciato il Pakistan di sanzioni sì che abbandonasse il progetto. Risultato della minaccia nullo. Lungo 2700 km. con una portata di 22miliardi di metri cubi all'anno con possibilità futura di oltrepassare i 50miliardi di metri cubi di gas naturale, l'IPi passa per le iraniane Bandar Abbas e Iranshahr e le pakistane Khuzdar fino a Multan. Ma quel che ci ha fatto sorridere di soddisfazione è stato il prosieguo della risposta alle minacce: la probabilità di prolungare il gasdotto fino a Delhi ovvero India o, altra probabilità, la Cina potrebbe partecipare alla costruzione e l'IPi cambierebbe percorso in Pakistan e la raggiungerebbe.
Il fatto è che per quanto la menzogna possa essere ripetuta all'infinito diventa verità solo in apparenza, ché per sua intima struttura non può trasformarsi in verità ma solo assumerne sembianza. Il fatto è che popoli come quelli che andiamo ad incendiare, che siano fisiche o morali le fiamme, prima o poi vanno oltre la sembianza. Così, per natura. Prima o poi.

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.