24 novembre 1826

Carlo Lorenzini (Collodi), il babbo di Pinocchio

'Ora vo’ darmi a scrivere solo per bambini. Gli adulti sono troppo incontentabili: non fanno per me'

di I. Cortona*

Carlo Lorenzini (Collodi), il babbo di Pinocchio

Ritratto Collodi **

   Nella casa posta in Via Taddea, segnata allora col n° 5175, nasceva in Firenze il 24 novembre 1826 da Domenico Lorenzini da Cortona (cuoco), e da Angiola Orzali da Collodi (sarta), un figlio di sesso maschile, a cui furono imposti i nomi di Giovanni e di Carlo.

            All'età di dodici anni, egli fu ammesso alla Scuole dei Padri Scolopi. Fatto quivi per quattro anni un corso di studi, passò al Seminario di Colle Val d'Elsa. [...] Licenziato finalmente con onore, e fatto ritorno a Firenze nel 1846, si spogliò dell'abito di seminarista e si diede allo studio dei codici e dei libri antichi, nella rinomata libreria Piatti, posta in Via Vacchereccia, dove ebbe a maestro il prof. Giuseppe Aiazzi, amministratore di quel negozio, e distinto paleografo.

            Nel 1847, fattosi amico dei pubblicisti più distinti e più liberali, volle anch'esso tentare le sue prime armi nel giornalismo, per il quale sentivasi portato, e scrisse nella Rivista di Firenze insieme a Gherardi del Testa, a Montazio, a Montanelli e ad altri noti letterati, i quali, con i loro scritti miravano ad attizzare e a mantener viva nel cuore dei cittadini la fiamma dell'amor patrio, senza paura.

            Con la primavera del 1848, dichiaratasi la guerra all'Austria, Carlo, allora giovine di 22 anni, si arruolò volontario, e partì per la Lombardia in compagnia del fratello Paolo e del signor Giulio Piatti.

[...]      

[Dopo la sconfitta di Curtatone e Montanara] fece ritorno a Firenze col cuore esulcerato e col bisogno di sfogare con la penna tutte le amarezze e tutte le disillusioni provate. Fu allora che l'editore Tofani lo invitò a pubblicare, per suo conto, il Lampione. Questo giornale politico-satirico, destinato a far lume a chi brancolava nelle tenebre, trovò subito buona accoglienza. [...] Il Lampione sempre a difesa del suo paese, e sempre facendo guerra ai nemici d’Italia, continuò regolarmente le sue pubblicazioni fino al dì 11 di aprile 1849  giorno in cui, il Governo della restaurazione lo volle soppresso [...]

[Nel] 1853 Carlo dette alla luce lo Scaramuccia [...] Sullo scorcio del 1858, il Lorenzini lasciò la direzione dello Scaramuccia [...] e partì per Milano.

[...]

Ma col mesi d’aprile del 1859, dichiarata nuovamente il Piemonte la guerra all’Austria, egli lasciò d’improvviso Milano, e salutati appena gli amici, partì per Pinerolo dove si arruolò in cavalleria Lancieri Novara. [...] Terminata la guerra con la pace di Villafranca, Carlo tutto indispettito fece ritorno a Firenze [...]

 

Nell'anno 1860, Carlo data un’occhiata alla situazione finanziaria e politica di quel tempo pensò bene di riaccendere al pubblico il vecchio Lampione di buona memoria, e il 15 di maggio dello stesso anno, ne riprese la pubblicazione [...] Spiritosissimo fu il modo come Lorenzini presentò il primo numero di questo giornale umoristico ai lettori. Egli, invece di dargli una nuova numerazione (come si suol fare), riannodò col n. 223 il nuovo periodico col vecchio e, aggiuntovi – anno 1849-60– così cominciava:

«Ripigliando il filo del nostro discorso, interrotto dalle voci alte e fioche della reazione del dì 11 aprile 1849 ...»

[...]

Mentre il Lorenzini, contento del trionfo riportato dal suo redivivo Lampione, continuava a dirigerlo  e a procurare ad esso sempre nuove attrattive, un decreto del 22 febbraio 1861 lo richiama a prestar servizio alla sezione staccata  «Censura teatrale» alla dipendenza del prof. Giuseppe Aiazzi. [...]

Durante che occupò l’impiego, Carlo seguitò di tanto in tanto a fare il giornalista.

Scrisse articoli di fondo esilarantissimi sulla Lente, nel Fanfulla, nel Corriere, nella Nazione, nella Gazzetta del Popolo, e nel 1867 alcune Cronache settimanali nella Gazzetta d’Italia, le quali benché firmate Nasi, per certe particolari ragioni, furono subito riconosciute per sue [...]

Chiamato nel 1878 a collaborare nel Giornale pei bambini, che si stampava a Roma, egli vi esordì con la Storia di un burattino (oggi Pinocchio), con la quale si dimostrò non solo un forte letterato, ma anche un geniale educatore.

[...]

Il Collodi, nel corso della sua lunga vita giornalistica, nella quale, come dice Yorick, fu l’unico dei suoi contemporanei  che ne risentisse soddisfazione e profitto, scrisse pure di tanto in tanto  anche de’ libri umoristici e delle commedie. [...] Ma l’8 giugno 1881, venuto in pensione, disse: «Ora vo’ darmi a scrivere soltanto per bambini. Gli adulti sono troppo incontentabili: non fanno per me!»

[...]

La sera del 26 ottobre 1890, il Collodi, dopo di aver passata una giornata di buonissimo umore, mentre rientrava nella sua casa posta in via Rondinelli al n.7, venne colto da malore improvviso. Avvertito di ciò il dott. Calzona, suo amico, che per caso di là passava, corse subito a prestargli  la propria assistenza, ma non potè far altro  che constatarne la morte.

*Biografia dell’autore in  Carlo Collodi, Note gaie, Bemporad, Firenze, 1911

**Riportato in  Il grillo parlante dell’Unità d’Italia, Collodi giornalista scelto da Sigfrido Bartolini

         

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da piero-44 il 24/11/2011 11:45:21

    Carissimi, siete la cosa più bella da 3 mesi ad ora

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.