Editoriale

Se Rai1 manda in onda (in prima serata) i baci ardenti di un ragazzino con un uomo maturo

La fiction, peraltro ben fatta, «la grande famiglia» lunedì ha trasmesso la quinta puntata dello sceneggiatato con immagini fin troppo esplicite e le immagini troppo esplicite

Giuseppe del Ninno

di Giuseppe del Ninno

’educazione sessuale dei minori rientra nei compiti del servizio pubblico televisivo, anche nei programmi di intrattenimento e nelle fiction trasmesse in prima serata? Se la risposta è sì, non ho lamentele da formulare riguardo alla quinta puntata di “Una grande famiglia”, andata in onda alle 21,30 di lunedì 7 maggio su RAI UNO.

 

Se però, come credo, è lecito nutrire dubbi riguardo a questa specifica funzione pedagogica, allora la questione non può passare sotto silenzio. Di che si tratta? Nel corso della puntata, uno dei giovanissimi rampolli della “grande famiglia” (per di più, minorenne) toglie ogni dubbio ai telespettatori, che in precedenza qualcosa avevano intuito e, finalmente manifestando la sua omosessualità, si abbandona tra le braccia del suo partner, un più maturo operaio della fabbrica del nonno. I due si scambiano così ardenti baci sulla bocca, non già come quelli perfino casti e  rigorosamente etero a cui ci avevano abituato i film americani degli anni 40-60 del secolo scorso, ma di quelli carnali, con compiaciuti e ripetuti giochi di labbra. E’ vero: i costumi cambiano – proprio non mi viene sotto la penna, pardon, il mouse, l’espressione verbale “si evolvono” – e probabilmente i nostri ragazzini sanno, grosso modo,  cosa vuol dire essere omosessuali.

 

Qui mi corre l’obbligo di una premessa, affinché chi mi legge sappia cosa io pensi al riguardo: nella cultura prevalente, il discorso sulle identità sessuali è ormai molto variegato e improntato non dirò alla tolleranza, bensì al riconoscimento delle diversità. Mi sembra inoltre un dato acquisito il risultato pressoché concorde della ricerca scientifica in materia, ricerca secondo la quale l’omosessualità è da ricondurre alla congenita e imperscrutabile struttura cromosomica dei singoli; conseguentemente, non è il caso che si parli di devianza, di peccati e meno che mai di malattia, quando il discorso cade su questa che non è una scelta culturale, ma un dato di natura.

 

Tuttavia, anche lasciando da parte le categoria del pudore, della discrezione, della riservatezza, che appaiono alquanto fuori moda (purtroppo, aggiungo), specialmente nella sfera dell’eros e del corpo - ma non solo - dobbiamo interrogarci sull’impatto di scene forti come quelle sopra richiamate sullo sviluppo psichico e, in genere, sull’educazione dei minori.  Certo, il clamore di spettacoli di strada come quelli che periodicamente si inscenano nelle nostre piazze ad ogni manifestazione del gay pride qualche dubbio e qualche curiosità, anche morbosetta, lo innescheranno nelle testoline dei nostri figli e nipoti; ma qui siamo al primo piano di effusioni, come dire, “fuori norma”, destinate inevitabilmente a turbare pre-adolescenti e perfino qualche adolescente.

 

Tanto per limitarmi ad un esempio che mi coinvolge, una mia nipotina di undici anni segue quello sceneggiato, per altri versi ben raccontato, ambientato e recitato, e lo segue non già “in diretta” - data l’ora relativamente tarda in cui finisce - bensì in differita. Non sarà facile ai genitori rispondere alle sue prevedibili domande, e meno ancora lo sarà coglierne, seguirne, collaborare a riequilibrarne i turbamenti, con il corollario di interrogativi inespressi e di dubbi, su una materia così delicata. Questo, naturalmente, nel caso non si voglia optare per una semplice, draconiana censura, impedendole sic et simpliciter la visione di quella puntata

 

Per decenni, in materia di sesso “mediatico”, abbiamo dovuto accontentarci, da ragazzini, da giovani, perfino da adulti, di allusioni più o meno garbate (un esempio per tutti: i nudi di schiena di Brigitte Bardot…); per decenni, abbiamo chiacchierato con i nostri coetanei formulando ardite e fantasiose e romantiche illazioni su quello che avrebbero fatto i protagonisti di tanti romanzi e di tanti film, dopo essere stati lasciati dagli Autori sulla soglia della camera da letto. E ora? Tutto ci viene spiattellato, fin dalla più tenera età, senza che la famiglia, la scuola, la stessa società abbiano potuto fornirci gli indispensabili strumenti di interpretazione e di comprensione del reale, tanto più complicato delle apparenze.

 

Vorrei essere chiaro: qui non mi scandalizzo – nemmeno per interposta personcina – per un seno o per qualche gluteo spacciato in prima serata (perfino negli spot pubblicitari!); qui constato che la Televisione di Stato si mostra superficiale su argomenti cruciali per la formazione dei cittadini, senza neppure riuscire ad essere “cattiva maestra”.

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