Maggio Musicale Fiorentino

Mozart e l'Italia: un bellissimo concerto diretto da Nicola Valentini al teatro Goldoni.

Il maestro, con una formula davvero inedita, ha brillantemente presentato e illustrato al pubblico i brani eseguiti.

di Domenico Del Nero

 Mozart e l'Italia: un bellissimo concerto diretto da Nicola Valentini al teatro Goldoni.

“Questo ragazzo ci farà dimenticare tutti”, avrebbe dichiarato (ma il condizionale è d’obbligo) uno sconsolato Johann Adolph Hasse nel 1771, dopo che l’Ascanio in Alba del suo giovanissimo collega aveva oscurato il suo Ruggiero. Probabilmente, come sostiene anche il maestro Nicola Valentini, si tratta di una frase mai detta. Ma comunque sia, rende benissimo l’idea.

E l’idea l’ha resa meravigliosamente bene, più di qualsiasi frase celebre, il concerto andato in scena ieri sera al teatro Goldoni (e che verrà replicato domenica, sempre alle ore 20) con  l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino diretta proprio da Nicola Valentini, che si è rivelato – o meglio, confermato – non solo ottima bacchetta, ma anche guida all’ascolto di grande simpatia, cultura ed efficacia. Non capita spesso, anzi non succede quasi mai che un direttore d’orchestra introduca il programma che sta per presentare; ma per Valentini questa è prassi comune perché per lui “ il pubblico è parte integrante dello spettacolo e per me è necessario coinvolgerlo non solo con la musica ma anche con una presentazione adeguata, soprattutto se ci troviamo in presenza di musiche meno note; e in questo caso, ben tre delle ouverture presentate non venivano più eseguite dai tempi della loro creazione, quindi da quasi tre secoli”.  Parola di vero esperto:  il maestro, diplomato in violoncello al Conservatorio di Parma, parallelamente agli studi di composizione e di direzione, si è dedicato ad un approfondimento costante dell’interpretazione del repertorio vocale e strumentale del ‘6/’700,  affrontando pagine di autori noti e partiture inedite, collaborando alla realizzazione di concerti, incisioni, oratori e soprattutto opere.

 Il concerto, nell’ambito del “ciclo Mozart” vuole presentare alcune composizioni giovanili del maestro, accompagnate da alcuni “modelli” che possono averlo ispirato. I suoi viaggi in Italia sono il focus fondamentale, quelli che lui e il padre Leopold effettuarono “per trovare un impiego”, come ha ricordato Valentini, al giovane straordinario talento: tre viaggi effettuati tra il 1769 e il 1773 e che toccarono i centri più importanti della penisola, tra cui  Milano, Napoli, Venezia e naturalmente Firenze.

Il concerto inizia però con un brano tipicamente salisburghese, la sinfonia n. 20 in re maggiore k 133, composta per il neo arcivescovo Colloredo,[1]tra il secondo e il terzo viaggio in Italia. Una musica forse “d’occasione” ma Mozart riesce a stupire in ogni caso: si tratta di una composizione fresca e vivace, che Valentini e l’orchestra del Maggio hanno reso con grande vivacità e nitidezza di suono, sia degli archi che dei fiati e degli ottoni (qui l’organico prevede tra l’altro, fatto abbastanza insolito, due trombe e un flauto oltre a oboi, corni ed archi). Alla vivacità dell’allegro iniziale fa da perfetto contraltare la  delicatezza dell’andante e del trio, mentre un nuovo scattante allegro, quasi una sorta di danza, conclude questa interessantissima sinfonia giovanile.

Il concerto è poi proseguito con una serie di ouverture ed è qui che la guida del maestro Valentini si è rivelata particolarmente preziosa: i brani scelti erano infatti sinfonie di opere e compositori effettivamente conosciuti dai due Mozart durante i loro itinerari italiani. Valentini ha illustrato questo rapporto leggendo soprattutto passi delle lettere dei Mozart; giudizi sui cantanti a volte impietosi, come quelli sugli interpreti del Ruggiero di Pier Alessandro Guglielmi ( di una cantante Wolfgang dice “La statura non sarebbe male, ma distona come il diavolo”) e senza risparmiare gli stessi compositori: La Didone Abbandonata di Niccolò Jommelli (vista a Napoli nel 1770)  era ben scritta, ma un po’ troppo seria e antiquata.

E la musica conferma in pieno quel che già si poteva supporre:  le sinfonie proposte dei maestri coevi di Mozart sono tutte piacevolissime e di grande interesse; spicca per vivacità quella peraltro inedita del Ruggierodel massese Pier Alessandro Guglielmi, musicista per certi aspetti da ricuperare (è di ormai molti  anni fa una ripresa dell’opera La Lanterna di Diogene), di grande interesse anche l’altra inedita, la sinfonia della Nitteti di Josef Mysliveček, opera di cui Mozart studiò la partitura a Bologna nel 1770; o l’Annibale in Torino di Giovanni Paisiello che Leopold in una lettera alla moglie definì meravigliosa. Tutte partiture eseguite con brio ed eleganza dall’orchestra del Maggio guidata da Valentini, che hanno veramente saputo farne gustare la freschezza originaria. Ma tutto questo diventa davvero, per dirla con Dante, poco e oscuro se li si confronta alle sinfonie dei tre lavori di quegli anni di Mozart proposti come pietra del paragone: Mitridate re del Ponto, Ascanio in Alba e Lucio Silla. Delle sinfonie italiane Mozart riprende lo schema tripartito equalche spunto tematico, ma decollando – già allora – verso altezze vertiginose del tutto sconosciute ai “modelli” e magnificamente sottolineate dall’esecuzione.

Una magnifica serata dunque per gustare della buona musica e apprendere qualcosa, un binomio davvero raro e squisito. Da non perdere la replica di domenica 27.

 



[1] Per la presentazione del concerto cfr http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=9121&categoria=1&sezione=10&rubrica=

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