Un commento sugli ultimi eventi.

Da Daisy Osakue a Marcello Foa: gli ultimi veleni del politically correct

L'arte di mistificare la comunicazione è sicuramente molto antica, ma oggi si sta decisamente passando il segno.

di Matteo Chelli

Da Daisy Osakue a Marcello Foa: gli ultimi veleni del politically correct

Spesso sottovalutiamo lo strapotere di telegiornali, radio e programmi televisivi. Da un punto di vista mediatico, anziché fornire una panoramica a 360º gradi di una determinata questione, é più facile - ma anche da codardi - non tanto seguire il “sacro principio” dell’imparzialità come quantomeno teoricamente opportuno, ma piuttosto marcare e caricare una notizia al punto tale da renderla quasi stupida, illogica, ovviamente a scapito di qualcuno o qualcosa. Si tratta di un vero e proprio accanimento, una metodologia - se tale può essere definita - poco ortodossa, tipica di chi di rabbia e rimorso ne ha tanti, ma argomentazioni accettabili nessuna. E perché accanimento? Come succede spesso in questi casi, basta un esempio per rendere tutto più chiaro e comprensibile: partendo dal fatto che chiunque abbia seguito i TG negli ultimi giorni abbia potuto constatare il fatto che non si faccia altro che parlare di crimini commessi da italiani ai danni di cittadini stranieri, si nota come a tutto questo sia stato dato un peso eccessivo che non rispecchia, per la maggior parte dei casi, la verità dei fatti. E proprio coloro che si sono sempre ritenuti fermi oppositori delle generalizzazioni di massa, non hanno fatto altro che cogliere la “palla al balzo” per partorire delle vere e proprie eresie, accusando il governo giallo/verde - e in particolar modo il Ministro Matteo Salvini - di aver fomentato, seminato e predicato odio razziale, arrivando persino a dipingere i loro elettori, la stragrande maggioranza di un popolo tra i più accoglienti degli ultimi tempi, come una sorta di focolaio del Ku Klux Klan. I Saviano, le Boldrini, i Renzi, paladini della giustizia (a)sociale, indubbiamente ne hanno approfittato per inscenare una sorta di teatrino strappalacrime, al fine di screditare l’ottimo lavoro di pattugliamento e controllo degli sbarchi di un esecutivo e di un ministro che in pochissimo tempo hanno fatto qualcosa che in Italia non si vedeva da tempo: mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. Ormai noto a tutti  il caso di Daisy Osakue, atleta di origini nigeriane della nazionale italiana che qualche giorno fa è stata colpita all’altezza dell’occhio da un uovo lanciato da una macchina in corsa a Moncalieri, in provincia di Torino. Colpisce, spulciando tra le varie pagine social e web, l’armamentario verbale che è stato utilizzato per ingigantire ed enfatizzare la notizia: si va dal “negazionismo del Ministro degli Interni a legittimare e giustificare politicamente questi atti di razzismo quotidiano” di Emma Bonino alla renziana “emergenza razzismo che non può negare nessuno, soprattutto chi ha ruoli di governo” per arrivare, infine, alla “creme de la creme”, il tweet di Laura Boldrini che recita “Per Salvini ammettere che ci sia un problema di razzismo equivarrebbe a fare un mea culpa”. Si, proprio lei. Lei che, in merito al terrificante stupro di Rimini affermò di non poter commentare ogni singolo episodio di violenza, in quanto quello non era il suo lavoro, e che i toni nei confronti delle istituzioni erano stati agghiaccianti. Insomma, non certo un buon esempio di correttezza e coerenza, soprattutto se si pensa che certi personaggi hanno avuto ed hanno ancora la faccia tosta e il coraggio di presentarsi al cospetto del popolo italiano. Tornando al nocciolo della questione, é ovvio ed evidente che la violenza vada condannata a prescindere, ma é totalmente inaccettabile che essa venga sfruttata per della mera propaganda da quattro soldi. Non è questo il modo di rendere giustizia: lo sciacallaggio è un atto ripugnante che, oltretutto, costituisce un’ulteriore offesa per la vittima in questione. È proprio vero che spesso si racconta solo quel che si vuole, quel che ci conviene: in merito al caso di Daisy infatti gli inquirenti hanno escluso l’aggravante razzista, visto il fatto che già da qualche tempo ormai va avanti questo giochetto dell’uovo ad opera di due o tre "coglionazzi" - per dirla in termini fantozziani - e ha colpito non soltanto donne di colore, ma anche un pensionato e alcune mamme italiane di colore inesorabilmente bianco. Tra l’altro si è scoperto, non certo attraverso i telegiornali ma attraverso la rete che - grazie a Dio - a qualcosa di buono ogni tanto serve, la ragazza è una attivista del movimento giovanile del Partito Democratico; per di più, il padre sembra essere un mediatore culturale per una cooperativa che gestisce migranti. Ecco allora che l’ipotesi di una forzatura e di un “calchiamo la mano” appare quasi scontata. Molti si chiedono perché la sinistra continui a perdere, perché così bruscamente, fortemente: la lontananza dai problemi della vita reale, dalla gente comune, dai lavoratori onesti e dalle famiglie é proprio la causa di tutto ciò. E di per sé, questi stessi fatti sono una testimonianza chiara di quanto affermato;  anche se, come ha ben riassunto Maurizio Belpietro, “si tratta molto spesso di episodi di cronaca quotidiana”, magari qualche situazione di intolleranza è stata creata proprio da coloro che, ritenendosi “buoni”, hanno portato allo stremo il limite di sopportazione degli italiani, innescando una guerra sociale fra poveri contro poveri, promettendo a destra e a manca, infischiandosene di tutto il resto e guardando soltanto al proprio portafogli, magari dal salotto di una bella villa in Versilia. Questo è quello che la sinistra non ha compreso, o meglio fa finta di non comprendere. È finito il tempo dei moralismi e dei perbenismi, servono risposte concrete, concise, forti. Non si tratta di essere cattivi, xenofobi, bigotti o razzisti, si tratta di risollevare un paese che versa in condizioni disastrose, nonché di occuparsi di un fenomeno epocale come quello dell’immigrazione, affrontando tutte le conseguenze del caso. Differentemente da quanto si vuol far credere, è proprio il cosiddetto politically correct che ha fatto si che masse di schiavi si siano riversate nelle campagne pugliesi per raccogliere pomodori per qualche centesimo; ed ancora, che centinaia di ragazze, soprattutto nigeriane - talvolta anche minorenni - siano sfruttate, scaraventate in mezzo ad una strada e lasciate a se stesse. I dati lo testimoniano. Semplici quanto essenziali analisi degli anni precedenti da parte del Viminale, quando al governo c’era il Partito Democratico, ma non c’erano, a quanto pare, i media (coincidenze?) sono la prova schiacciante di una stretta correlazione tra il fenomeno migratorio, quello della prostituzione e della “schiavitù” lavorativa, a cui si sta iniziando a dare, finalmente, un taglio netto. Impossibile negare che anche molti giornalisti - burattini abbiano una certa responsabilità nella vergognosa diffusione della linea di pensiero unica; non è un caso infatti che la nomina a Presidente Rai di Marcello Foa sia stata bocciata dai Dem e dai forzisti che sembrano ormai davvero allo stremo. Foa è un personaggio non controllabile politicamente, persona professionalmente preparata ed in gamba che, visto il suo “curriculum”, deve aver fatto paura sia al Cavaliere che a Renzi. Tutto questo per dire che abbiamo a che fare con un sistema, un’organizzazione dalle radici profonde e ramificate, collusa, domata dall’ipocrisia, che controlla giornali, tivù, e a cui si sta cercando finalmente di segare le gambe. Un’impresa più facile a dirsi che a farsi certo, ma non impossibile.“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti” diceva nientemeno che Luigi Pirandello in uno dei suoi romanzi; che siano allora proprio questi i “nuovi volti”in grado di imprimere una svolta storica nel Paese? Volere è potere, forse stavolta davvero.

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