Editoriale

ALFIE EVANS: si è conclusa l'epopea del piccolo gladiatore

Ancora la volta, un bambino inglese e la sua famiglia contro la cultura della morte.

Domenico Del Nero

di Domenico Del Nero

orrebbe Guareschi, per storie come queste. Difronte a Charlie Gard e Alfie Evans, il grande Giovannino avrebbe forse messo in campo Don Camillo, che con una panca avrebbe fatto “ragionare” i medici di quell’ospedale di Liverpool così all’avanguardia. Ma il prete della bassa era abituato a avere a che fare con esseri umani, anche se comunisti; Peppone, lo Smilzo, il Brusco e quasi tutta la banda potevano anche essere intossicati di ideologia, ma quando la situazione lo imponeva sapevano ragionare da uomini. Peppone non avrebbe mai lasciato morire Charlie o Alfie: da questo punto di vista, certi vecchi compagni erano sicuramente assai più civili e umani di tanti liberal contemporanei.

Questa volta si è mosso persino Bergoglio, anche se certo ha fatto molto meno di quanto avrebbe potuto e dovuto fare. Un papa degno di tale nome si sarebbe mosso di persona, anche da semplice pellegrino impugnando la croce e recandosi sino a Liverpool.  Il governo inglese glielo avrebbe impedito? Bene, e perché non presentarsi ugualmente alla frontiera?

La vera frontiera, oggi, è di chi si arroga il diritto di decidere della vita altrui.  I medici dell’ Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool, anzitutto:  dal dicembre 2017 decidono che la ventilazione artificiale che tiene in vita il bambino deve essere sospesa perché il piccolo non ha la minima possibilità di guarire. Di qui la battaglia, davvero eroica, dei genitori: Thomas Evans e Kate James, due ragazzi poco più che ventenni, che hanno veramente sfidato il mondo riuscendo a mobilitare un vasto movimento di solidarietà: ma il 20 febbraio 2018 un giudice dell’Alta Corte inglese, Anthony Hayden, decide che i medici hanno ragione: Alfie deve morire. Nel suo interesse!

Il resto è cronaca di questi giorni: l’altalena dei ricorsi, il governo italiano che, su istanza di Giorgia Meloni, concede la cittadinanza italiana al piccolo (23 aprile); la piena disponibilità dell’ospedale Bambin Gesù di Roma di accoglierlo e curarlo. Inutilmente.  Il 24 aprile viene staccato il respiratore mentre la corte europea dei diritti umani, interpellata dai genitori, se ne lava le mani in perfetto stile Ponzio Pilato, mentre la corte d’Appello di Londra respinge la richiesta di portare il bambino in Italia.

Secondo i medici, senza le macchine per la respirazione Alfie avrebbe potuto sopravvivere solo pochi minuti; in quel caso la morte sarebbe stata per soffocamento, una fine orribile. Ma il “piccolo gladiatore” come lo ha chiamato il padre ha continuato a lottare; forse assistito proprio da uno di quegli angioletti amava disegnare nelle sue storie; fino al triste epilogo di due giorni fa.

Alfie, Tom e Kate. Tre eroi dei nostri giorni, due ragazzi e un bambino che hanno mobilitato migliaia di persone, credenti e non, facendo riscoprire a molti il valore della Vita. Tom e Kate hanno sfidato i poteri forti, smosso persino un pur riluttante Bergoglio, anche se la chiesa cattolica inglese non si è certo distinta per zelo, coraggio e coerenza: “Affermiamo la nostra convinzione che tutti coloro che stanno prendendo decisioni dolorose riguardo la cura di Alfie Evans agiscono con onestà e per il bene di Alfie come loro credono”.[1]  Questa la sconcertante, assurda affermazione dei vescovi inglesi. Anche o medici che hanno tenacemente voluto staccare la spina? Anche i giudici che lo hanno condannato?

Questo purtroppo è lo stile della chiesa cattolica dell’era Bergoglio: un’epoca in cui la frontiera tra il Bene e il Male non è più netta e separata: al bianco e al nero si è sostituito un grigio fuligginoso, nel quale può rientrare qualsiasi affermazione e il suo contrario. Non è questa la strada tracciata dal Suo Fondatore, che quei confini invece li ha posti: netti, chiari, facilmente distinguibili.

Ma anche se l’oscuro signore sembra aver avuto ancora una volta la meglio, questa battaglia ha comunque posto con forza il problema della Vita, di chi la difende e di chi invece vuole sopprimerla decidendone i confini e quali esseri possono avere ancora dignità e diritti “umani”.  E ancora una volta la libera e liberale Inghilterra non ha certo fatto una figura migliore della Germania nazista.

Riposa in pace Alfie: che Charlie Gard che ti ha preceduto in cielo possa accoglierti e possiate entrambi, nuovi Santi Innocenti, pregare per noi anche se probabilmente non lo meritiamo.  Ma se un giorno questa nostra civiltà sfinita e marcia potrà trovare ancora un minimo di dignità, se sarà capace di alzare la testa e riprendere le sue bandiere, ci sarà allora uno scudo con la tua effigie. E con quella di Tom, Kate e tutti i piccoli grandi eroi come loro. Che Dio li benedica.

 



[1] https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2018-04/alfie-evans-nota-vescovi-inglesi.html

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