Firenze - Teatro della Toscana

PRIGIONIA DI ALEKOS: Alexandros Panagulis rivive in un bel dramma di Sergio Casesi.

Un eroe del nostro tempo. Il dramma incentrato su Panagulis vince il premio per la nuova drammaturgia della Pergola di Firenze. E convince anche il pubblico.

di Domenico Del Nero

PRIGIONIA DI ALEKOS: Alexandros Panagulis rivive in un bel dramma di Sergio Casesi.

Si può imprigionare la coscienza, la fantasia, l’anima di un uomo? Il dramma Prigionia di Alekos di Sergio Casesi, vincitore del premio Pergola per la nuova drammaturgia, prodotto dal Teatro della Toscana, in scena dal 10 febbraio con repliche fino al 18 al teatro Niccolini, lo smentisce recisamente . La figura di Alexandros Panagulis, immortalato da Oriana Fallaci  (di cui fu il compagno) nel libro Un Uomo, è sicuramente quella di un eroe del nostro tempo, anche se non messa in evidenza come meriterebbe, soprattutto rispetto ad altri “eroi” o sedicenti tali. Figura di spicco dell’opposizione al regime militare dei Colonnelli, che tenne in un pugno di ferro la Grecia dal 1967 al 1974, fu arrestato nel novembre 1968 per un fallito attentato a Georgios Papadopulos, il leader del regime. Condannato a morte, la sentenza non fu eseguita per timore delle ripercussioni internazionali. In compenso, iniziò per Panagulis un periodo di carcere durissimo, durato tre anni e mezzo, con torture e sofferenze incredibili: la sua cella, costruita apposta per lui, era per metà interrata e chiamata “la tomba”. Alekos peraltro rifiutò ogni offerta di collaborazione e ogni “sconto”, persino un permesso per visitare il padre morente; con spirito veramente “dantesco” rifiutò persino di beneficiare di una amnistia data ai detenuti politici nel 1973, per evitare qualsiasi  beneficio di immagine alla giunta militare. Sarà poi comunque scarcerato e andrà in esilio volontario a Firenze, dove conoscerà Oriana Fallaci.

Il ritorno della democrazia in Grecia non gli fu comunque fausto. Tornato nel suo paese, sì candidò al parlamento candidandosi in un partito di centro e fu eletto deputato; ma la sua intransigenza verso i personaggi “riciclati” del regime militare lo porterà a dimettersi dal suo partito, restando in parlamento come indipendente. Nel 1976 restò vittima di un incidente d’auto molto sospetto. Secondo l’inchiesta ufficiale si trattò di un errore dello stesso Panagulis, ma le circostanze – e soprattutto i dubbi – non sono mai stati chiariti del tutto. Secondo Oriana Fallaci, uno degli esecutori materiali sarebbe stato un tale Michele Steffas, militante di sinistra nonché pilota professionista. Ma nei suoi confronti ci sarà solo una multa per omissione di soccorso.

Un eroe dunque scomodo anche perché politicamente scorretto o meglio “non omologato” a una certa vulgata: oppresso e brutalmente torturato da una dittatura militare ottusa e brutale, assassinato in una restaurata democrazia e … non comunista o di sinistra; un uomo che non ricercò mai vendetta ma se mai solo giustizia, al punto che pur testimoniando (giustamente!) contro i suoi aguzzini chiese al tribunale che non venisse loro inflitta la pena di morte.

Un eccellente soggetto per una rappresentazione teatrale e bene ha fatto Sergio Casesi ad ispirarvisi:”Il racconto di colui che sconfisse la dittatura dei colonnelli  con la poesia e la creatività – dichiara Casesi – ci permette di indagare i valori profondi dell’esistenza umana, i valori fondamentali della vita, elevando la libertà individuale a spazio politico condiviso, a pensiero etico e spirituale. In prigionia di Alekos l’immaginario di Panagulis viene messo in scena prendendo il sopravvento sulla realtà che pure c’è e si fa sentire attraverso la tortura, la privazione, l’incubo e l’umiliazione”.

Immaginario e realtà: la messa in scena di Giancarlo Cauteruccio sovrappone il piano reale della cella, della “tomba” e delle torture sadicamente inflitte da un Hazikikis veramente “diabolico”, magistralmente interpretato da Carlo Sciaccaluga, a uno più propriamente poetico ed onirico: Alekos, poeta e scrittore, scrive con mezzi di fortuna poesie in carcere per mantenersi “vivo”.  Il regista, rompendo i confini fisici della scena che si prolunga sino alla platea, crea una relazione tra spazio materiale e immateriale. Bellissimo lo scenario con proiezioni di giornali dell’epoca e i soldati – avvoltoi che danno la caccia a Panagulis  in mezzo alla platea; mentre sul palcoscenico campeggia una sorta di “griglia” circondata da rovine.   La struttura del testo si sviluppa su tre personaggi reali (il protagonista, l’aguzzino e il medico militare, complice suo malgrado dello strazio di Alekos) e tre immaginati da Alekos per sfuggire alla solitudine e al dolore: lo scarafaggio Dalì, sorta di coscienza parlante impersonata  e in modo efficace e coinvolgente da Domenico Cucinotta, un vecchio cieco e Caronte (entrambi interpretati da Roberto Visconti con autentica movenza da tragedia greca), a cui va aggiunta una voce femminile fuori campo.

“L’essere nella sua intelligenza immaginifica che, come nel caso di Alekos, permette di controllare la materialità del corpo e l’incredibile dolore fisico. La fragilità e stupidità del potere quando questo viene affrontato in un corpo a corpo spietato. Anche la cella carceraria da ‘non luogo’ muta in paesaggio, quando il pensiero poetico del protagonista nega la sua materialità oppressiva dello spazio e ne ridisegna la funzione, declinandolo a condizione metafisica. È questa la forza visionaria dell’arte, che attraverso la parola poetica si fa generatrice di vita, quando questa viene messa a repentaglio dall’umana inimmaginabile violenza, dalle agghiaccianti torture.” Così una nota di regia.

Fulvio Cauteruccio è stato un Alekos coinvolgente e drammatico, nei suoi voli pindarici di fantasia e negli abissi della sofferenza;  ottimo anche il medico Calidonio di Francesco Argirò e le musiche di Ivan Fedele eseguite alla fisarmonica da Francesco Gesualdi. Uno spettacolo “difficile” con alcuni momenti che lasciamo forse un po’ perplessi, ma nel complesso coinvolgente e da vedere, apprezzato anche dal pubblico.

Prossime repliche: fino a domenica 18, feriali ore 21, domenica ore 16,45.

 

 

 

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