Firenze all'Opera.

TRAVIATA E SONNAMBULA: coppia di regine al Maggio Musicale Fiorentino

I capolavori di Verdi e di Bellini tornano a incantare il pubblico.

di Domenico Del Nero

TRAVIATA E SONNAMBULA: coppia di regine al Maggio Musicale Fiorentino


Violetta e Amina hanno superato ancora una volta la prova del palcoscenico. Due spettacoli molto diversi, anche se con il comune il gusto novecentesco dell’ambientazione, che hanno comunque scaldato il pubblico e riempito il teatro, anche con molte presenze giovanili; a volte, forse, un po’ rumorose con quelle bottigliette di plastica che proprio non si riesce a tenere lontane dalle sale – ma certo graditissime. Quanto poi a rumori importuni, le signore delle caramelle non sono del resto certo da meno ….

Questa Traviata è uno spettacolo ormai già collaudato e ben noto a Firenze: la regia di Alfredo Corno con la scene di Angelo Sala, ambientata nella Roma di Cinecittà degli anni Cinquanta del secolo scorso.  Un taglio senza dubbio cinematografico, che presenta punti di forza e criticità di cui abbiamo già più volte parlato. Ma nella trasposizione dal Cortile dell’Ammannati al palcoscenico del Maggio, qualcosa sembra non funzionare: nonostante l’ampio spazio scenico, le scene sembrano caratterizzare da una eccessiva staticità, soprattutto per quanto riguarda le scene corali.

Decisamente soddisfacente invece il cast vocale . Maria Mudryak ha dovuto sostituir Francesca Dotto a causa di una indisposizione. Il ruolo di Violetta le è comunque ben noto e congeniale, e non ha certo sfigurato, anzi: interprete dalla vocalità robusta e sicura, ha dato vita a un personaggio  appassionato e convincente. Dotata di un timbro omogeneo e intrigante e di un buon fraseggio, si è dimostrata molto abile nelle agilità e ha saputo offrire una interpretazione adeguata alla scenografia, adeguando il personaggio di Violetta all’atmosfera di Cinecittà, ma anche credibile nei momenti più drammatici, come nell’amami al E’ una interprete giovane e di grande spessore,  che può essere (e glielo auguriamo di cuore) destinato ad una brillante carriera.

Il tenore Matteo Lippi è stato un Alfredo un po’ impacciato e “provinciale”,  e quindi credibile dal punto di vista scenico. Dotato di una voce  sonora e ben timbrata,  da tenore lirico quale il ruolo richiede, ha saputo essere credibile sia nel ruolo di innamorato che in quello di (supposto) amante tradito e deluso. Notevole la cabaletta del secondo atto ( o mio rimorso infamia)cantata con slancio e passionalità.

Il Giorgio Germont di Sergio Vitale era letto in una chiave un po’ insolita: più che il borghese conformista e opportunista, sembrava piuttosto un vecchio  padre di famiglia tutto sommato bonario, che agisce per dovere ma con una ricca sensibilità. Ruolo centrato anche sul piano vocale, grazie a una emissione aperta e a un bel timbro chiaro.

Più “ problematica” e a volte contestata la direzione di John Axelrod, abbastanza discontinua, con rallentamenti e accelerazioni quantomeno inusuali, un certo scollamento con il palcoscenico e l’accentuazione, a tratti, di effetti un po’ troppo “plateali” (vedi scena del brindisi) cosa di cui in Verdi non c’è davvero bisogno.  Sempre brillante e eccellente comunque il suono dell’ orchestra del Maggio, così come la prestazione del coro. Ultme repliche: stasera e sabato 2 dicembre.

Ottimo spettacolo anche la Sonnambula, le cui recite si sono concluse ieri sera. Molto gradevole e suggestiva è risultata la regia di Bepi Morassi con le bellissime scene  di Massimo Checchetto,  ambientata nella Svizzera degli anni’30, in una elegante stazione sciistica, con tanto di funivia e torpedone  d’epoca. Uno scenario che non confligge con lo spirito del libretto di Romani, grazie anche alla fine e garbata ironia da cui appare permeata la lettura. Bellissima la scena finale, con una sala da pranzo gradevolmente deco e con i personaggi  che sfoggiano i bellissimi costumi disegnati da  Carlos Tieppo. Una lettura che funziona anche per il minuzioso lavoro che traspare non solo sui personaggi, ma anche sul coro e sui figuranti.

Decisamente positivo il giudizio sul cast di vocale, anche se alcune critiche  hanno evidenziato dei difetti che forse però sono andati stemperandosi nella repliche. Laura Giordano è stata una Amina dalla vocalità impeccabile, con fioriture e colorature a tratti vertiginose e del tutto disinvolta nelle agilità. Buon fraseggio, timbro gradevole e buona presenza scenica; sarà forse, come ha scritto qualcuno, mancato quel “quid” per rendere questa interpretazione memorabile, ma certo  si vorrebbe vederne molte di questo livello.  Shalva Mukeria (Elvino) è un tenore sicuramente  dotato di buona tecnica e di voce corposa, anche se talvolta  un po’ carente nel declamato  e non sempre adeguato alla raffinatezza belliniani. Sul piano scenico poi non sembravo a suo agio nel personaggio del giovane innamorato bucolico, pur avendo già ricoperto più volte questo ruolo.  Nel complesso comunque più che decoroso. Ottima invece la prestazione, sia scenica che vocale, di Nicola Ulivieri nel ruolo del conte Rodolfo.

Di grande livello sia il coro che l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, diretta da Sebastiano Rolli con perizia ed abilità

 

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