Parla Valentuomo

Aldo Busi per «Dagospia», 25 ottobre 2011

Se fossi stato il sindaco di Belluno, non avrei mai messo a una base d'asta di € 400.000 la statua di Arnaldo Pomodoro "Novecento", costata alla comunità, ridente, € 292.600 nel 2005, e non perché i beni artistici dovrebbero essere inalienabili per statuto: nessuna meraviglia che l'asta sia andata deserta, lo resterebbe anche con una base di € 300.000 e, temo, anche di € 200.000.
La statua - ormai né in vendita né in svendita, solo indesiderata al momento, il che non è un handicap da poco anche alle lunghe - si ispira alla flora dell'incantato paesaggio dove anch'io vorrei andare da vecchio a vivere, si fa per dire, e sarebbe un gran bell'alberello di Natale bell'e pronto e tutto, ma è difficile astrarsi dalla serialità di mestiere che, più che la forma conifera, evoca l'esecuzione stessa della tipica, asettica spirale scavata come a rivelare una città sotterranea, e Pomodoro, in quelle misure e peso di fusione già di per sé costosissima, è uno scultore da luoghi istituzionali dotati di fondi tanto pubblici quanto misteriosi - nella loro canalizzazione - più che da interni o da giardino privato di uno che sborsa di tasca sua; ne ricordo una, gigantesca, in Piazza della Repubblica a Milano e, con sgomento, ne ho sorvolato con lo sguardo una anche al Trinity College di Dublino, che spero abbia fatto all'artista l'omaggio di accettarla in dono, visto che gliel'ha collocata a cento metri in linea d'aria da una di Henry Moore.
Sarebbe interessante sapere perché in un dato momento storico una giunta comunale spende € 295.000 per una data opera di un dato artista e non di un altro (fosse stato un albero con pietra incastrata di Penone, nessun problema all'incasso immediato) e chi si incarica di decretarne la necessità estetica prioritaria nel bilancio comunale all'etica fondativa di un asilo, di una scuola, di un consultorio, di una casa di accoglienza per mogli picchiate e raccoglitrici di funghi colte da dietro alla sprovvista malgrado avessero il patentino, di corsi di aggiornamento per insegnanti, massaie, boscaioli contro il bullismo omofobico e, soprattutto, con quale leggerezza una giunta si espone alla figuraccia di valutare una simile opera € 400.000 quale base d'asta al giorno d'oggi, vale a dire, con il 20% di diritti, € 480.000 di partenza.

Arnaldo Pomodoro (1926) molto ha vissuto e prodotto e parimenti si è inflazionato, le sue statue te le trovi davanti ovunque, perché se due sono quelle che ricordo, non meno di dieci sono quelle che, con crescente stizza, ho visto disseminate qui e là per il mondo, un po' come quelle di Botero: entrambi o devono essere coadiuvati da eccellenti portaparola-portaborsa o possedere la graminacea virtù del prezzemolo che, anche se non ce lo metti tu, ci si mette dappertutto da solo.
Sindaco, lasci perdere e lasci la statua dov'è a imperitura memoria di una salatissima gaffe: con € 480.000 oggi si compra una statua storica, unica e irripetibile, di Arturo Martini o di Lucio Fontana e, in certe situazioni sempre meno rare, entrambe.

Aldo Busi pone un problema non trascurabile: perché un ente che ci rappresenta e spende i nostri soldi di contribuenti, acquista l'opera di un determinato artista invece di quella di un altro? Qual è il criterio? Specie con i viventi  è un bel pasticcio, e forse non sarebbe male che vista l'attuale confusione in campo artistico, la latitanza inquietante di canoni, si decidesse almeno di acquistare l'opera di un'artista, per la comunità, quando questo sia ormai passato nel regno dei più. Per i viventi si può scegliere fra le offerte di donazioni. Totalità

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