Cronache dall'estero.

Come ha risolto la terra di Amleto il dilemma dei rifiuti?

Lo smaltimento dei rifiuti è uno dei grandi problemi del nostro tempo. Può aiutarci il modello danese?

di Lorenzo Somigli

Come ha risolto la terra di Amleto il dilemma dei rifiuti?

Ogni tanto bisogna lasciarsi prendere da un po' di sana esterofilia. In generale non sopporto l'abitudine tutta italiana di sminuirsi e piangersi addosso al confronto con altri Paesi però quando all'estero si trovano esempi virtuosi è il caso di riporre l'orgoglio e umilmente prendere appunti anche perché nell'ambito in questione l'Italia non ha mai spiccato.

 

Ultima discarica chiusa negli anni '70, obiettivo emissioni zero di Co2 e autosufficienza energetica entro il 2050. Sto parlando della Danimarca, un Paese all'avanguardia nelle politiche di gestione dei rifiuti. La Danimarca tocca percentuali elevate di riciclo dei rifiuti, grazie ad una raccolta differenziata costante ma sorprende di più l'uso sapiente dei termovalorizzatori.

 

Proprio nella capitale Copenaghen non può sfuggire presenza di un termovalorizzatore che mi ha incuriosito a tal punto da volerne sapere di più. Amager Bakke si chiama, nei pressi del quartiere alternativo e giovanile Cristiana, dove le droghe leggere sono liberalizzate. È bene sì, sembra impossibile ma gli hippy danesi hanno come vicino di casa un termovalorizzatore.

Complice un pomeriggio di fitta pioggia, una volta riparato in un locale, mi sono messo a studiare quest'opera. Da scettico verso questo modo di trattare i rifiuti tre aspetti mi hanno convinto della sua bontà.

 

Ben sapendo che nella gestione di ambiti delicati come quello dei rifiuti la mano pubblica è auspicabile, un consorzio nel quale sono confluite cinque municipalità Dragor, Frederiksberg, Hridovre, Tarnby e soprattutto Copenaghen controlla l'impianto, ne consegue che il profitto non è l'obiettivo, l'obiettivo è una corretta gestione dei rifiuti.

 

Totale trasparenza e conoscibilità. Dal sito si possono apprendere tutte le informazioni che si desiderano: quanta energia elettrica produce,quanto calore, quante tonnellate di rifiuti brucia, quante scorie produce, dove queste vengono impiegate. Ha filtri di ultima generazione in modo da ridurre al minimo le sostanze nocive immesse nell'atmosfera, le cui stime si trovano sempre sul sito. Brucia rifiuti di 500.000 abitazioni e 40.000 imprese, fornisce teleriscaldamento (waste to energy, fondamentale tassello verso l'obiettivo dell'autosufficienza energetica) che in un clima freddo è d'uopo ed energia elettrica, mediante la condensazione nella canna fumaria consente di recuperare acqua e almeno 10.000 tonnellate di metalli dalla combustione, mentre dalle circa 100.000 tonnellate di ceneri si ricavano materiali per l'edilizia. Le emissioni? Ben sotto il livello di guardia e in costante diminuzione. Tutto ciò è visionabile dal sito. Un approccio del genere sicuramente alimenta un clima di fiducia verso un'opera impattante. Sembra di avere a che fare con Arpat!

 

Non una cattedrale nel deserto, non una colata di cemento informe, il termovalorizzatore non è un ecomostro: dal connubio tra tecnologia e sperimentazione architettonica è nato un complesso perfettamente inserito nel contesto urbano e dunque con la comunità umana che mai ha protestato. Il prossimo autunno sulla sua sommità saranno inaugurate piste da sci: già fanno a gara per avere le case. Valorizzazione urbana e coinvolgimento della comunità sono stati alla base di un progetto che farà scuola, magari pure in Italia.

 

Chi vi scrive non ama l'incenerimento come soluzione al problema dei rifiuti anzi molto spesso si ritrova nelle rivendicazioni dei Comitati e delle Associazioni ambientaliste, c'è da dire però che bisogna trovare una via differente dal conferimento in discarica. E se la soluzione fosse sia il riuso sia l'incenerimento visto che non tutto si può riciclare ma certo non si può bruciare senza prima tentare di recuperare più risorse possibile?

 

A questo punto vorrei fare una proposta: perché non creare dei distretti, alla stregua dei distretti produttivi, dedicati al trattamento dei rifiuti con impianti per il riciclo e per il compostaggio ed infine, ma solo al termine della filiera del riuso, un termovalorizzatore?


 

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