Editoriale

L'alternativa sovranista inizi a darsi regole e a strutturarsi seriamnte

Mario  Bozzi Sentieri

di Mario  Bozzi Sentieri

uando si parla di legge elettorale, tema rispetto al quale la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica appare - a dire poco - disinteressata, le grandi questioni nazionali sembrano essere state messe nel dimenticatoio. Di Europa non si parla più ed ancora meno di lavoro, di equità fiscale, di Scuola e di modernizzazione nazionale.

A vincere è un mieloso melting pot politico, nel quale le differenze svaniscono e l’unica aspettativa sembra essere l’azzeramento degli under 5%. Matteo Renzi vuole togliere di mezzo gli scissionisti capitanati da Massimo D’Alema. Silvio Berlusconi ha un lungo elenco di “traditori” che non vede l’ora di buttare politicamente in mezzo ad una strada (i vari Alfano, Fitto, Verdini). Beppe Grillo spera nel colpaccio elettorale, in ragione della dispersione del voto sia a destra che a sinistra.

Grande assente in questo gioco a tre risulta essere l’area genericamente definita “sovranista”, rappresentata da Fratelli d’Italia e dai vari spezzoni di quella che un tempo era la “grande destra”. Oltre qualche iniziativa spot non si va. Comunque troppo poco per cercare di rispondere, in modo adeguato, all’innaturale Patto Renzi-Grillo-Berlusconi. Ci vuole ben altro. A cominciare da un’iniziativa coraggiosa, che chiami a raccolta quanti si riconoscono nell’idea sovranista e intendono concretamente impegnarsi per realizzarla.

In tempi di bassa tensione politico-ideale può sembrare un’ipotesi velleitaria. In realtà solo un richiamo forte può evitare di costruire innaturali cartelli elettorali destinati alla sconfitta per manifesta insipienza politica. Solo una chiara scelta programmatica può ridare dignità ad un’area vasta, ma non rappresentata, espressione di una “visione della Vita e del Mondo”, riconoscibile in alcuni, essenziali principi di fondo: famiglia, comunità, Nazione, solidarietà, primato della politica sull’economia, concezione spirituale dell’esistenza, amore verso la propria terra, regole certe per una convivenza civile, meritocrazia.

Vogliamo chiamarla “Costituente per l’Italia Sovrana”? Vogliamo cominciare a vedere chi ci sta? Vogliamo cominciare ad abbattere i vecchi veti incrociati, rancorosi ed inconcludenti, per trovare ragioni alte in cui riconoscersi? Vogliamo tornare ad incontrarci, tra coloro che in quei principi di fondo si sono sempre riconosciuti?

Una certa eredità politico-culturale, genericamente “di destra”, non può esistere solo in ragione delle “rievocazioni” d’ambiente e della conservazione nostalgica di una memoria (non più del Ventennio, ma degli Anni Settanta-Ottanta del ‘900). Non è giusto nei confronti di quella memoria ed ancora di più rispetto ai doveri che l’ora presente impone. Proprio ora che, con il giochetto dello sbarramento elettorale, la si vuole azzerare politicamente.

Già questo è un buon motivo per lanciare una grande campagna di denuncia contro una legge elettorale che rafforza le segreterie dei partiti togliendo agli elettori il diritto di contare. Il primo “sovranismo” è quello elettorale, cioè il diritto di potere scegliere liberamente i propri rappresentanti politici (senza liste bloccate). Da qui si può partire per organizzare la risposta politica al nuovo “compromesso storico”. Per ridare voce al “popolo sovrano”, ritrovando il valore delle distinzioni politiche.

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