Editoriale

Giorgione, le streghe e il buon vivere

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

amico mi ha chiesto: «Non vai a Chianciano?» e io: «No. A fare cosa? Di salute sto bene». Perché perdere il mio prezioso tempo in attività tediose quando, per esempio, si potrebbe andare a vedere la bellissima mostra sul “Rinascimento Segreto” che si snoda tra Fermo, Pesaro e Urbino? Una buona e scelta compagnia, amante dell’Arte, della Bellezza e del saper vivere e si va…

O andare a Mantova ad ascoltare alcuni amici che tra qualche giorno vi suoneranno i Concerti Brandeburghesi; oppure perché non aspettare quella che si prefigura essere una delle migliori mostre dell’anno e che avrà per protagonista uno dei più ermetici, magici, misteriosi pittori vissuti tra XV e XVI secolo che è Giorgio da Castelfranco, meglio noto come Giorgione? La mostra si terrà a Roma a partire dal 22 giugno prossimo, eccellente scelta che non sappiamo se voluta, ma curiosamente in tempo con uno dei momenti più “incantati” dell’anno e della Tradizione Cristiana: San Giovanni. Il giorno, anzi la notte nella quale si accendono i fuochi per tener lontani “streghe e dimòni”, la notte nella quale per la Piazza del Laterano s’aggira lo spettro di Salomè “in cerca de la perduta capoccia der Battista” e sua madre Erodiade conduce le streghe in volo verso il grande noce di Benevento, al Sabba.

Ottima scelta dunque, quella di principiare la mostra su Giorgione e i suoi enigmi pittorici, in due straordinarie sedi che furono lo splendore della rinascente città di Roma tra Quattro e Cinquecento: Ovvero Palazzo Venezia, che allora faceva parte di un più vasto complesso di palazzi patrizi di proprietà dei nobili veneziani, oggi andato demolito durante la costruzione del Vittoriano, chiamato infatti Palazzo San Marco e quell’unica, straordinaria fortezza che fa da ponte millenario tra il passato della Roma Imperiale dei Cesari e quella altrettanto imperiale dei Papi, che è Castel Sant’Angelo. Palazzo San Marco, oggi Venezia – ai più ricorda un tempo ben più recente quando al suo balcone si affacciava Benito Mussolini e oggi a qualcun altro per essere dirimpettaio alla dimora romana di Berlusconi – e Castel Sant’Angelo, ai tempi di Giorgione erano parte dello sconfinato potere dei Borgia e come tali pregni di sapienze arcane tra miti e misteri dell’ermetismo egizio e neoplatonico.

Andremo dunque a vedere queste e altre meraviglie, quali il nuovo ottimo restauro delle decorazioni affrescate di Palazzo Venezia sulle “Fatiche di Ercole”, d’ignoto ma dotto artista, e circa 140 opere provenienti anche dal Prado e dalla National Gallery che partiranno dal suggestivo “doppio ritratto” sempre del pennello del Giorgione, datato 1502.

Una terra di meraviglie assolute da vedere la nostra Italia, una messe di artisti meravigliosi da conoscere dunque, prima durante e dopo la notte di San Giovanni, durante la quale si mangiavano le chiocciole in agliato guazzetto, abbondantemente innaffiato di buon vino dei colli albani… E allora, appunto, godiamocelo questo tempo fuggente e lasciamo ad altri la tristezza di una vita fallita e fasulla, noiosa, triste e senza bellezza perché cantava il Magnifico “del doman non c’è certezza».

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