Roma-Emirati Arabi

In volo verso l'Afganistan con i nostri soldati

Emozione, timore, nostalgia, passione ci accompagnano verso la meta

di Steve Remington

In volo verso l'Afganistan con i nostri soldati

Riportami un’emozione, mi scrive un’amica in un sms. Invece del solito in bocca lupo e della solita mercanzia, ecco qualcosa di più e di meglio. Certo che lo faccio rispondo, vado per quello per catturarle e metterle nero su bianco. Solo che per le emozioni occorre avere un retino, simile a quello di chi cattura le farfalle, altrimenti volano via. Sono solo attimi.

E in un attimo allora decido di fare il bambino, il fanciullino pascoliano. Posso fare il decollo in cabina? Un attimo che chiedo. Pollice verso. Ok.

Roma. Napoli. Molise, Basilicata, mare, cielo, terra, nubi. Emozioni. Per loro, per i piloti di questo 737 dell’aeronautica militare, è tutto normale, per me è speciale. Sono uscito dal quotidiano per entrare nello straordinario, quale è la partenza per l’Afghanistan, con tappa ad Al Bateen, negli Emirati Arabi uniti, dove il caldo non è un semplice caldo ma una condizione dell’animo. Tutto è surriscaldato. 

Straordinario per me, dicevo, sia chiaro. Per gli oltre cento uomini, cento storie, cento esperienze,  cento divise  dell’esercito italiano che sono con me sul volo per Herat è l’ordinario.

Volano con me, ma è come se fossimo su due aerei diversi. Io con il retino, loro con la divisa. Io con il computer, loro con l’armamento, che non sono solo le armi, ma anche l’esperienza e la pazienza. Io con la voglia di vedere e raccontare, loro con il timore del rischio. 

C’è il carabiniere tutto d’un pezzo, duro come una quercia, e c’è il maresciallo che confida all’amico di avere un po’ di timore questa volta. Come fai a dargli torto. Vorresti dirglielo, ma è giusto entrare cosi nelle vite degli altri senza chiedere il permesso? In fondo noi siamo solo dei pennivendoli che scrivono tutto e il suo esatto contrario.

Sull’aereo vedo solo tre o quattro giornali. Film, tanti film, e ipod. Immagini e suoni, verosimile contro il vero. Finzione contro narrazione di non sai più quale realtà. Dettaglio: sul pc scopro un file audio di mia nipote, emozioni. Musica e parole…

E poi c’è la soldatessa che si è portata dietro la nostalgia di casa, glielo leggi negli occhi. Ma c’è anche il soldato che non vede l’ora di tornare là. In mezzo al nulla, nella terra delle contraddizioni. 

Questi uomini in divisa fanno un lavoro particolare, che non è catalogabile. Il nostro invece, a cavallo fra passione e ragione, vira facilmente verso lo scontato, come se tutto fosse già stato scritto e raccontato. Forse lo è davvero, per questo dovremmo affrontare la pagina bianca come se fosse un gioco, come se dovessimo affrontare la prossima sfida a braccio di ferro.

Leggo in volo un bellissimo pezzo di Gabriele Romagnoli sul tema della nostalgia globale e sul senso di smarrimento che prende una persona dopo l’ennesimo trasloco. E’ vero, accade. Ma accade di più l’esatto contrario . “Vuoi sapere davvero di che cosa ho nostalgia? Di quello che non è mai accaduto!”, scrive Romagnoli.

Vai in  Afghanistan? Sei sicuro? Non sarà troppo rischioso? Forse, ma se non ora quando? Quand’è che puoi ancora catturare le emozioni se stai fermo davanti ad un video? E poi rischi più a Roma in centro con lo scooter che qui, nella terra senza terra. Ma solo polvere e cielo, vento e contraddizioni, soldati e pace. Anzi guerra e pace….

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