Editoriale

Giovani e la sfida della vita

A Firenze Casaggì e la Giovane Italia hanno compiuto un'azione dimostrativa e pacifica di fronte ai consultori

Domenico Del Nero

di Domenico Del Nero

un amico coraggioso, che aveva scelto la vita.)

Oltre cinque milioni di aborti in Italia negli ultimi trenta anni. Si può pensarla come si vuole su questo drammatico e spinoso problema, ma questo dato almeno una piccola riflessione dovrebbe porla: cinque milioni di esseri, unici e irripetibili, a cui è stato negato il diritto alla vita. Ovvero: il diritto a provare i sentimenti, le emozioni, le gioie e anche certo i dolori della nostra condizione: cinque milioni di persone che non hanno potuto provare la magia di una carezza o di un bacio.  Anche tralasciando l’accanita e sterile discussione se il feto possa definirsi persona, rimane il fatto che esso rappresenta un essere che, in tutta la storia dell’umanità, non tornerà mai più. Si vedano le cose in una prospettiva religiosa (come chi scrive) per cui l’Autore della vita non è l’uomo e pertanto egli non ha diritto di disporne senza limiti ben precisi o a totale e completo piacimento, o anche in una prospettiva laica, il divieto di esistere rimane – o dovrebbe restare – un macigno su quel che resta della coscienza collettiva.

A scuoterla, ci ha provato sabato notte a Firenze una iniziativa del centro sociale di Destra Casaggì e della Giovane Italia: una settantina di militanti hanno compiuto un’azione simbolica,  “sbarrando” gli ingressi dei consultori con un nastro di nylon come quello utilizzato dalle forze dell’ordine per delimitare la scena di un crimine, e esponendo cartelloni contro l’aborto e slogan in difesa della vita.

“La legge 194 non è soltanto "la legge che permette l'aborto", ma un dispositivo legislativo che assegna un ruolo di primaria importanza ai consultori, i quali dovrebbero avviare, con chi richiede una interruzione volontaria di gravidanza, percorsi informativi e conoscitivi per tentare di trovare soluzioni alternative alla scelta più drastica, ovvero quella di ricorrere all'interruzione della vita.  (…) Purtroppo, nel nostro paese, i consultori recitano ben altro ruolo, ovvero quello di svolgere esclusivamente la parte burocratica necessaria a giungere all'interruzione volontaria di gravidanza, che resta una pratica da compiere attraverso qualche modulo e una firma “,

scrive Casaggì nel proprio blog, a commento della propria iniziativa, ribadendo la propria sacrosanta fede nella “sacralità della vita” e appoggiando l’iniziativa dell’amministrazione comunale di Firenze, che tante polemiche e scalpore ha suscitato, di dare anche ai “bambini mai nati” una degna sepoltura nei cimiteri.

Questo il fatto: una protesta civilissima, che non ha causato né interruzioni di servizi né disagi di alcun genere. Ma c’è da immaginarsi che tante “anime belle” pronte a commuoversi e a passare come comprensibile intemperanza giovanile un gesto magari teppistico e vandalico purché compiuto dalla “parte giusta”, fremeranno d’indignazione strillando al complotto clerico – fascista. Bene, si indignino pure e vadano al diavolo:  del resto, il messaggio di questi giovani è chiarissimo. Nessuno vuole imporre figli non voluti, si tratta semplicemente di cercare soluzioni alternative all’ammazzarli come cani e gettarli in una discarica. Quando si parla e ci si riempie la bocca con i “diritti negati”, si dimentica – forse – che anche non consentire a una creatura di raggiungere la sua pienezza e di seguire la sua strada è un diritto negato, oltre a tutto a chi è totalmente e radicalmente indifeso.

 E soprattutto, la cosa più spaventosa è che l’aborto è ormai diventato un metodo anticoncezionale, un sistema per liberarsi delle conseguenze, magari, di un momento di … piacevole distrazione. Non sarebbe male, a questo riguardo, fermarsi a riflettere su come l’aver fatto del fatto del sesso troppo spesso un semplice “divertimento” , abbia portato a una vera e propria mercificazione del corpo, che diventa più o meno un giocattolo. E che si fa quando un giocattolo si rompe? Lo si getta, ovviamente. Peccato però che a venir gettato, in questo caso, sia un “terzo incomodo” che di suo non aveva chiesto proprio niente.

Non occorre fare riflessioni particolarmente apocalittiche per rendersi conto che una civiltà che arriva a anteporre il diritto al piacere a quello all’esistenza, qualche “problemino” deve forse averlo. E non si parla, ovviamente, di quei casi “tragici” in cui l’aborto diventa veramente una scelta dolorosa e sofferta, quando in gioco c’è la vita della madre o si presenta la prospettiva di un’esistenza stentata e all’insegna della sofferenza. Un cristiano coerente sarebbe tenuto ad accettare la croce ma … non si può e non si deve entrare in scelte di questo tipo.

E’ un po’ difficile, per non dire paradossale, che i tre milioni di casi cui si faceva riferimento siano tutti di questo genere. E quando guardiamo in faccia i volti dei nostri figli, proviamo per un momento a pensare ai volti di queste persone, destinati a rimanere fissi soltanto nella mente di Dio, che sicuramente non li dimenticherà: né scorderà i loro aguzzini, i complici, coloro che nel nome di una “libertà” che è solo licenza di uccidere hanno permesso, incoraggiato e istigato uno dei più pazzeschi genocidi della storia dell’umanità. 

Ma finché ci saranno ragazzi come quelli che hanno compiuto questa protesta, o anche quelli che hanno il coraggio di assumersi le proprie responsabilità e di scegliere la vita, ci sarà ancora qualche speranza di sconfiggere la morte e i suoi putridi lacchè.

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