Editoriale

L'insopportabile rozzezza culturale di facebook

Possibile postare minacce, violenze, insulti, ma è proibito diffondere l'immagine di un nudo rinascimentale

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

era preoccupazione dell’ipocrisia protestante di Facebook è il “pisello di bronzo” del Nettuno del Giambologna, nell’omonima fontana che dà lustro alla piazza che da lei prende il nome, nel capologo emiliano sin dalla seconda metà del Cinquecento.

Il “nudo” nell’arte, che non è mai osceno né peccato invece, oggi, nel rutilante Terzo Millennio, produce ancora scandalo. Il bigottume luterano si rivela infine non diverso dalla cecità mentale dei braghettoni controrifomisti, quei pudibondi cardinali e vescovi che con il Concilio di Trento, proprio sul finire del Rinascimento, quando viene creata la statua del Nettuno, gettavano via, insieme con l’acqua sporca della Chiesa anche il bambino e ordinano a Daniele da Volterra di mettere drappi mutandari agli affreschi di Michelangelo. Cosa censureranno la volta prossima? Il David? Il Perseo? O Ercole e Caco che sono pure due maschioni nudi con tutta l’attrezzatura eroica ed eroica ben in vista?

Facebook, pudico e attento nel non mostrare nudi di mezzo millennio fa, non si pone problemi invece a consentire immagini del Gay Pride e mentre vieta la foto di una madre che allatta al seno il proprio figlio permette tette e culi di star della musica o dello spettacolo, di dubbio gusto e che con l’arte hanno poco o nulla a che spartire.

Insomma Jean de Boulogne, meglio noto come Giambologna, è finito per passare come uno sporcaccione agli occhi del Grande Fratello che sorveglia

Facebook, il social per antonomasia. Lui, corruttore di anime e di menti, che non possono essere violate dal “coso” di bronzo di un Dio pagano del mare, per di più con il tridente in mano… eh no, questo è troppo!

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